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SLOVENIA 2012: un report controcorrente

Contatore delle visite dal 29/12/2009:       

Bella la Slovenia, ma non andateci solo in moto, va visitata anche con le scarpe da trekking: sarà un pensiero controcorrente per molti, ma ognuno ha le proprie opinioni, no? E questo è quanto a noi si è palesato pian piano nel corso della nostra settimana di vacanza dell'estate 2012, dall'11 al 20 agosto, con campo base a Bohinj, nel parco nazionale del Triglav, angolo nord-occidentale della Slovenia. Non tutti i viaggi, come le ciambelle, riescono col buco...

  LA GALLERIA FOTOGRAFICA
Vacanze 2012: Slovenia

Percorrenza complessiva 2135 km
comprese le tappe di trasferimento


Visualizza Slovenia e Dolomiti in una mappa di dimensioni maggiori

Eravamo stati in passato, in pullman, a Lubiana ed alle grotte di Postumia e avevamo visto la valle dell'Isonzo dalla prospettiva privilegiata di una discesa sul fiume in rafting, ma il battage pubblicitario che da mesi copriva Milano aveva risvegliato la curiosità di visitare in motocicletta la piccola Repubblica, e così abbiamo messo insieme, con l'aiuto dei depliant raccolti all'Ufficio Sloveno del Turismo, non dei veri itinerari ma degli spunti di visite. L'idea era più o meno questa: "se la Slovenia è grande come la Lombardia (è appena più piccola, 20.000 kmq contro 24.000, ma con un quinto degli abitanti) trovando una sistemazione abbastanza centrale dovremmo poterla girare tutta". Tuttavia la mancanza di tempo necessario a pianificare bene il viaggio ci ha impedito una soluzione itinerante (a parte che non abbiamo più molta voglia di cambiare albergo ogni sera, a meno che non si debba arrivare ai confini d'Europa) e la ricerca di un albergo rispondente alle nostre necessità, unita all'indisponibilità di altre strutture, ci ha portati a nord-ovest tagliando fuori la possibilità di raggiungere agevolmente la parte orientale e meridionale del paese.

Ci siamo fidati forse un po' troppo dei depliant e non ci siamo invece affidati ad una Guida Verde Touring: col senno del poi è stata una scelta poco felice: solo qualche giorno dopo il nostro arrivo a destinazione, all'ufficio turistico di Bohinj abbiamo sfogliato una guida in inglese scritta da uno sloveno che elencava i luoghi veramente imperdibili, ed avremmo evitato la visita di due città minori. Qui a destra in ordine dapprima di importanza (i primi tre o quattro luoghi) e poi via via a memoria le località da vedere in Slovenia sono (in grassetto quelle che abbiamo visto).

Nota di colore: l'estensore della guida scriveva testualmente "venite a visitarci in tanti, ma non tutti insieme e non fermatevi troppo, non ci piace la confusione"...

 

Grotte di Postumia
città di Lubiana

Lago di Bled
città di Maribor
Parco nazionale del Triglav
Lago di Bohinj
città di Ptuj
Grotte di San Canziano
città di Pirano
Castello di Predjama
Castello di Otocec
Valle della Logarska

 

