Il viaggio volge al termine, questa e' l'ultima giornata vera, poi
domani, anche se il volo e' di sera tardi, la testa sara' comunque al
rientro.
Vogliamo ripercorrere la cintura del caffe', attraversata il primo
giorno nella tappa di trasferimento dall'aeroporto ai vulcani. Ci
arriviamo non via la Highway 19, ma passando per la strada piu'
interna, la 190. Ci avviciniamo inizialmente un po' a Mauna Kea.
Attraversiamo poi le vecchie colate del Mauna Loa, giunte da crateri
distanti piu' di 30 miglia (colate che proseguono in direzione
dell'oceano, qualche miglio piu' a ovest).
Si sfiora Hualalai, altro vulcano di una certa rilevanza (2500m), messo
pero' in ombra sia dalla maggior mole di Mauna Loa e Mauna Kea, sia dal
temperamento del Kilauea.
Le cittadine del caffe' sono un po' anonime, allungate ai bordi della
Highway, coi loro general store, qualche ristorante e le pompe di
benzina. A questo proposito e' bene notare che sull'isola i punti di
rifornimento si trovano solitamente nei centri abitati. Questo, in
certi casi, si traduce in tratti di highway di varie miglia senza
carburante, per cui e' bene cercare di non andare mai in rosso..
Principali attrattive della zona, piantagioni di caffe' e fabbriche di
prodotti a base di noci di macadamia, che aprono ai visitatori, piu'
qualche piccolo museo del caffe'. Noi proseguiamo oltre Captain Cook,
alla ricerca della famosa "Painted Church", chiesetta in legno il cui
interno venne affrescato con un trompe-l'oeil riproducente le navate
della cattedrale di Burgos.
La chiesetta ci sfugge, e cambiamo temporaneamente obiettivo,
dirigendoci verso il piu' rilevante Puuhonoa O Honaunau National
Historical Park. All'interno del parco, i resti di un'area sacra che
anticamente forniva rifugio a qualunque perseguitato o semplice bandito
il quale, raggiunta l'area, veniva purificato dai sacerdoti di tutte le
colpe e non poteva piu' essere punito.
Nel complesso, oltre ai resti archeologici e alla ricostruzione degli
ambienti originari, una ricca avifauna e, lungo il litorale, la
possibilita' di incontrare le tartarughe verdi che vengono a riva a
riposarsi o a brucare la vegetazione acquatica intorno agli scogli.
Riproduzione di antichi idoli
Tartaruga Verde
Fringuello sulle pietre del tempio
Nitticora in appostamento
Maina comune o Merlo triste
L'amenita' del luogo mi spinge a scattare una foto ricordo
(perdonatemi, siamo quasi alla fine..)
MP
Nella vicina Kealakekua Bay, che si raggiunge per una stretta via a
senso unico alternato (a discrezione dei guidatori), ancora tartarughe
al pascolo
Risalendo verso la highway, troviamo finalmente anche la Painted
Church, che e' graziosa e meritava la deviazione.
A Hilo, citta' della pioggia, avevamo trovato il sole. Questa costa
dovrebbe essere soleggiata, invece e' nuvolo e pioviggina, per cui
abbandoniamo le velleita' balneari e manteniamo il taglio archeologico
per la giornata. Ci spostiamo a Nord di Kailua e raggiungiamo il
Waikoloa Resort, con l'attigua importante area di petroglifi.
Nota sui resort della costa di Kona.
Realizzati con notevole impiego di capitali, facendo sorgere dal nulla,
in mezzo alla lava, grandi complessi alberghieri con tanto di campi da
golf e centri commerciali. Gli hotel sono mediamente inavvicinabili
($$$), in alcuni casi comunque le vie d'accesso ai resort consentono di
raggiungere anche aree archeologiche o spiagge pubbliche.
I petroglifi sono incisioni sulla pietra lavica risalenti a epoche
disparate, dall'antichita' fino a dopo il contatto (e in questo caso si
notano lettere dell'alfabeto o disegni di oggetti di importazione, come
ancore di navi). Il loro significato spesso resta oscuro, si sono
ipotizzate descrizioni di viaggi, segni magici, autorappresentazioni.
Arriviamo al King's trail, che attraversa l'area archeologica, col sole
gia' basso, la luce perfetta, radente sulle incisioni:
Vorremmo fare l'en plein con una terza area piu' a nord, ancora di
petroglifi, presso il Mauna Lani Resort.
Arriviamo che e' gia' quasi ora di chiusura, e rimandiamo la visita a
domani.
Risaliamo verso Waimea e, con poca fantasia, ci fiondiamo al solito
ristorante, dove ordino una bistecca da 16 once, accompagnata da un
congruo numero di boccali di birra (tanto il motel e' dietro il
ristorante) e alla fine lasciamo una mancia principesca: che ce li
portiamo a fare i dollari a casa ?
