Charles de Jacques

il lettrismo, cosa sarà mai? Mirella Bandini lo spiega

All’origine del lettrismo c’è sia un grande sgambettare per farsi largo fra i momenti memorabili della cultura novecentesca che una sorta di premeditato isolamento in cui crogiolarsi per ammonire gli sprovveduti con le certezze dei “risultati” conseguiti. Una rivendicazione continua di primati nei confronti dei quali la suddetta cultura non ha sentito in effetti un gran bisogno. Fatto sta che, anche quando fossero autentici, ci sono domande di significati, qualità e rappresentazione alle quali il lettrismo non ha dato sempre le risposte attese, perlomeno per un lungo periodo. Ultimamente, vale a dire negli ultimi vent’anni, il movimento di Isidore Isou ha avuto maggior accesso alle riflessioni estetiche e culturologiche, ma sempre nella vaghezza delle menzioni, quando non con pura e semplice certificazione o, addirittura, imbarazzo. Argomenti come l’apporto decisivo che il lettrismo avrebbe fornito alla fisica post-einsteniana o l’imprescindibile nuova teologia rabbinica che si dovrebbe a Isou sembrano costruiti più per strappare la risata che altro, ancorché dati in pasto alla storia con flemmatica seriosità.

Con lo scrupolo che le è tipico, Mirella Bandini ha tracciato un breve (ma densissimo) profilo storico-critico del movimento: Per una storia del lettrismo, che oggi è pubblicato in Italia dalla Traccedizioni di Piombino dopo una prima versione pubblicata a Parigi due anni fa da Jean-Paul Rocher. La studiosa torinese non  lascia nulla di intentato e fornisce il migliore strumento disponibile (insieme al testo di Sandro Ricaldone e Carlo Romano pubblicato sul catalogo della mostra Sentieri interrotti del 2000) per avere una precisa visione d’assieme del fenomeno. In coda al testo sono pubblicate le biografie dei principali protagonisti del movimento, un’intervista a Isou e vi trova pure posto una selezionata riproduzione di opere.

La Bandini, cui si deve un fondamentale saggio sulla storia dell’Internazionale Situazionista (L’Estetico e il politico, Officina 1977 e Costa & Nolan 1999), ricostruisce per benino anche in questo volume l’apporto lettrista al successivo gruppo, nei confronti del quale Isou e i suoi seguaci sono particolarmente velenosi, ritenendolo un ricettacolo di plagiatori (Isou ha raccolto i suoi testi anti-situazionisti in Contre l’Internationale Situationniste, HC d’Arts, Paris 2000). Quando però i lettristi suggeriscono che vi sia più “psicogeografia” nelle Guide blu Hachette che nei testi situazionisti sono poi così lontani dal vero?