Qualche notizia di carattere pratico: la Slovenia fa parte dell'UE e quindi si entra con carta d'identità valida per l'espatrio, la valuta è l'Euro, i prezzi si sono abbastanza allineati a quelli europei (non è più il tempo della Jugoslavia, nel bene e nel male) ma si trovano ancora ristoranti a prezzi non turistici.
La lingua è... incomprensibile, ma l'inglese è parlato praticamente ovunque e anche l'italiano è compreso sia vicino al confine che nelle località più importanti.
L'orografia è molto mossa a nord-ovest e più piatta spostandosi a est.
Circa le comunicazioni stradali, non è detto che le autostrade siano le vie più rapide ma non è neanche detto che la rete ordinaria sia in buone condizioni: abbiamo trovato tratti asfaltati "a biliardo" intervallati da tratti in condizioni non buone, e addirittura strade bianche: si trattava di strade ordinarie, con tutte le indicazioni, la segnaletica, le progressive ogni 500 metri... ma bianche, seppur ben tenute. I limiti di velocità sono quelli europei ma non c'è per fortuna l'abuso dei 50 km/h come da noi. Le indicazioni di località sono nere su fondo giallo, quelle autostradali bianche su fondo verde come in Italia.
Per le autostrade è necessario acquistare la vignetta che, per una settimana, costa 7,50€ (un caffè al giorno anche se più cara, ad esempio, di quella austriaca). Nei pochissimi tunnel autostradali il limite scende da 130 a 100 e conviene rispettarlo perchè sono tutti dotati di autovelox. Si apprezza la quasi completa assenza di mezzi pesanti in circolazione.
La benzina costa, all'agosto 2012, 1,507 (95 ottani) o 1,525 (100 ottani): questo è molto apprezzato :)
Infine... i termini sloveni sono scritti con dovizia di accenti qui e là, ma nella stesura del report i caratteri speciali dei toponimi sono stati eliminati per semplicità. Tanto per dire, il piatto tipico del Goriziano, i Cevapcici, avrebbe come corretta grafia
Ćevapčići... hai voglia a trovare i caratteri giusti nella mappa di Windows... alcun toponimi citati nel report comunque non si pronunciano secondo la grafia italiana, ad esempio Divaca, correttamente scritto Divača, si pronuncia Divacia, pressochè come il toponimo italiano Divaccia, quando parte della Slovenia e della Croazia facevano parte dell'Italia.

 

sabato 11 agosto, trasferimento (330 km)
Avevamo passato la settimana precedente ad aiutare e controllare il lavoro dell'imbianchino, che aveva terminato venerdì e così con tutta calma nella mattina di sabato abbiamo fatto i bagagli e nel primo pomeriggio abbiamo infilato l'autostrada A4 in direzione est, fermandoci per la notte a Santo Stino di Livenza dopo una trecentina di km, cena e pernottamento all'hotel "Il Barco", bel posticino. Per inciso, dopo un viaggio con temperature accettabili, siamo arrivati 20 minuti prima di un terrificante temporale che, seppur durato solo un quarto d'ora, ci avrebbe bagnato sino al midollo... Abbiamo voluto spezzare sia l'andata che il ritorno in due tappe per evitare di passare l'intera giornata sulla moto anche se poi al ritorno capiterà lo stesso: in montagna occorre calcolare medie di 50 km/h...

domenica 12 agosto, arrivo a Ribcev Laz (170 km + 55 km)
Mattina soleggiata, lasciamo Santo Stino di Livenza ed infiliamo l'autostrada, decisamente trafficata. Alla prima area di servizio ci fermiamo per acquistare la vignetta e scambiamo due parole con due motociclisti bolognesi, padre e figlio, che stanno andando in Albania. Ci complimentiamo per l'impresa segnalando un bell'articolo di Mototurismo che sfata molti luoghi comuni sull'Albania ed i suoi abitanti, ed il viso del padre si illumina mentre ci dice che vive sì da 20 anni in Italia, ma è albanese e va a mostrare al figlio i luoghi della sua infanzia. Una volta ripartiti, decidiamo di non seguire il flusso di auto che vanno verso Gorizia e Trieste, ma di uscire a Palmanova: dopo uno sguardo a quella che riteniamo una delle più belle piazze d'Italia, puntiamo verso le colline del Collio nei pressi di Corno di Rosazzo ed entriamo in Slovenia accolti dai filari di viti. Di colle in colle raggiungiamo un valico sopra Plave e scendiamo nella valle dell'Isonzo mentre il fiume si mostra tra una curva e l'altra. La strada 103 ci porta agile verso nord, e facciamo una breve pausa a Kanal per ammirare un piccolo raduno di auto d'epoca, per poi proseguire sino a Tolmin, dove deviamo per Most na Soci e quindi infiliamo la 403 che inizia a salire scendere e valicare nel tipico paesaggio di questa zona: bosco, bosco e sempre bosco, la salita a tornanti di Podbrdo, altre curve e bosco sulla 909, asfalto non sempre in buone condizioni... non è una guida rilassata, specie col carico, tuttavia arriviamo tranquillamente a destinazione, nel comune sparso di Bohinj, e precisamente nel capoluogo Ribcev Laz, proprio sulle rive del lago di Bohinj, o Bohinjsko Jezero, al cospetto di un grande circo di montagne oltre il quale il sole tramonta con colori suggestivi illuminando di caldi toni il ponte e la chiesetta simbolo di questo luogo, decisamente molto gradevole e frequentato nè troppo nè troppo poco. I 60 km che separano Tolmin da Bohinj hanno comunque richiesto un'ora e un quarto, non ci stupiremo quando scopriremo, all'ufficio del turismo, che tra Most na Soci e Bohinj esiste un collegamento ferroviario con auto al seguito che impiega 45 minuti, perchè un'auto ci mette anche due ore a fare lo stesso percorso. Ci sistemiamo all'hotel Bohinj e poi, essendo solo le 16 e sapendo che oggi viaggia il treno speciale Nova Gorica-Bled e ritorno (ferrovia Transalpina), che parte da Bled alle 17.30, facciamo una corsa giù per ammirarlo. Ahinoi, essendo nel pieno della stagione secca, arrivati in stazione sperando di vedere una delle locomotive a vapore del Museo Ferroviario di Lubiana, ci troviamo davanti ad un'anonima diesel che stona con le carrozze d'epoca e così facciamo ritorno all'hotel senza aver scattato una foto. In serata arriva uno scroscio di pioggia che mal ci predispone per il domani... e comunque l'albergo ci mal predisporrà per altre cose: è vero che la camera è spaziosissima e comoda pur nella sua semplicità, ma la cena al "ristorante" si riduce a una scelta di due portate self service (costa solo 5€, retaggio jugoslavo?), la colazione poi è al minimo sindacale per un hotel classificato (secondo il metro Sloveno) a quattro stelle. Tollereremo la colazione ma ceneremo fuori tutte le sere.