15 Settembre.
Una prima fetta della giornata e' riservata alla ricerca di qualche
regalino: c'e' poco da fare, si parte...
Visto che neanche oggi il tempo e' da spiaggia, continuiamo con le
visite ai siti archeologici. Si comincia col Pu'ukohola Heiau National
Historic Site.
L'area comprende i resti di un grande tempio (tuttora luogo sacro)
fatto costruire da Kamehameha primo, che grande e grosso com'era
partecipo' personalmente ai lavori.
Secondo una profezia, l'opera, una volta terminata e dedicata al dio
della guerra avrebbe garantito a K. il dominio sull'isola, che gli
veniva conteso dal cugino Keoua, e su tutto l'arcipelago.
La costruzione richiese un anno (1790-1791), e le pietre furono
trasportate fin qui a braccia da una valle distante 22 Km (se anche qui
ci fossero stati i Menehune, avrebbero fatto loro il lavoro in una sola
notte..).
Alle cerimonie di inaugurazione del tempio, durante le quali furono
compiuti anche sacrifici umani, fu invitato il cugino con i suoi
uomini, per una 'rappacificazione'. Per un qualche 'malinteso', non
appena la canoa del cugino coi suoi uomini ebbe toccato terra, vennero
attaccati ed uccisi dai guerrieri di K. Il corpo del cugino fu offerto
sull'altare, con dieci degli uomini.
Sia come sia, in definitiva K riusci' davvero a conquistare, con le
armi o i trattati o i trucchetti, tutte le Isole, che da allora presero
il nome collettivo di Hawaii, che aveva designato fin li' soltanto
l'Isola Grande.
Poco piu' in basso un tempio piu' antico e, sprofondato da qualche
parte nella baia, un terzo tempio antichissimo dedicato al dio squalo.
Tocca poi ai petroglifi rimandati ieri per limiti di tempo.
Torniamo a Mauna Lani Resort e seguiamo le indicazioni per Puako.
L'area dei petroglifi si raggiunge tramite un sentiero di circa 1 Km
che si snoda in parte dentro una foresta riarsa, abbastanza atipica. Il
sentiero sfocia su una grande superficie di lava, una sorta di enorme
lavagna sulla quale sono state sparse le incisioni.
Luogo semi-deserto e silenzioso, caratteristiche che ne accrescono il
fascino.
Uscendo ci affacciamo sulla spiaggia di Holoholo Kai, formata da un
particolare mix bianconero di pietra lavica e madrepora.
In tutta la zona, lungo la highway, si possono osservare nomi o frasi
composti con i pezzi di madrepora bianca, poggiati sulla lava nera.
Oggi e' particolarmente visibile il vulcano Halekala dell'isola di
Maui, che appare come sospeso sull'acqua. Sembra perfino piu' imponente
dei vulcani di qui, cosi' distante e cosi' grande, pero' dalle cartine
sappiamo che non e' cosi' (mah..).
Tentiamo anche con il Kona Village Resort, per un'ulteriore area di
petroglifi, ma i guardiani ci rimandano indietro sostenendo che c'e'
poco da vedere e che tocca camminare a lungo in mezzo alla lava,
preferibilmente con un accompagnatore esperto. Non ci convince
granche', i nostri testi dicono altro, ma non abbiamo troppa voglia di
insistere..
Ultima tappa, visita alla citta' di Kailua, col palazzo reale, il
tempio Ahuena dove nel 1819 avvenne il fattaccio che spinse la
popolazione a ribellarsi alle sacre leggi (l'infrazione di queste da
parte di re Kamehameha II, in una occasione pubblica) e il lungomare
dove si infrangono con grandi spruzzi le onde oceaniche (un po' come
sul lungomare dell'Havana, o anche quello di Marina di Pisa quando tira
il libeccio...)
Ma e' quasi buio, e non mi fa piu' voglia di tirare fuori l'arma, ormai
davvero ho la testa nell'aereo..
Arriviamo con buon anticipo al check-in, e meno male perche le addette
fanno un po' di confusione coi nostri biglietti e ci va una mezz'ora
per sbrogliare la situazione.
Il resto e' ordinaria esperienza di voli, coincidenze, sonno a
singhiozzo, pasti a casaccio, film, cuffiette, e chi piu' ne ha piu' ne
metta.. Un viaggio abbastanza stancante (e' sempre piu' difficile il
ritorno..) con due albe sulla via, dato che arriveremo a Fiumicino la
mattina del 17.
Il racconto finisce qui. Mi ci metto anch'io come chiusura, nelle vesti
di inviato: