Bianconiglio e Gegeniglia
   I VIAGGI E LE GITE DI DUE MOTOTURISTI

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25 febbraio 2012: un giro scalda-cuore sulla mia Strada del Cuore
Milano-Abbiategrasso-Morimondo-Bereguardo-Pavia

Contatore delle visite dal 29/12/2009:       

Ognuno di noi ha la sua Strada del Cuore, quella che va a percorrere quando ha un ritaglio di tempo e vuol stare in pace con i propri pensieri: non è necessario che sia un itinerario entusiasmante, ricco di evidenze degne di chiassosa nota, perché le strade del cuore sono pavimentate più di emozioni che di asfalto. Io (il Bian) scoprii questo itinerario per caso, ai tempi dei primi giretti, e restai affascinato dalla scoperta di pudichi angoli di pianura Padana, quella che pare non avere spunti di interesse per il suo essere desolatamente piatta ma che invece regala inaspettate sinuosità assecondando da una parte i fiumi, dall'altra l'opera dell'Uomo. Sembrerà allora un controsenso la foto qui a fianco, ma se vi dicessi che alla fine di questo rettilineo c'è un cartello che limita la velocità a 40 km/h segnalando "curve pericolose" ?

Questo avrebbe dovuto essere un articolo da blog, ma se avete letto sia le parole qui sopra che la cronaca di sabato scorso intuirete perché vi dedico molte più righe: si tratta della prima vera uscita del 2012, e l'ho compiuta un sabato mattino, in solitaria, come non facevo da tempo. La Gege avrà il suo giretto domenica, ma oggi devo far sgranchire Midori dopo il lungo fermo invernale che le ha ucciso la batteria. Così, è un giro di emozioni e sensazioni, ed esse iniziano appena sollevata la tapparella: la prima è la luce, luce tersa di un cielo azzurro che fa dimenticare le settimane grige. La seconda è il tepore: no, non è che faccia veramente caldo, ma uscire sul balcone alle 8.30 e assaporare l'aria ancora frizzante della notte che si stempera nel sole è piacevolissimo. La terza è un rumore, o meglio un suono, per certi un canto: il potato-potato-potato di un bicilindrico di Milwaukee, e dalla rampa dei box sale una sagoma scura: un tutt'uno pilota-telaio-ruote rigorosamente nero, uniche concessioni al colore un serbatoio arancione e un filtro aria cromato, che mi passa sotto la finestra, ed io penso "sbrigati, lui ha un'ora più di te".

Un'ora dopo premo il pulsante dell'avviamento e Midori parte senza esitazioni, aziono più volte il pulsante delle frecce: c'è un po' di ossido ma il blocchetto è sigillato, inutile spruzzare alcunchè, bisogna far passare corrente. Quindi faro, frizione, prima marcia, clack, e via, si parte.

Esco dalla città sulla SP114 Cusago-Abbiategrasso scaldando le gomme sulle altrimenti inutili rotonde tra piazza Sandro Pertini (povero presidente partigiano, Le hanno dedicato solo un'anonima piazza oltre la tangenziale) e Cusago, e poi infilo la provinciale che corre tra sempre più radi capannoni, qualche benzinaio e campi, molti campi. Incrocio un altro motociclista, alziamo entrambi la mano, probabilmente sotto il casco sorride anche lui... In una quindicina di minuti sono ad Abbiategrasso, il termometro di un edificio che settimana scorsa segnava 5° oggi ne indica 12°, fantastico... Settimana scorsa svoltai ad Albairate per sostare prima a Cassinetta di Lugagnano e poi a Castelletto di Abbiategrasso, oggi percorro la circonvallazione ed arrivo all'incrocio dove Midori mi si fermò (meglio lì che altrove).

"Scorre piano piano la Statale 526, passa posti che io mai e poi mai, avrei pensato fossero così...": no, non che io apprezzi particolarmente Max Pezzali, ma caso, coincidenza o congiura hanno voluto che aver visto una 883 questa mattina sia stato proprio di buon auspicio, perché quella che sto per percorrere è la SS526 "Esticino" che da Magenta a Pavia accompagna a più che rispettosa distanza la sponda orientale del fiume, tanto rispettosa da non permettere nemmeno di intuire che il fiume ci sia, così celato alla vista da vaste risaie e piantumazioni di pioppi.

Bereguardo, verso il parco del Ticino

Pochi chilometri ed eccomi a Morimondo, noto per la grande Abbazia cistercense del XII secolo: lo raggiungo per la strada che corre in mezzo ai pioppi ed alle robinie, tra avvallamenti del terreno e argini (vedete che non è così piatta, la pianura Padana?) e mi fermo per fare due passi: il paese è silenzioso e solo qualche altro turista della domenica mattina percorre il selciato, ammiro la linea elegante dell'Abbazia, peccato che la luce non sia ideale, sento che dall'interno si levano canti, deve esserci la Messa quindi non entro per non disturbare, scatto qualche immagine e riparto.

Dopo Morimondo la SS526 inizia a regalare qualche piega, alcune modeste ed alcune più decise, facendo supporre un possibile passato di viottolo di campagna che si snodava tra le risaie e finiva in qualche aia, finché non è stato ricoperto da un velo di asfalto. Ancor oggi la strada sembra infilarsi nei portali delle grandi cascine per svoltare seccamente a destra o sinistra e costeggiare tutto il perimetro delle corti.