Ribcev Laz (Bohinj)

lunedì 13 agosto, visita di Skofja Loka e Kranj (155 km)
E uscito il sole ma il circo montuoso è grave di nuvole, preferiamo fare un salto all'ufficio del turismo per consultare le previsioni meteo: veniamo informati che nei prossimi giorni si andrà in miglioramento e in particolare per avventurarsi sulle strade del parco del Triglav la giornata migliore sarà giovedì. Decidiamo allora di mettere mano al fascicolo consegnatoci dall'Ufficio del Turismo che magnifica Skofja Loka come una delle città medievali meglio conservate della Slovenia, e Kranj per il suo interessante centro storico e la profonda gola scavata dal fiume Kokra proprio a ridosso dello stesso. Partiamo così da Ribcev Laz per la stessa tortuosa strada dell'andata fino al bivio per Skofja Loka, sulla 403 che, pochi chilometri dopo, diventa sterrata... No, non è un cantiere, è proprio una strada bianca, e ne percorreremo una ventina di chilometri prima di ritrovare l'asfalto a Dolenja Vas. In questi venti chilometri incontriamo un'auto, una squadra di stradini che rincalza le per fortuna poche buche e veniamo superati da un camion il cui autista deve conoscere la strada a menadito per quanto va veloce. Il paesaggio comincia a farsi monotono: bosco, bosco, bosco, tutto uguale. L'arrivo a Skofja Loka è annunciato da brutti palazzoni probabilmente dell'epoca jugoslava, li superiamo e raggiungiamo la parte più antica; parcheggiando, troviamo dei pannelli con due itinerari di visita alla città... bene, seguiamoli. Dopo pochi passi del primo itinerario, che scende verso il fiume, però l'entusiasmo si spegne: ci sono qui e là delle case storiche ma sono piuttosto decontestualizzate, e le stesse targhe che le segnalano sono poco leggibili. Nel centro storico vero e proprio la parata di palazzi sul corso principale ha un aspetto molto più piacevole, molto mitteleuropeo, l'architettura dell'Impero Austro-Ungarico la fa da padrona, ma nulla a che fare con i borghi medievali del nostro paese. Dopo una salita al castello, sede di musei, decidiamo di ripartire per la vicina Kranj.

