Bianconiglio
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Curiosità nel Parco Adda Nord tra Trezzo d'Adda e Lecco |
Contatore delle visite dal 29/12/2009:
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Giungendo al villaggio sembra di essere proiettati in Inghilterra: a sinistra, ordinate, le casette operaie oggi di colori diversi (acquistate dai discendenti dei primi operai o da terzi) ma un tempo del medesimo colore, tutte con un basso steccato e il giardino fiorito al posto dell'orto, a destra la lunga teoria di capannoni (oggi vuoti), il cui aspetto industriale è ingentilito da decorazioni in laterizio in stile neogotico, con l'onnipresente stella a otto punte che ricorda la pianta di Sforzinda, la città ideale secondo il Filarete. Le tre ciminiere (due nello stabilimento ed una nella centrale termica) sono anch'esse ornate da decorazioni che denotano il gusto per il "bello" dei Crespi. Partecipare ad una visita guidata è come immergersi nella società del villaggio, perché le guide sono ex-operaie discendenti di altri operai, e la narrazione spazia dalla storia vera e propria del villaggio agli aneddoti curiosi... ma non date loro troppa corda, o dall'ora e mezza prevista si arriva anche a tre ore :) Lasciata Crespi d'Adda si prosegue per Trezzo d'Adda, al di là del fiume: la cittadina mostra i gioielli di famiglia sotto forma di palazzi più o meno nobili, ciascuno con la propria targa turistica, ma le due attrattive principali sono il Castello Visconteo la cui torre alta 42 metri, oggi in ristrutturazione, domina un'ansa del fiume Adda, e la centrale idroelettrica ENEL Crespi-Taccani, che dall'ansa ottiene l'acqua per le sue turbine grazie ad uno sbarramento. Curiosità: dal lato destro del fiume, per consentire la navigazione fluviale delle chiatte che trasportavano materiale dal lago di Lecco a Milano attraverso il Naviglio della Martesana, la diga può essere aggirata grazie a un canale ed un sistema di chiuse che permetteva alle chiatte di superare il dislivello di circa otto metri; dal lato sinistro esiste ancora la "scala per i pesci", un canale munito di setti e cascatelle che permette ai pesci di risalire e ridiscendere la diga, per non alterare troppo l'ecosistema... i Crespi avevano pensato anche a questo.
Attraversiamo il ponte (a senso unico alternato) e lasciamo Calusco diretti sempre a nord, verso Lecco ma dopo pochi km stiamo attenti ai cartelli: arrivati a Villa d'Adda seguiamo le indicazioni per il traghetto e lasciamoci condurre dalla strada ancora sino alla riva del fiume: qui le due rive sono unite non da un ponte ma... da una corda di acciaio, su cui scorre la guida di una geniale invenzione falsamente attribuita a Leonardo da Vinci (che per inciso visitò spesso queste lande e ne ebbe ispirazione per i paesaggi che fanno da sfondo ad alcuni suoi dipinti, come la Vergine delle Rocce). Il cosiddetto Traghetto di Leonardo, che collega la sponda bergamasca di villa d'Adda con quella lecchese di Imbersago, consta di due scafi a catamarano uniti da un ponte di 60 metri quadrati e... non ha motore! Grazie a un timone orientabile posto tra i due scafi, data una spinta iniziale da parte del traghettatore da riva, la corrente spinge il traghetto verso l'altra sponda... beh, se la corrente non è abbastanza forte il traghettatore deve metterci un po' di forza di braccia.
