Bianconiglio e Gegeniglia
   I VIAGGI E LE GITE DI DUE MOTOTURISTI

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DAL PASSO MANGHEN AL PASSO COE
155 km tra calde saune e Guerra Fredda

Contatore delle visite dal 29/12/2009:       

Se volete leggere il prologo del 25 e 26 agosto, fate click QUI

Lunedì 27 agosto 2012: oggi sì che si gira

Cavalese - Passo Manghen - Strada SP133 "dei Kaiserjäger" - Altopiano di Lavarone - Strada dei Fiorentini - Passo Coe - Folgaria - Rovereto

Dopo un giorno e mezzo di relax a Cavalese purtroppo bisogna fare i bagagli, questi weekend sono sempre troppo brevi, ma qui ci torneremo ancora, si sta troppo bene. Le previsioni meteo comunque sono state azzeccatissime, la giornata è splendida, soleggiata ma non calda, e l'intenzione è quella di sfruttarla appieno scendendo verso sud per prendere l'autostrada il più in là possibile, magari addirittura a Vicenza...

1-2-3-4: Partiamo da Cavalese (1) per Molina di Fiemme e quindi in direzione di Passo Manghen, la SP31 dapprima rettilinea e ombreggiata prende pieghe tra i boschi di conifere illuminati dalla luce della mattina, ricorda la strada del Vivione ma è più bella, poi sale oltre il limite della vegetazione d'alto fusto e arriva a Passo Manghen 2047 m con un'ultima serie di tornanti serrati, quindi scende verso la Valsugana mentre la temperatura si fa via via più alta. In Valsugana corre un'anonima strada a quattro corsie, la SS47, ma la evitiamo il più possibile passando a mezzacosta sulla Panoramica della Valsugana per Torcegno (2) e Roncegno (3) finchè dobbiamo per forza scendere a fondovalle: da qui tanto vale infilare la "quattro corsie" ma ne usciamo a Levico Terme, perchè da qui si può salire all'Altopiano di Vezzena "in circa 15 km., partendo da Caldonazzo in località Lochere lungo la strada provinciale SP133 di Monterovere (4), chiamata anche “Menador”, “Pegolara” o “Kaiserjägerweg”. Si tratta di un tracciato militare della prima guerra mondiale. La strada, che sale a tornanti ed offre un’incomparabile vista sulla Valsugana e sui laghi di Caldonazzo e Levico, è in alcuni punti stretta e in forte pendenza, costruita a picco sulla roccia. Si sconsiglia pertanto il transito a chi soffre di vertigini" (fonte). Avevamo sentito parlare da più voci e scritti di questa strada che veniva descritta come uno spauracchio, ma per noi più è vertiginosa più e divertente!!!

 

4-5-6-4: La lettura in passato di un libro sulla Guerra dei Forti su questi altipiani ci fa sovvenire diversi toponimi, Forte Vezzena, Forte Campomolon, Forte Belvedere, Forte Cherle... praticamente per l'Italia la Prima Guerra Mondiale iniziò qui, con il primo colpo di cannone sparato dal Forte Verena sulle fortezze austriache Werk Verle e Spitz Levico. Arrivati a Monterovere (4) puntiamo verso Passo Vezzena 1402 m (5) con l'intenzione do proseguire sulla SS349 per Asiago e magari Vicenza, ma l'indicazione per Luserna (6) ci attira: in questa località erano erette diverse fortezze austriache che dominavano gli altipiani: effettivamente occorrerebbe passare una settimana con le scarpe da trekking ai piedi per visitare tutte le rovine delle fortificazioni costruite secondo le più moderne tecniche dell'epoca. Percorriamo una strada tra i boschi che offre belle viste sulla val d'Astico fino a trovarci... al punto di partenza, Monterovere. Qui realizziamo che scendere per Asiago sarebbe piuttosto lungo e allora puntiamo su Lavarone, passando accanto all'unico forte austriaco perfettamente conservato, Werk Gschwent, o Forte Belvedere, che abbiamo già visitato in passato.