 Skofja Loka, Il Mestni trg                 Homanova hiša, o casa Homan (1529)
 Castello di Skofja Loka

Quando raggiungiamo il centro storico, dopo un girovagare nella periferia (Kranj è divisa in ben cinquanta insediamenti), lo troviamo sventrato da lavori di posa di cavi e tubazioni; nessuna indicazione per le gallerie antiaeree sotterranee, desistiamo dal cercarle; la discesa alla profonda gola del Kokra non ci attira particolarmente dato che non abbiamo l'abbigliamento adatto, ammiriamo il percorso pedonale che si snoda sul fondo dal ponte e dopo una passeggiata in città decidiamo di rientrare alla base, percorrendo l'autostrada dove facciamo "conoscenza" con la particolare segnaletica delle uscite: esse sono numerate (bella cosa) ma percorrendo l'autostrada si incontrano pannelli dove sia le uscite che le località raggiungibili dalle uscite sono indicate con lo stesso carattere bianco su fondo verde, con tanto di distanza, che però fuorviano facendo pensare che ci sia a quella distanza un'uscita specifica per la destinazione, invece no! E così saltiamo l'uscita di Lesce (che ci porterebbe a Bled e poi a Bohinj) interpretando che per Bohinj che ne sia una successiva e quindi dobbiamo tornare indietro una volta arrivati a Jesenice... Arriviamo a Ribcev Laz in tempo per il tramonto.

martedì 14 agosto, castello di Predjama e grotte di San Canziano (350 km)
Il fascicolo delle città della Slovenia è finito nel cestino. Una gita a Maribor richiederebbe 420 km di autostrada tra andata e ritorno, decidiamo di restare nella parte occidentale del paese. Per oggi decidiamo tuttavia di infilare ancora e comunque l'autostrada visto che la viabilità ordinaria è tortuosa, e di spostarci nel Carso superando al volo Lubiana per visitare due siti sicuramente più interessanti delle città di ieri. E così dopo gli ormai canonici 25 km che ci separano da Bled ed i 5 che ci portano in autostrada, altri 100 km di portano a Postojna (Postumia), sede delle famose grotte vanto della Slovenia... ma noi le oltrepassiamo, avendole già visitate una quindicina di anni fa. 10 km dopo Postumia, ben segnalato e per strada divertente, giungiamo al castello di Predjama (Predjamski Grad), imponente costruzione aggrappata ad una falesia entro la quale si snoda un sistema di grotte. Fu proprio la grotta principale, un vasto antro sul fianco della falesia, a costituire il primo rifugio abitato, poi via via fortificato verso l'esterno in una struttura quasi a scatole cinesi, con scale e viste degne di M.C.Escher. Sotto il castello si estende poi un altro sistema di grotte che non visitiamo visto che desideriamo andare a San Canziano. Col senno del poi, la breve visita (45 minuti) con elmetto in testa e lanterna (la grotta non è illuminata per rispettare l'habitat della colonia di pipistrelli che la abita) sarebbe stata molto divertente...

Infiliamo ancora l'autostrada per raggiungere rapidamente le Grotte di San Canziano (Skocjanske Jama) presso la città di Divaca, in modo da pranzare prima della visita. Ci sono tre percorsi: la visita della cavità (Grotta del Silenzio e Grotta del Rumore), la visita delle doline di crollo (Mala Dolina e Velika Dolina) e la somma dei due: non siamo in tempo per partecipare a quest'ultimo, che dura tre ore, e più tardi ci diremo che è stato meglio così, perchè la visita della cavità richiede un'ora e mezza abbondante con dei dislivelli non indifferenti: dapprima si scende all'aperto per un sentiero che conduce all'ingresso artificiale della grotta, e da qui la si risale tutta fino a sbucare dall'accesso naturale nella dolina di crollo, da cui fortunatamente una funicolare risparmia gli ultimi trenta metri di dislivello.

  Castello di Predjama

Nell'interno della grotta non è possibile effettuare fotografie, neanche senza flash. I colori dominanti sono il grigio del manganese nella parte bassa ed il bianco del calcare in alto, la spettacolarità della grotta non è tanto nelle concrezioni (a parte il Gigante, una stalagmite di 15 metri, e le Fontane, delle belle vasche di concrezionamento che andrebbero ammirate durante il disgelo, quando sono alimentate dall'acqua) ma nel profondo canyon sotterraneo scavato dal fiume Reka (che sfocia in Italia con il nome di Timavo) che viene superato da un breve ma vertiginoso ponte a 45 metri di altezza. Al termine della visita abbiamo le ginocchia a pezzi e ri-infiliamo l'autostrada per tornare rapidamente alla base. A pensarci, in un giorno successivo i 420 km a/r per Maribor non sarebbero tanto distanti dai 350 di oggi, ma ancora autostrada no...