Lasciata Imbersago puntiamo verso la zona collinare della Brianza, dove i colli non sono ancora Prealpi: Brivio, Calco, Santa Maria Hoè, e la strada si inerpica con belle curve verso Colle Brianza e Ravellino, per giungere nei pressi di Villa Vergano dove troviamo un'indicazione verso destra, Consonno. Il Bian scoprì l'esistenza di Consonno per vie traverse, leggendo "Una passeggiata nei boschi" di Bill Bryson: l'autore, nel suo trekking, passava per Centralia, città fantasma della Pannsylvania: incuriosito dalla vicenda di questa città, Bian ne cercò informazioni e, cliccando qui e là su Wikipedia, arrivò alle città fantasma italiane, e quindi a Consonno. Questa frazione di Olginate (LC) ha anch'essa una storia ben descritta in un interessante sito, e riassumiamo anche questa: borgo di contadini e allevatori ma proprietà privata per via di retaggi storici, viene acquistato negli anni Sessanta da un imprenditore, Mario Bagno, che ne vuol fare una piccola Las Vegas lombarda, una Gardaland ante-litteram, e demolisce le case praticamente con gli abitanti ancora dentro (non pensiate sia un'iperbole, non ci fu nessuna vittima ma le famiglie testimoniarono che i muri vennero abbattuti mentre loro erano davvero ancora in casa!), per realizzare le sue idee prive sia di progetto (faceva costruire estemporaneamente per poi abbattere e rifare se non incontrava il gusto desiderato) sia di qualsiasi senso comune, civico ed etico: del borgo originario restano in piedi la chiesa e la casa del parroco, e vengono realizzati un hotel-ristorante, una sala da ballo, un centro commerciale con file di negozi e un parcheggio: nelle idee di Bagno c'è anche un piccolo autodromo... Una volta realizzato, il progetto "tira" e Consonno conosce un periodo di splendore di alcuni anni, in cui è frequentato anche dai VIP dell'epoca, ma la natura "si ribella": la strada di accesso da Olginate, fatta costruire dall'imprenditore, frana per un dissesto, e l'originaria strada di accesso da Villa Vergano è troppo tortuosa e scomoda: inizia il declino, le strutture vengono abbandonate, l'albergo conosce un recupero come casa di riposo per anziani, ma quando l'ente cambia sede viene anch'esso abbandonato, siamo negli anni Novanta e i rave party amplificano l'opera di distruzione iniziata dal Tempo. Sul sito della Radiotelevisione della Svizzera Italiana c'è un toccante documentario (durata 50 minuti) in formato RealPlayer che ben descrive questa "storia di ordinaria follia negli anni del boom economico"
Bene, da Villa Vergano si sale per questa tortuosa e assai dissestata strada che, tra i castagneti, regala qualche scorcio su Calolziocorte e Olginate da una prospettiva incosueta, e finalmente l'arrivo a Consonno viene annunciato dal minareto che svetta dal complesso commerciale e... da un gran numero di auto parcheggiate, almeno una quarantina: ma che città fantasma è? In realtà nei weekend è frequentata da pochi generi di persone: i discendenti degli abitanti che vanno al cimitero e si ritrovano in un prefabbricato a giocare a carte e ricordare il passato, i fotografi professionisti o dilettanti che vengono a fare servizi con e senza modelle, i semplici curiosi che vogliono vedere di persona quanto hanno scoperto sulla Rete e, infine, gli appassionati di Soft-Air che, in perfetta tenuta mimetica, e armati delle loro pallottole di vernice, si aggirano in drappelli tra le strutture fatiscenti ed i boschi, simulando scene militari con estremo realismo: quando un "ufficiale" si è presentato ad un subalterno, questi lo ha accolto con un saluto militare da Accademia... Questa prima esplorazione della bassa valle dell'Adda (da Lecco al Po) è "conclusa", prima o poi ri-gireremo anche più a sud. Adesso si può prendere la strada di casa, per noi è comodo passare per Oggiono e raggiungere la SS36, ognuno faccia come crede :) Questo sito ha carattere esclusivamente amatoriale, non si intende infrangere alcun copyright. Tutti i marchi citati nel sito possono essere registrati dai rispettivi proprietari. Sito ottimizzato per una risoluzione orizzontale di 1024 pixel |