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Somma Vesuviana 1958 (corsi di taglio e cucito)
 
1958
 
 

GENERAZIONI

 

Generazioni di macchine vendute dalla  concessionaria Necchi di Somma Vesuviana fondata da Stefano Prisco nel 1930 e tramandata a figli e nipoti hanno servito fedelmente generazioni di famiglie. Altre destinate all'industria hanno contribuito all'affermazione di migliaia di aziende. E non solo nel settore delle confezioni, ma anche della calzatura, dell'arredamento. É naturalmente una evoluzione graduale. Quando nel '27 nasce la "BD" (Bobina Domestica), è salutata come una rivoluzione nel settore. Le innovazioni caratterizzano la produzione degli anni '30: la BDA (Bobina Domestica Articolata) aumenta la velocità dei punti aprendo opportunità in nuovi mercati esteri. L'inedita possibilità di cucire a zig-zag è offerta dalla serie BDU. L'applicazione in serie di motore elettrico libera dal pedale, la luce incorporata illumina il piano di lavoro. Contemporaneamente, sollecitata dalla richiesta di una produttività sempre più spinta, cresce la domanda di macchine industriali. Il primo settore ad industrializzarsi è l'abbigliamento: trova immediatamente in BENIMAC un supporto tecnologico per uscire dalle dimensioni artigianali.

 

S.Prisco 2003

LE PRIME AZIENDE

Le macchine per cucine sono state presenze importanti nelle case fino agli anni '50, con l'avvento dei boom economico finiscono però in soffitta per riapparire oggi come ricercatissimi oggetti da collezione. La prima macchina per cucire è quella di Thimmonier dei 1880, perfezionata nel 1836 e nel 1846 da Hunt e Howe.

Ma il primo modello veramente efficiente si deve a lsaac Singer, nel 1851, che ne avvia anche l'industrializzazione e la commercializzazione. Mentre agli elettro­domestici è collegata l'idea della liberazio­ne dalla fatica, la macchina per cucire richiama alla necessità di un lavoro impe­gnativo e negli anni dei boom economico, quando la moda pronta ha reso superato realizzare da sé i propri vestiti, è stata velo­cemente relegata nelle soffitte e nelle cantine. Ora le vecchie macchine per cucire ritornano in un posto d'onore nelle case come oggetti da collezione e decorativi, soprattutto quelle dell'800 e dei primi dei Novecento che, generalmente sono ricca­mente decorate, di solito con motivi floreali.

Negli anni Venti e Trenta il decoro lascia spazio a una ricerca di forme funzionali ed essenziali. Bisogna attendere il primo dopoguerra perché sorgano in Italia fabbriche di macchine per cucire. Nascono la Borletti, la Visnova, la Salmoiraghi, la Vigorelli e, nel 1919, la Necchi che si imporrà sul mercato, non solo italiano, per la moderna tecnologia e per la collaborazione con grandi designer.

Nel secondo dopoguerra si apre una fase di grande interesse e si producono modelli innovativi e importanti che ancora non sono molto richiesti dai collezionisti ma che conviene "tenere d'occhio" e recu­perare quando possibile poiché non resta che a t t e n d e r e qualche tempo perché entrino nel mondo dei ricercatori e raccoglitori di cose antiche. Per esempio la Visetta dei 1949 disegnata da Giò Ponti, oppure il modello 1100/2 Borletti, di Marco Zanusso, dei 1956, o le bellissime Necchi Supernova, 1953, Lidia, 1955, e Mirella, 1957 di Marcello Nizzoli. E poi attenzione a una delle ultime prodotte, la Logica, dei 1981, disegnata da Giorgio Giuggiaro, un must per una collezione da terzo millennio.

 

PERCORSO TECNOLOGICO

La prima macchina per cucire conosciuta è la
macchina a punto catenella.

Thimonnier, nel 1830, prendendo spunto dall'uncinetto, creò la prima macchina per cucire.
Successivamente, dopo aver verificato che il punto a catenella era facile a disfarsi in caso di rottura del filo, si ideò il punto a catenella doppia, realizzato con un sistema a due aghi da Grover e Baker (1851).
Una delle macchine a catenella semplice a cui si riconobbe un grande successo fu la macchina realizzata da Wilcox e Gibbs (1859).

Macchine per cucire a doppia impuntura

Per doppia impuntura si intendeva una cucitura fatta con due fili: il filo del rocchetto e il filo della spola della navetta.
La navetta e il suo filo passava nel cappio, il quale veniva generato dal rocchetto per mezzo dell' abbassamento dell' ago nella cui cruna era infilato.
L'ago risalendo, e la spola retrocedendo, finivano col creare come due greche di fili che si serravano a metà tessuto generando un punto omogeneo.

Macchine per cucire con spola a navetta

Il principio fu quello della macchina di Hunt (1832) che a sua volta Howe (1846) perfezionò.
Fu Singer (1851), infine però, che riuscì a realizzare una macchina veramente pratica: la navetta era costituita da una spola a forma di barca in cui venne introdotto il rocchettino di filo; la spola, invece, aveva un moto longitudinale (Singer) o trasversale (Howe). 

Macchine con spola a proietto

Nacquero poi le macchine con spola a proietto, dette anche a "navetta vibrante".
La navetta aveva la forma di un piccolo proiettile dal cui fondo si inseriva la spola.
Il movimento della spola era ad arco di cerchio trasversale.

 

l sistema a gancio rotativo

Il sistema a gancio rotativo e spola a rocchetto piatto, era non altro che la classica macchina di Wheeler e Wilson (1854) che, a parte diverse novità meccaniche che vi erano state apportate nel trasporto del tessuto, utilizzava un sistema di spola assai semplice: un gancio ruotava circolarmente adducendo il filo che, avvolto su un rocchetto piatto e sottile, andava a serrarsi col cappio determinato dal filo dell'ago.

Sistema a gancio oscillante e spola ferma

Il sistema a gancio oscillante e spola ferma a cui prese parte House (1878), fu un perfezionamento del precedente sistema:  la spola non era sottile ma di dimensioni ben maggiori ed il gancio che ruotava avanti ed indietro, attorno alla spola, si infilava nel cappio del filo dell' ago.

Sistema a gancio rotativo e spola oscillante

(a bobina centrale)

Fu uno degli ultimi perfezionamenti: Gritzner (1879) e successivamente Dihel (1886) migliorarono la navetta. Questa venne costituita da una capsula in cui si andava ad introdurre la spola. Il sistema era abbastanza analogo al precedente ma venne poi utilizzato dalla maggior parte dei costruttori.

Il nuovo design

Nel 1940 diventò cosa normale carrozzare ogni tipo di meccanismo così da coprirne, quasi con pudore, le parti interne.
I designers si impadronirono della macchina per cucire senza potersi però sbizzarrire troppo, a causa dellla struttura già semplice della macchina stessa.

La macchina per cucire di produzione italiana.

Risalgono alla fine del 1800 i primi modelli italiani che vennero prodotti dalla Sobrero di Torino e dalla Stucchi (successivamente divenuta Prinetti Stucchi).
Successivamente nacquero a Pavia la Necchi, che attualmente detiene il primato su scala nazionale nella produzione di macchine da cucire di ogni tipo, e, nel 1934, la Vigorelli.
Altre aziende che in seguito presero parte al mercato furono la Borletti di Milano, la Visnova di Belluno e la Salmoiraghi di Milano.

 

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Ultimo aggiornamento: 21-04-04