Le macchine per cucine
sono state presenze importanti nelle case fino agli anni '50, con l'avvento
dei boom economico finiscono però in soffitta per riapparire oggi come
ricercatissimi oggetti da collezione. La prima macchina per cucire è quella
di Thimmonier dei 1880, perfezionata nel 1836 e nel 1846 da Hunt e Howe.
Ma il primo modello veramente efficiente si deve a lsaac Singer, nel 1851,
che ne avvia anche l'industrializzazione e la commercializzazione. Mentre
agli elettrodomestici è collegata l'idea della liberazione dalla fatica,
la macchina per cucire richiama alla necessità di un lavoro impegnativo e
negli anni dei boom economico, quando la moda pronta ha reso superato
realizzare da sé i propri vestiti, è stata velocemente relegata nelle
soffitte e nelle cantine. Ora le vecchie macchine per cucire ritornano in un
posto d'onore nelle case come oggetti da collezione e decorativi,
soprattutto quelle dell'800 e dei primi dei Novecento che, generalmente sono
riccamente decorate, di solito con motivi floreali.
Negli anni Venti e Trenta il decoro lascia spazio a una ricerca di forme
funzionali ed essenziali. Bisogna attendere il primo dopoguerra perché
sorgano in Italia fabbriche di macchine per cucire. Nascono la Borletti, la
Visnova, la Salmoiraghi, la Vigorelli e, nel 1919, la Necchi che si imporrà
sul mercato, non solo italiano, per la moderna tecnologia e per la
collaborazione con grandi designer.
Nel secondo dopoguerra si apre una fase di grande interesse e si producono
modelli innovativi e importanti che ancora non sono molto richiesti dai
collezionisti ma che conviene "tenere d'occhio" e recuperare quando
possibile poiché non resta che a t t e n d e r e qualche tempo perché
entrino nel mondo dei ricercatori e raccoglitori di cose antiche. Per
esempio la Visetta dei 1949 disegnata da Giò Ponti, oppure il modello 1100/2
Borletti, di Marco Zanusso, dei 1956, o le bellissime Necchi Supernova,
1953, Lidia, 1955, e Mirella, 1957 di Marcello Nizzoli. E poi attenzione a
una delle ultime prodotte, la Logica, dei 1981, disegnata da Giorgio
Giuggiaro, un must per una collezione da terzo millennio.
La prima
macchina per cucire conosciuta è la
macchina a punto catenella.
Thimonnier, nel 1830, prendendo spunto dall'uncinetto, creò la prima
macchina per cucire.
Successivamente, dopo aver verificato che il punto a catenella era
facile a disfarsi in caso di rottura del filo, si ideò il punto a
catenella doppia, realizzato con un sistema a due aghi da Grover e Baker
(1851).
Una delle macchine a catenella semplice a cui si riconobbe un grande
successo fu la macchina realizzata da Wilcox e Gibbs (1859). |
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Macchine per cucire a doppia impuntura
Per doppia impuntura si intendeva una cucitura fatta con due fili: il
filo del rocchetto e il filo della spola della navetta.
La navetta e il suo filo passava nel cappio, il quale veniva generato
dal rocchetto per mezzo dell' abbassamento dell' ago nella cui cruna era
infilato.
L'ago risalendo, e la spola retrocedendo, finivano col creare come due
greche di fili che si serravano a metà tessuto generando un punto
omogeneo. |
Macchine per cucire con spola a navetta
Il principio fu quello della macchina di Hunt (1832) che a sua volta
Howe (1846) perfezionò.
Fu Singer (1851), infine però, che riuscì a realizzare una macchina
veramente pratica: la navetta era costituita da una spola a forma di
barca in cui venne introdotto il rocchettino di filo; la spola, invece,
aveva un moto longitudinale (Singer) o trasversale (Howe). |
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Macchine con spola a proietto
Nacquero poi le macchine con spola a proietto, dette anche a
"navetta vibrante".
La navetta aveva la forma di un piccolo proiettile dal cui fondo si
inseriva la spola.
Il movimento della spola era ad arco di cerchio trasversale.
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l
sistema a gancio rotativo
Il sistema a gancio rotativo e spola a rocchetto piatto, era
non altro che la classica macchina di Wheeler e Wilson (1854) che, a
parte diverse novità meccaniche che vi erano state apportate nel
trasporto del tessuto, utilizzava un sistema di spola assai semplice: un
gancio ruotava circolarmente adducendo il filo che, avvolto su un
rocchetto piatto e sottile, andava a serrarsi col cappio determinato dal
filo dell'ago. |
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Sistema a gancio oscillante e spola ferma
Il sistema a gancio oscillante e spola ferma a cui prese parte House
(1878), fu un perfezionamento del precedente sistema: la spola non era
sottile ma di dimensioni ben maggiori ed il gancio che ruotava avanti ed
indietro, attorno alla spola, si infilava nel cappio del filo dell' ago. |
Sistema a gancio rotativo e spola oscillante
(a bobina centrale)
Fu uno degli ultimi perfezionamenti: Gritzner (1879) e successivamente
Dihel (1886) migliorarono la navetta. Questa venne costituita da una
capsula in cui si andava ad introdurre la spola. Il sistema era
abbastanza analogo al precedente ma venne poi utilizzato dalla maggior
parte dei costruttori. |
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Il
nuovo design
Nel 1940 diventò cosa normale carrozzare ogni tipo di meccanismo così da
coprirne, quasi con pudore, le parti interne.
I designers si impadronirono della macchina per cucire senza potersi
però sbizzarrire troppo, a causa dellla struttura già semplice della
macchina stessa. |
La
macchina per cucire di produzione italiana.
Risalgono alla fine del 1800 i primi modelli italiani che vennero
prodotti dalla Sobrero di Torino e dalla Stucchi (successivamente
divenuta Prinetti Stucchi).
Successivamente nacquero a Pavia la Necchi, che attualmente detiene il
primato su scala nazionale nella produzione di macchine da cucire di
ogni tipo, e, nel 1934, la Vigorelli.
Altre aziende che in seguito presero parte al mercato furono la Borletti
di Milano, la Visnova di Belluno e la Salmoiraghi di Milano. |
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