4-7-8-9: Dopo una sosta per il pranzo scendiamo per Carbonare e San Sebastiano, e qui una indicazione turistica (7) segnala Forte Cherle, la memoria torna al libro ed a una strada percorsa anni prima durante una gita di qualche giorno con base ad Arsiero. In località Forte Cherle sorge un albergo omonimo e da lì si possono raggiungere le rovine del forte che però non è attrezzato per una visita. Proseguiamo sulla Strada SP142 dei Fiorentini in mezzo a una foresta bella ma alla lunga un po' monotona, fin quasi a Passo della Vena 1546 m (8), poco prima del quale una deviazione fa ri-puntare su Lavarone: attraversata una breve galleria... meraviglia! Un paesaggio completamente diverso, la strada che corre a mezza costa con belle viste fino alla pianura vicentina e la memoria che si rinnova, ripensando al viaggio di diversi anni fa in queste zone che non stancano mai, tanta è la varietà di strade da percorrere e luoghi da scoprire. A un certo punto la strada lascia il ciglio della montagna e si addentra in un bellissimo altopiano a 1600 metri di altezza, verso Passo Coe. Qui, in mezzo agli innumerevoli alberi, tre forme coniche, quasi fossero abeti d'acciaio, attirano la nostra attenzione e un cartello turistico indica "Base Tuono". Memori di una recente trasmissione televisiva a tema turistico, ci fermiamo e percorriamo a piedi trecento metri di sentiero... ed eccoci alla Base Tuono (9).

 

Aeronautica Militare
1ª Aerobrigata Intercettori Teleguidati (IT), Padova
7° Reparto IT, Vicenza
66° Gruppo IT Monte Toraro/Tonezza del Cimone (Vicenza)

Una completa descrizione della  Base Tuono (nome in codice segreto sino a pochi
anni fa) è disponibile sul sito ufficiale, qui ne riassumiamo le caratteristiche.

Dopo la Guerra di Corea gli Stati Uniti d'America avevano avviato un programma di realizzazione di missili antiaereo per valutare un'alternativa  agli elevatissimi costi di realizzazione di aerei intercettori, di formazione dei piloti e di rimpiazzo dei piloti stessi in caso di morte in combattimento, considerando anche i  costi umani dovuti alle perdite. Inoltre negli anni Sessanta del secolo scorso la contrapposizione tra la NATO e il Patto di Varsavia era sfociata in fortissimi attriti militari e sociali lungo la Cortina di Ferro, il confine diretto tra Paesi delle rispettive fazioni. L'Italia fu il primo paese NATO dove venne installato un nuovo sistema d'arma antiaereo, il Nike Hercules (successore del meno potente Nike Ajax) studiato per contrastare la penetrazione di formazioni di bombardieri sul territorio, in dodici basi dislocate in Lombardia, Emilia Romagna e Triveneto, facenti capo alla 1a Aerobrigata Intercettori Teleguidati (IT) e dipendenti attraverso una catena gerarchica dal 1st Strategic Operative Command dell'Aeronautica Militare sito a Monte Venda, presso Abano Terme.

Base Tuono (come altre del dispositivo militare) venne messa in opera nel 1966 e decommissionata nel 1977. Nel 2009 il Comune di Folgaria, sul cui territorio era ospitata la base, ha voluto ricostruire con l'aiuto dell'Aeronautica Militare parte del sito di lancio e comprenderlo nel Parco della Memoria, un sistema museale a perenne ricordo delle vicissitudini di questa terra che è stata per lungo tempo di confine, prima tra la Serenissima ed il Principato dei Vescovi di Trento, poi tra l'Italia neo-costituita e l'Austria-Ungheria, cinquant'anni dopo teatro della Prima Guerra Mondiale, poi di guerra partigiana durante il secondo conflitto mondiale e infine, appunto, sito di una base missilistica durante la Guerra Fredda.

Ogni base era costituita da tre aree di lancio, denominate Alpha, Bravo e Charlie (nelle installazioni USA c'era una quarta area, Delta), ogni area essendo armata con fino a quattro rampe di lancio e un hangar per sette missili, con il pulpito di lancio ospitato in un bunker. In prossimità c'era il sito di assemblaggio dei missili e la base logistica con gli accasermamenti e i servizi. Nelle vicinanze del sito di lancio, in posizione elevata (per Base Tuono sul vicino monte Toraro) erano piazzati quattro radar con diverse funzioni, e due rimorchi di camion costituenti il Centro Comando con gli schermi radar, il computer di guida e tutti gli apparati necessari a mantenere le comunicazioni e lanciare i missili qualora il lancio non potesse essere comandato dal bunker del sito di lancio.

