Bianconiglio e Gegeniglia
   I VIAGGI E LE GITE DI DUE MOTOTURISTI

Indietro
ItinerariHomePage
 

7 settembre 2014: dalla pianura al mare attraverso la Valtrebbia
... neanche Annibale con gli elefanti...

Contatore delle visite dal 29/12/2009:       

“Dunque Lorenza gli aveva chiesto di accompagnarla in macchina in Riviera (…) Belbo aveva acconsentito, folgorato dall’idea di passare una domenica al mare con lei.
Erano andati in quel luogo, non sono riuscito a capire esattamente dove, forse vicino a Portofino (…) Lorenza aveva fatto la sua commissione mentre Belbo aspettava in un bar, e poi aveva detto che potevano andare a mangiar pesce in un posto proprio a picco sul mare.
Da questo momento la storia si frammentava (…) Erano andati in macchina sinché si poteva, poi avevano proseguito per quei sentieri liguri lungo la costa, fioriti e impervi, e avevano trovato il ristorante. Ma appena seduti, sul tavolo accanto al loro avevano visto un cartellino che lo riservava per il dottor Agliè.
(…) Avevano abbandonato il ristorante (…) Avevano raggiunto la macchina e Belbo aveva detto che tanto valeva tornare a Milano. No, gli aveva detto Lorenza (…) guarda che bella giornata, tagliamo attraverso l’interno, dev’essere delizioso, raggiungiamo l’Autostrada del Sole e andiamo a cena nell’Oltrepo’ Pavese.
Ma perché nell’Oltrepo’ Pavese, ma che cosa vuol dire attraverso l’interno, c’è una sola soluzione, guarda la carta, dobbiamo puntare sui monti dopo Uscio, e poi valicare tutto l’Appennino, e far sosta a Bobbio, e di lì si arriva a Piacenza, sei matta, neanche Annibale con gli elefanti. Non hai il senso dell’avventura, aveva detto lei, e poi pensa a quanti bei ristorantini troviamo su quelle colline. Prima di Uscio c’è Manuelina, che ha dodici stelle sulla Michelin, tutto il pesce che vogliamo.
Manuelina era pieno, con una fila di clienti che guatavano i tavoli dove stava arrivando il caffè. Lorenza aveva detto non importa, salendo di qualche chilometro si trovano altri cento posti meglio di questo. Avevano trovato un ristorante alle due e mezzo, in un borgo infame che a detta di Belbo anche le carte militari si vergognavano di registrare, e avevano mangiato pasta scotta condita con carne in scatola (…) Dopo Uscio avevano tentato un passo, e attraversando un paesino che sembrava di essere la domenica pomeriggio in Sicilia e al tempo dei Borboni, un grande cane nero si era parato attraverso la strada come se non avesse mai visto un automobile (… … …) Belbo era ripartito e aveva superato cinicamente il centro più vicino, Lorenza malediceva tutti gli animali di cui il Signore aveva lordato la terra dal primo al quinto giorno compreso, e Belbo era d’accordo, ma si spingeva a criticare anche l’opera del sesto giorno, e forse anche il riposo del settimo, perché trovava che era la domenica più maledetta che mai gli fosse capitata.
Avevano iniziato a valicare l’Appennino, ma mentre sulle carte sembrava facile, ci avevano messo molte ore, avevano saltato Bobbio, e verso sera erano arrivati a Piacenza (…)”

E il resto, un gustoso epilogo tragicomico di capitolo per il nostro povero Jacopo Belbo, non ve lo cito: se volete sapere come finisce la serata con Lorenza leggete “Il pendolo di Foucault” di Umberto Eco.

