Bianconiglio
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L'attimo fuggente |
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L'attimo fuggente (Dead Poets Society) di Peter Weir, 1989 (*)
Il concessionario propone “provate una bella NC700X” e lo guardiamo un po’ stupiti pensando “ci conosci da diciotto anni, sai che facciamo turismo e ci proponi quel giocattolo automatico?”. Glie lo diciamo con parole più gentili, lui insiste... va bene, la proviamo, ci accordiamo per sabato mattina, 24 maggio 2014: forse spera di ingolosirci con l’efficienza del cambio DCT e con la cavalleria di una Cross-qualcosa. Lo facciamo, un giretto di un’ora con la NC700X: divertente anche se automatica, specie in mappatura “sport” (la “drive” ti fa percorrere le rotonde in quarta e sembra non abbia freno motore, mi spaventa), ma è una moto adatta al solo conducente, per di più senza la minima protezione aerodinamica. Compiliamo l’intervista post-test e poi molto sinceramente diciamo “a noi, molto tradizionalisti, la nuova gamma Honda non piace...”: “Avete pensato a un usato?” ci chiede. La Gegeniglia non è molto dell’idea: è vero che Tuono Blu era usata ma era un usato di 660 km, neanche rodata, mentre Midori Ryuu era nuova, però rispondiamo “OK, cos’hai come usato?” (eccola, la contropartita). Andiamo nel magazzino dell’usato mentre inizia a venirci magnificata una Yamaha Diversion. Noi ce la ricordiamo, la Diversion, c’era la snella 600 e, rarissima in Italia ma diffusa all’estero, la 900 a trasmissione cardanica, bella, di sostanza: questa invece è una moto che della Diversion ha solo il nome e il numero dei cilindri. La guardo mentre ne ascolto le caratteristiche, ma sia a me che alla Gege cade l’occhio sul sellino del passeggero che non annuncia viaggi comodi, altezza delle pedane compresa. Io continuo educatamente ad ascoltare, ma Gege si guarda intorno e viene attratta da qualcosa che c’è più in là, e non è quella pur bella Honda CB900F2 Bol D’Or di circa 30 anni, vivace nella sua livrea bianca e rossa… no, è qualcosa “color Midori”... "ma è Lei o non è Lei?" si sta dicendo... Le si avvicina, le gira intorno... “eh sì che è Lei”. Io mi accorgo solo ora che Gege si è allontanata, la cerco con lo sguardo, ella guarda verso di me sorridendo, io vedo la moto al suo fianco e la voce del venditore mi diventa un rumore di fondo mentre io inizio a declamare, come un mantra, un sommesso “Oddio, oddio, oddiodiodiodiodio...” e mi avvicino piantando in asso il venditore che forse mi starà guardando con un’espressione strana. Il Bian è sempre stato affezionato a Midori: nè piccola nè grande, poche prestazioni ma poche pretese, spazio da station wagon ecc, ma ovviamente aveva anch'egli qualche "scimmietta" pur lamentando la stranezza del mercato e dell'offerta italiani dove, se si voleva qualcosa di turistico, occorreva andare su cilindrate più importanti. Le scimmie si chiamavano Honda Pan European (la 1100 degli anni '90), Triumph Trophy (anche qui, quella degli anni '90, elegantissima, di certo la scimmia più bella in assoluto), Honda Africa Twin (tanto diversa dalle altre due, ma moto totale)... e poi non era mai stato attirato dalle mucche bavaresi... però dalle sogliole sì... Guardo la moto: è Lei, di "quella" famiglia: non è quella “piccola” (della quale mi sarei più che accontentato), non è quella “grossa” ma è quella “più grossa”… ed è l’ultima del suo genere, quella che mi era sempre piaciuta, quella di cui io dicevo “dopo di Lei, il diluvio”. Guardo Gege che sorride ancora: la mia prima frase è logica, cartesiana: “non facciamo caxxate”; il secondo sguardo che ci scambiamo invece è di cuore e dice tutto: “firmiamo?”. Ci saliamo, entrambi: è come essere su una Midori un po’ più grossa e un po’ più spigolosa, accogliente e protettiva: è commovente. Domanda razionale al venditore (la Gegeniglia ne è maestra): “neanche da chiedere: è Euro Zero, anzi sotto zero, no?”: risposta ben al di sopra del freddo zero “E’ storica, iscritta al Registro, può circolare liberamente e paga pochissimo di assicurazione e bollo”. Guardo il contakm, segna 58.686 km: da una parte penso "chissà quanti te ne hanno tirati giù..." ma penso anche “ragazza mia, adesso inizierai a fare sul serio, perché il tuo cuore ha appena iniziato a battere”. Ed è di cuore anche la decisione, profondamente di cuore, questi sono attimi da cogliere: “la compriamo, dove c’è un bancomat per darle un anticipo?”. Un quarto d’ora dopo firmiamo l’atto di acquisto, ridendo come due scemi che per tutta la giornata si diranno “ma l’abbiamo fatto davvero?” anche dopo essere ripassati a saldare con un assegno. Ce la consegneranno tra un paio di weekend, il tempo di fare il passaggio di proprietà e le pratiche all'FMI per la voltura del certificato di storicità, abbiamo il tempo per trovarle un nome... ma non c’è voluto neanche molto: eliminati i "soavi" nomi femminili della sua terra d’origine, come Ulrike o Gudrun (benchè ci fosse il dolcissimo Loreley) è stato “di cuore” cogliere l'attimo e chiamarla:
Carpe Diem Ora voi che ci conoscete (suprattutto i Deauvillers di AHD) potrete anche dire “ecco, guardali lì, quelli che ‘noi, una BMW, mai’, vanno pure a comprare un cancello di 22 anni che sarà inguidabile, costerà loro un capitale” ecc. ecc. ecc... Non ce ne frega niente ;) abbiamo seguito il cuore e colto un attimo specialissimo, e ne siamo felici. Tranquilli comunque, restiamo Deauvillers perché anche questo è Zen: ne abbiamo tanto di spirito di Midori da travasare qui. Buone strade e buoni giorni! Post scriptum:
questa pagina è stata scritta nel giugno 2014 con il voluto incipit
tratto dal film "L'attimo fuggente" che in modo naturale ben
descriveva le nostre sensazioni durante la scelta di Carpe Diem,
finalmente da noi ritirata il 12 giugno dopo i tempi burocratici.
Robin McLaurin Williams, 1951-2014
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