Nell'immagine un missile pronto al lancio sulla rampa; in secondo piano gli elementi che nella realtà operativa erano sulla vetta di Monte Toraro:
i due rimorchi del Centro di Comando e i quattro radar, da sinistra un TTR, il LOPAR, un altro TTR e l'MTR.

Il sistema d'arma era costituito dai missili intercettori Nike Hercules e dai radar di intercettazione. Agli operatori del centro comando giungevano innanzitutto via radio le rilevazioni dei radar di grande potenza siti nel nord Italia (uno era a Mortara, un altro presso Passo Maniva, nel Bresciano, ed altri) e le tracce dei possibili bersagli venivano seguite "a pennarello" su un quadrante. Se un possibile velivolo bersaglio si avvicinava a meno di 280 km da una base di lancio, entrava nel campo del LOPAR (LOw Power Acquiring Radar), il radar di acquisizione del bersaglio, detto "gianduiotto" per la sua forma. Il sistema IFF (Identifier Friend or Foe, amico-nemico) contattava il transponder del bersaglio, che doveva farsi identificare: in caso di acquisizione di un nemico, due radar TTR (Target Tracking Radar) determinavano quota, velocità e direzione del bersaglio ed inviavano i dati al computer, che occupava quasi un'intera parete di un rimorchio del centro comando. Il missile veniva predisposto per il lancio e il radar MTR (Missile Tracking Radar) era pronto per inviare i dati di guida al sistema di bordo. Dopo il conto alla rovescia il missile partiva e veniva guidato dall'MTR. Il sistema poteva essere governato manualmente dagli operatori in caso di guasto di un sistema o di mancato contrasto delle contromisure elettroniche ai disturbi radio del nemico.

Ogni missile era costituito da quattro componenti: il sistema di guida era alloggiato nell'ogiva, riceveva ed eseguiva i comandi del computer di guida trasmessi dall'MTR, comunicando di converso la propria posizione, seguiva la sezione bellica che conteneva il carico esplosivo, quindi il motore di crociera ed il booster. Al momento del lancio il booster, composto da quattro razzi a combustibile solido dall'impulso di 3,5 secondi, portata il missile ad una quota di circa 1500 metri alla velocità di 1,5 Mach (1800 km/h) e si sganciava. Si accendeva il motore di crociera che, con un impulso di 39 secondi, portava il missile alla velocità di 3,5 Mach (4200 km/h) sulla rotta di intercettazione ad un'altezza superiore a quella del bersaglio, tipicamente 30.000 metri. Il missile proseguiva per inerzia e gravità, guidato dagli impulsi del MTR ricevuti dal sistema di guida che azionava i servomeccanismi degli alettoni, fino a giungere sul bersaglio dove la sezione bellica esplodeva scagliando per un ampio raggio 20.000 sferette metalliche del peso di 140 grani (circa 9 grammi) in grado di abbattere o perlomeno danneggiare gravemente più aerei in formazione. Il missile sarebbe comunque stato in grado di trasportare una bomba nucleare tattica.


9-10-11: La visita guidata di Base Tuono (9) è stata estremamente interessante e ben condotta, ne siamo stati pienamente soddisfatti anche perchè pur non essendo ignari di architetture militari d'epoca non eravamo a conoscenza di tecniche così recenti che, ricordiamo, erano coperte da segreto militare sino a pochi anni fa benchè superate da oltre trent'anni. E' però ora di rientrare, risaliamo su Midori e superiamo Passo Coe 1610 m scendendo a Folgaria (10) godendoci le belle curve e un po' di tecnica nella discesa dietro Castel Beseno, finchè giungiamo in Val Lagarina e a Rovereto (11) prendiamo l'autostrada per il ritorno.

 


 

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La galleria fotografica
Da Passo Manghen a Passo Coe


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