Castello di Bled mercoledì 15 agosto, Bled (50 km)
"Oggi si riposa", niente tour in moto ma solo il dazio dei 25+25 km che ci separano dalla cittadina il cui trittico lago-castello-isola costituisce la cartolina più nota della Slovenia, Bled. La "cartolina" è ben nota sin dai tempi passati (persino Josip Tito passava le sue vacanze qui, in una villa che ora è un albergo) e così, al contrario del lago di Bohinj su cui villeggiamo noi, non ancora sfruttato intensamente dal turismo di massa, parte della costa del lago di Bled è sede di diversi hotel: nondimeno e a ragione è un luogo di indubbia bellezza. Prima tappa, il castello (Bleski Grad) raggiungibile comodamente su asfalto, il parcheggio è ombreggiato da alte piante. Risalente all'anno Mille come fondazione, domina il lago dall'alto di uno sperone roccioso ed è adibito a spazio museale con testimonianze degli insediamenti umani di Bled sin dai tempi preistorici. E' stato ricostruito negli anni '50 a seguito di un incendio che ne compromise il tetto. Dalla terrazza (sede di un ristorante), dai camminamenti e dal sentiero di entrata si godono belle viste sul lago e sulle Alpi Giulie. Al termine della visita scendiamo sul lungolago e, visto che è Ferragosto, ci regaliamo un pranzo in un ristorante tipico proprio sulla sponda di fronte al castello, a cui fa seguito una passeggiata sul lungolago fin quasi dalla parte opposta (il giro completo del lago è di 6 km).

Manca l'isoletta con la chiesa, e l'unico modo per raggiungerla è la barca, la tipica barca del lago di Bled, che ricorda le "Lucie" del lago di Como ma è più grande e solida, potendo portare 18 persone su due panche laterali, mentre il barcaiolo si pone a poppa con due remi. Sulle rive del lago ci sono diversi imbarcaderi e noi scegliamo quello sulla riva del campeggio, opposto alla città, per avere un tratto minore in barca e la luce a favore. Sull'isola ci sono solo la chiesa di Santa Maria Assunta, la casa del Parroco, quella del Sagrestano ed alcuni piccoli edifici di servizio, oltre a un ristoro. Sia per l'importanza turistica che per il fatto che oggi è proprio l'Assunzione, l'isoletta è frequentatissima e dalla chiesa si levano i canti della Messa, impossibile quindi visitarla. La mezz'ora concessa da barcaiolo per la sosta scorre lentamente, l'isola è davvero uno scoglio. Al ritorno sulla terraferma rientriamo alla base, ma le camminate non ci hanno fatto riposare...

Lago di Bled

giovedì 16 agosto, valle dell'Isonzo e passo Vrsic (210 km)
La mattina il cielo è sconsolatamente grigio... ma oggi non doveva essere il giorno migliore della settimana? Il sole di ieri è coperto da una coltre di nuvole basse che sfiora le cime del circo montano: Ci alziamo con calma e durante la colazione sembra apparire uno sprazzo di sole. Dal monumento ai primi quattro scalatori del Triglav la vista della cima della montagna simbolo della Slovenia sembra regalare sprazzi di cielo azzurro... ok, partiamo affrontando dapprima gli stessi tortuosi 60 km che ci separano da Tolmin già affrontati all'arrivo in senso opposto. Giunti nella cittadina deviamo per la Forra della Tolminka, una profonda gola scavata dal fiume e percorsa da una stradina con qualche spunto di panorama ma non paragonabile ad altre, sino al Ponte del Diavolo, un ponte in origine militare che permette di valicare la gola e consente alla strada di raggiungere delle frazioni. Il cartello esplicativo fornisce una spiegazione finalmente meno fantasiosa al significato del nome: al di là delle leggende sui patti tra architetto e demonio, venivano detti "Ponti del Diavolo" tutti quelli realizzati in zone particolarmente "difficili" per l'orografia e che quindi richiedevano soluzioni tecniche molto ardite. Sulla stessa strada troviamo le indicazioni sulla Grotta di Dante, così chiamata perchè venne visitata, pare, dal nostro Sommo Poeta. Sarebbe da visitare, sempre con scarpe da trekking ai piedi... saltiamo. La strada 102 prosegue pigra verso nord-ovest nell'ampia vallata dell'Isonzo e attraversa Kobarid (Caporetto), luogo emblematico di una delle più sanguinose battaglie della Prima Guerra Mondiale, quindi cambia numerazione in 203 e a Zaga piega verso nord-est fino a Bovec, dove diventa 206 comincia a essere curvaiola e divertente. A Trenta vediamo le indicazioni per le sorgenti dell'Isonzo, deviamo e in meno di due km ci troviamo di fronte a uno sterrato: dalle informazioni chieste a un ristoro apprendiamo che le sorgenti sono raggiungibili in 20 minuti a piedi, ma che in questa stagione non sono un gran che perchè la portata dell'acqua è bassa.