Qualche giorno fa Giuseppe e Luana, con cui non uscivamo in moto da un po’, ci avevano proposto un giro per questa domenica senza peraltro proporci la destinazione. Al Bian era venuta in mente una “classica” gita a Camogli passando per la Val Trebbia, forse un po’ troppo pretenziosa per la stagione marina (Camogli poteva essere un delirio) ma di certo adatta al tratto montano…

La sera di ieri, sabato, c’era stata una pizzata della “Compagnia allargata” alla quale la spumeggiante Raffaella (che purtroppo non fa parte di una coppia motomunita) aveva invitato urbi et orbi e tra l’orbe presente c’erano i conoscenti-ormai-nuovi-amici Luigi&Lorella e Giuseppe2&Anna, coppie entrambe motorizzate con Varadero e NTX700: tra le varie chiacchiere della serata è stato naturale estendere a loro l’invito alla gita. Così la mattina dopo ci troviamo con G&L a casa loro alle 8.00 e raggiungiamo L&L e G&A al puntello delle 8.30 al casello di Melegnano. Scorrevole tratto autostradale fino a Piacenza Sud… no, Piacenza Nord: siccome G&A tendono a restare indietro anche a velocità codice allora abbandoniamo prima l’autostrada, pezzettino di Via Emilia, attraversamento del capoluogo e finalmente infiliamo la SS45 “di Val Trebbia”.

La galleria fotografica

Camogli... come Annibale con gli elefanti

Alle 10 circa siamo a Bobbio, anche questa classica sosta per i motard di queste lande: è d’obbligo il caffè (Giuseppe2 si stava chiedendo quando ci sarebbe stata la sosta-caffè) al bar all’angolo con la strada del Monte Penice seguito da una passeggiata per il borgo che gli altri non avevano mai visto, compreso l’attraversamento del bel ponte sul fiume. Tra una cosa e l’altra stiamo fermi quasi un’ora e mezza e ci aspetta il tratto più tortuoso, assolutamente ben riassunto dalle impressioni di Belbo che lo aveva percorso in senso inverso: “neanche Annibale con gli elefanti”… beh, noi lo sapevamo già.

Ottone, Marsaglia, Uscio… Arriviamo a Recco alle 13 passate: c’è una sagra, deviazioni e traffico, impossibile raggiungere la nostra focacceria preferita, puntiamo subito su Camogli, e si vede subito che il delirio c’è eccome: impieghiamo un quarto d’ora a trovare parcheggio per le nostre quattro moto, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Col senno del poi, Giuseppe2 mi dirà “sarebbe stato meglio fare una sosta intermedia…”.

Il gruppo a Camogli la Palazzata Panorama di Camogli

La giornata è calda ma non troppo, la spiaggia piena di gente, un po’ ci manca non avere il costume: in una delle numerose focaccerie ci rifocilliamo con le specialità locali e passeggiamo per il paese fino al porto ammirando le belle palazzate d’epoca affacciate sul mare con i loro caldi colori e ci fermiamo un paio d’orette… alla partenza Giuseppe2 ricorda a tutti “non so come vanno le vostre moto, la mia va a benzina…” e rabbocchiamo al primo self-service a mostruosi prezzi liguri.

E’ ancora presto per tornare: propongo la SP67 “di Monte Fasce”, piacevole sorpresa da noi percorsa qualche mese fa e così ripuntiamo su Uscio per deviare sulla bella strada, come sempre percorsa dai corretti smanettoni del luogo: peccato che al belvedere ci sia foschia. Il tratto della strada che scende verso Genova e che non avevamo mai percorso è stretto e tortuoso, ci rallenta un po’. Sosta caffè in un bar dove pochi sparuti scooteristi avevano organizzato un raduno di Honda CN250, e poi scendiamo definitivamente a Genova imboccando l’autostrada a Nervi, poi la solita Serravalle e, durante la strada, saluti al volo ognuno rientrando a casa propria…

Personalissima morale della favola: Bian, te l’eri già detto… basta mare d’estate


IndietroItinerariHomePage

Questo sito ha carattere esclusivamente amatoriale, non si intende infrangere alcun copyright.
Tutti i marchi citati nel sito possono essere registrati dai rispettivi proprietari.
Sito ottimizzato per una risoluzione orizzontale di 1024 pixel