 

A destra e sinistra solo coltivazioni di pioppi (da inviare alle cartiere) e risaie ancora asciutte, bisognerà aspettare ancora qualche mese per vedere il verde far da padrone al posto del marrone, quasi nero, della terra umida dissodata. Supero Besate e Motta Visconti, con le loro frazioni, fino a giungere a Bereguardo, dove lascio la 526 svoltando a destra, verso il campo sportivo ed il cimitero, percorro il lungo viale Ticino, quello della prima foto, dritto come un fuso tra due file d'alberi, alla fine del quale un cartello ammonisce "Curve pericolose" (ve l'avevo detto)... ed io mi ci tuffo, in queste curve che conosco e che non ritengo pericolose per alcuno con un minimo di senno, curve che corrono nel bosco che contorna il fiume qua e là rotto da una radura dove si erge, scheletrico metallico albero, un traliccio dell'alta tensione, fino ad arrivare al Ponte di Barche. Tutte le capanne ed i chioschi dei bar e dei noleggiatori di canoe sono chiusi, siamo ben lontani dai mesi in cui questo tratto di fiume richiama famiglie alla ricerca di una spiaggia a costo quasi zero. Il fiume è basso, metà delle chiatte sono adagiate sulla ghiaia, il ponte è quasi una cresta di stegosauro, con il suo secco su-e-giù specie alle estremità.

Adesso che sono passato dalla sponda sinistra a quella destra del Ticino, il trucco per arrivare a Pavia lungo l'argine è semplice: tenere sempre la sinistra! Verso Zerbolò la strada incrocia diverse rogge colme d'acqua cristallina, sempre tra qualche mese le rane gracideranno prima di finire nei risotti dei ristoranti della zona. Zerbolò, paese agricolo peraltro senza alcuna attrattiva, è quasi sacrilegamente attraversato in pieno centro da un viadotto dell'autostrada Milano-Genova, che corre in rilevato prima e dopo il paese, e lo taglia in due. Meglio godersi l'intreccio di rogge nei pressi del cimitero.

Svoltando sempre a sinistra ai bivii della strada principale (ma senza andare nei viottoli, neh?) si arriva finalmente all'argine del fiume, il nastro d'asfalto corre ad alcuni metri sopra i campi a ridosso del fiume, e l'azzurro dell'acqua si fa più vicino. Percorro questa strada con un filo di gas, fino a intravedere tra gli alberi la sagoma della cupola del Duomo di Pavia, ammirando di più gli arabeschi che i trattori hanno lasciato nei resti delle coltivazioni dell'anno passato (cosa sarà, grano?). Arrivo a Pavia dalla parte di Borgo Ticino, il quartiere che è il primo ad allagarsi quando il fiume diventa intemperante, percorro la strada acciottolata che piega a destra del Ponte Vecchio per andare ad ammirarlo in tutta la sua eleganza prima di infilare la sua struttura coperta e ornata di capriate. Proprio entrando in Borgo Ticino il contakm compie un altro giro "quattro zeri" segnando 40.000 che, sommati ai 99.999,9 raggiunti nel 2008 durante le vacanze in Francia, totalizzano 140.000 km percorsi: la sto usando troppo poco, questa moto...

La mattinata volge al termine ma, prima di riprendere la strada di casa, attraverso Pavia fino ad arrivare alle chiuse leonardesche, che permettevano alle chiatte di superare il dislivello tra il Ticino e il Naviglio Pavese: ora il naviglio scorre placido e si getta nel Ticino cadendo da tre serie di chiuse. Risalgo il Naviglio lungo le Alzaie prima e i viali dopo, fino a raggiungere la SS35 che sale verso il capoluogo, resisto alla tentazione di svoltare verso la Certosa, limitandomi ad ammirare da lontano le policromie del tetto. A Binasco lascio la noiosa statale che regala qui e là solo qualche vecchio ponte pedonale in ferro sul Naviglio e piego per una stradina secondaria che ben conosco e che mi porterà a Zibido San Giacomo e quindi a Trezzano sul Naviglio.. ormai sono a un passo da casa e l'appetito si fa sentire, ma la cosa ben più importante è stata il placare questa fame di libertà, serenità, danzando su due ruote e un motore, fame che per diversi motivi (prima il clima pessimo, poi un'influenza in quei pochi giorni in cui il clima era migliorato, ecc..) durava ormai dallo scorso ottobre... adesso si ricomincia !!!
 
 

La galleria fotografica

Un giro scalda-cuore proprio sulla Strada del Cuore

Lunghezza: un centinaio di km
Inizio itinerario
: Milano Tg.Ovest uscita Baggio (1)
Tappe/transiti:

Cassinetta di Lugagnano (2)
Morimondo (3)
Bereguardo (4)
Zerbolò (5)
Pavia Borgo Ticino (6)
Pavia chiuse leonardesche (7)
Certosa di Pavia (8)
Binasco (9)
Termine itinerario
: Trezzano s/Nav. Tg.Ovest (10)
Cartografia
: seguire il cuore...

... e curare la batteria... :)

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