Riprendiamo la strada mentre il cielo fa le bizze, sprazzi di sole e rannuvolamenti repentini, e finalmente iniziamo a salire verso il Passo Vrsic (o passo della Moistrocca) 1611 m, il più alto della Slovenia, annunciato dalla numerazione progressiva dei tornanti da nord a sud: in totale sono cinquanta, venticinque da una parte e ovviamente altrettanti dall'altra. La strada sarebbe divertente e allegra se il fondo stradale fosse ben tenuto, ma purtroppo non lo è, in più siamo sempre stretti tra gli alberi, quindi panorama zero, a buon peso ci dirigiamo decisamente verso le nuvole. Quando arriviamo al valico lo vediamo ingombro di automobili e pullman. Sosta per adesivo e due rapide foto mentre le nuvole cercano di sgocciolare e partiamo affrontando in discesa la rampa nord, resa più interessante della sud dai tornanti in porfido e dalle viste un po' più ampie: peccato però che certi tratti asfaltati facciano paura, ricordiamo chiaramente quello tra il tornante 11 e il tornante 8. Lungo la discesa incontriamo la Cappella Russa, costruita durante la Prima Guerra Mondiale dai prigionieri russi che lavoravano alla manutenzione della strada, per commemorare i compagni morti a causa di una valanga. Durante la sosta alla Cappella inizia a piovere, con decisione, dobbiamo infilare le tute antiacqua e proseguiamo per Kranjska Gora dove arriviamo verso le 14.30 e dove ci fermiamo per il pranzo, trovando un ottimo ristorante con pensione (sì, qui si pranza a qualsiasi ora...). Dopo il gustoso pranzo temporeggiamo un po' (nessuno ci manda via, molto apprezzato) ma siccome non accenna a schiarire, dobbiamo indossare nuovamente le antiacqua e proseguire per Bled, infilando l'autostrada a Jesenice anche solo per due uscite, tanto è pagata, e rientriamo a Ribcev Laz mentre, finalmente, smette di piovere.

Il nostro programma di viaggio inizia a subire dei ripensamenti. L'idea (seguita sinora) era di fare una tappa sia all'andata che al ritorno, rientrando in Italia da Tarvisio attraversando Carnia e Dolomiti, e infatti avevamo prenotato un hotel a Rocca Pietore per la notte tra domenica e lunedì, ultimo giorno di ferie, ma decisamente la Slovenia visitata in questo modo ci ha stancato (sarà un eresia per alcuni, ma è così), telefoniamo all'hotel prenotato per sapere se la nostra camera è disponibile dall'indomani, venerdì: se lo fosse partiremmo domani mattina... no, è disponibile da sabato... ok, partiremo sabato.

  Passo Vrsic

 
venerdì 17 agosto, biciclettata lungo il lago
"Anche oggi si riposa", niente tour in moto ma, visto che ci troviamo in un luogo effettivamente incantevole, sfruttiamolo come "gabbia dorata" per quest'ultima giornata.

Il lago di Bohini non è solo un'attrattiva in sè, ma a metà della sua valle parte la funivia per il comprensorio sciistico di Vogel, e a fondovalle una facile escursione conduce alla cascata di Savica: affittiamo quindi due MTB per percorrere i 16 km a/r della strada che con una lieve pendenza (che però si fa sentire n qualche tratto) costeggia la sponda ombrosa del lago. Prima sosta alla funivia dove saliamo ai 1535 m di altezza del rifugio, alle cui spalle si apre un altopiano con diverse seggiovie. Ovviamente non c'è neve e la bellezza del posto è un po' rovinata dagli effluvi delle deiezioni dei numerosi armenti di capre presenti; nondimeno il panorama sul lago e sulle catene montuose è notevole.

Dopo il pranzo, scesi a valle sempre in funivia riprendiamo le MTB fino all'inizio del sentiero per la cascata, facilmente affrontabile anche con scarpe da tennis. Dopo 40 minuti di cammino lungo rampe e scale (ma non ci dovevamo riposare?) arriviamo alla cascata mentre un elicottero romba sopra le nostre teste, impegnato in un'operazione di salvataggio di due escursionisti sul versante opposto. Il ritorno è più agevole, tutta discesa, poco da pedalare... arrivati a Ribcev Laz il lago è invitante, ma perchè non facciamo un bagno? E l'ultima sera in Slovenia si chiude nelle fresche e pulitissime acque mentre il sole scende e illumina nel migliore dei modi la chiesetta e il ponte. Silenzioso, il battello turistico, dei due che compiono mini-crociere sul lago attracca, scarica e carca passeggeri, e riparte: è a propulsione elettrica, nel Bohinjsko Jezero i motori termici non sono ammessi

Cascata di Savica

Lago di Bohinj

sabato 18 agosto, trasferimento nelle Dolomiti (345 km)
Sulla carta sembra facile, il tempo c'è, il clima è decisamente migliorato: lasciamo Ribcev Laz per la ormai stra-conosciuta strada per Bled, saltiamo Jesenice con due uscite di autostrada (appena prima della lunga coda che si dirige verso Villach) e via sulla 201 per Mojstrana (Moistrocca) e quindi Kranjska Gora. Da qui sarebbe un attimo arrivare a Ratece ed a Tarvisio, ma il passo Vrsic è lì, senza pioggia: l'idea di ri-valicarlo per giungere a Bovec ed entrare in Italia dal passo Predil già ci accarezzava, ma ora ci ingolosisce, ed eccoci ad affrontare in senso opposto i cinquanta tornanti di due giorni fa, con un traffico comunque più avvertibile, diverse auto ed un paio di pullman. Scendiamo dall'altra parte e, a Bovec, svoltiamo a destra verso il valico di Predil: qui la strada è molto bella, ben tenuta e decisamente più panoramica: passiamo accanto alla fortezza di Kluze costruita dagli austriaci a fine '800. Il passo del Predil 1156 m è deserto, ci sono solo la ex-dogana, un bar chiuso e alcuni cippi di confine, e ci troviamo a scendere per alcuni tornanti fino al bel lago del Predil, dove ci fermeremo per il pranzo perdendo ben due ore a causa di un servizio a dir poco inefficiente, in un locale all'aperto proprio sul lago che, peraltro, offre carne alla brace buonissima. Tra la salita a Sella Nevea e quindi Canale di Raccolana piuttosto che la rapida discesa verso Tarvisio, optiamo per quest'ultima ed infiliamo l'autostrada uscendo a Tolmezzo, era il modo più rapido di arrivare. Percorreremo ora un lungo tratto di SS52 passando per Ampezzo, Forni di Sotto, Forni di Sopra, passo Mauria 1298 m e Lorenzago di Cadore. Qui ci troviamo a un bivio: la nostra cartina "mentale" ci suggerirebbe di svoltare a destra, salire per Auronzo (con lo spettacolo delle Tre Cime di Lavaredo in infilata) e raggiungere Cortina d'Ampezzo via SS48, ma le indicazioni segnalano per Cortina la svolta a sinistra. La cartina "di carta" è annegata nel bauletto su cui è "ragnato" uno zainetto, ok andiamo a sinistra. Dolore! La SS51b e poi SS51 per Calalzo e Pieve di Cadore sono trafficatissime, e lo stesso il lungo tratto per San Vito e infine Cortina d'Ampezzo: la stanchezza comincia a farsi sentire e la contemplazione dell'Antelao e del Sorapiss non ripaga abbastanza. Altro dilemma, Falzarego o Giau, per arrivare a Rocca Pietore? Giau, non lo percorriamo da una vita... e la stanchezza si dissolve sulle curve ben tracciate, sull'asfalto perfetto e soprattutto sulle luci e ombre del Nuvolau e della Croda da Lago, splendidi alla luce del tramonto mentre transitiamo sul passo Giau 2233 m e scendiamo per Selva di Cadore: a posteriori vedremo che a strada è stata più lunga, ma meritava davvero. Ancora un po' di strada per scendere a Digonera, località di Rocca Pietore, e finalmente ci sistemiamo nell'hotel Digonera, bel posticino, fuori dalle masse anche se (e perchè) in un luogo molto defilato. Abbiamo comunque passato diverse ore in moto, la tappa è stata un po' lunga per le strade ordinarie.

Passo Giau

domenica 19 agosto, breve tour Dolomitico (110 km)
Due chiacchiere con i proprietari dell'hotel e qualche depliant presso la reception ci fanno inquadrare il tour odierno, "oggi si riposa davvero". Lasciamo Digonera diretti verso passo Falzarego e, qualche km oltre la località omonima, giungiamo ai resti del castello di Andraz, un forte medievale costruito su un grande masso erratico, assecondandone la forma. Il restauro conservativo del rudere lo ha reso completamente fruibile e lo esploriamo da cima a fondo, beh no, da fondo a cima.

Castello di Andraz

Più tardi riprendiamo la strada in salita e giungiamo a passo Falzarego 2019 m al cospetto del Piccolo Lagazuoi. Breve spuntino e poi giù per Cortina d'Ampezzo, dove evitiamo il mondano centro e puntiamo sulla stazione di partenza della Freccia del Cielo, il sistema di tre funivie che ci porterà ai 3191 m della stazione terminale quasi sulla vetta (3244 m) della Tofana di Mezzo, da cui si gode un'incomparabile vista sulla conca di Cortina e su diversi gruppi dolomitici. Fa un gran caldo e la cosa ci stupisce, più o meno alle stesse altezze l'anno scorso sulla Marmolada c'erano 8°C e pochi mesi fa sulla Jungfrau addirittura -6°C con una coltre nevosa imponente, qui invece il calcare magnesiaco della dolomia è tutto alla luce, neanche un piccolo nevaio, conseguenza delle minori nevicate invernali.

 Dopo esserci purificati i polmoni e la vista scendiamo a valle e via per il bell'anello di una quarantina di km SS51-SS48bis-SS48 che gira intorno al Pomagagnon e al Monte Cristallo portandoci prima a Misurina e poi al passo Tre Croci 1805 m, rientrando a Cortina... e come torniamo in hotel? Ma dal passo Giau, no? E' quasi il tramonto, ieri non abbiamo scattato nessuna foto, torniamo su! E la magia si ripete: come ebbe a dirmi anni fa un barista del posto, il Giau è il passo più bello del mondo. 

  Terrazza della Tofana di Mezzo

lunedì 20 agosto, il rientro (360 km)
La vacanza è davvero finita, si rientra a Milano, ma possiamo goderci ancora un'ottantina di km di Grande Strada delle Dolomiti. Salutiamo i proprietari dell'hotel Digonera e scendiamo verso Rocca Pietore, infiliamo la SS671, passiamo da Serrai di Sottoguda ricordando come, anni fa, potemmo passare in moto per la stretta gola (ora non solo è chiusa al traffico, ma è a pagamento anche per i pedoni) e saliamo per la lunga teoria di tornanti di passo Fedaia 2057 m dopo il famoso rettilineo di 3 km al 12% che in effetti mette un po' alla prova la quarta marcia di Midori a pieno carico. Al raccordo della SS671 con la SS48 a Canazei, finisce la pacchia: finora non avevamo incontrato praticamente nessuno, ma tutto il tratto Canazei - Pozza di Fassa - Moena - Predazzo - Cavalese è una corsa ad ostacoli nel traffico vacanziero e tra i turisti pedoni: alla fine dobbiamo sgranchirci un po' e, invece che scendere direttamente a Ora, a Castello di Fiemme deviamo per la val di Cembra sulla SP71, godendoci il lato in ombra della valle sulle ultime belle curve, prima di infilare l'autostrada a Trento. Se mai torneremo in Slovenia, sarà con auto e scarpe da trekking, ma il passaggio per Cavalese ci ha fatto sovvenire una bella vacanza di qualche anno fa, quasi quasi il prossimo weekend...

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