VIA, VIA, VIA, VIA a quattro centrali

Dall'ottobre 2001 il ministro Marzano premeva per arrivare in fretta all'autorizzazione di nuove centrali, giustificandone l'urgenza col rischio del black out elettrico. Le Regioni, dando poco credito a quelle previsioni catastrofiche, esigevano il rispetto della loro autonomia garantita da una recente modifica costituzionale. La decretazione d'urgenza voluta da Marzano col suo decreto sblocca-centrali bis del febbraio 2002 aveva spinto le regioni a minacciare addirittura il ricorso alla Corte Costituzionale. Poi, negli ambienti del ministero era circolata la voce che veniva ripristinata nel decreto l'autonomia tecnica della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, e il WWF aveva colto come un segnale positivo questa parziale retromarcia.
Ma nei giorni scorsi il ministro dell'ambiente Altero Matteoli ha dato il via libera a quattro nuove centrali: l'iter parlamentare del decreto sblocca-centrali passa in secondo piano e rischia di svuotarsi se altre autorizzazioni dei due ministeri dell'Ambiente e delle Attività Produttive approveranno in via definitiva altri impianti.
Risolto a colpi di decreto il problema energetico a Roma, già alcuni si chiedono che impatto esso avrà in provincia, dove i cittadini sono soliti partecipare alle decisioni comuni, confrontarsi con i loro rappresentanti, in particolare per opere di cui si contesta la pubblica utilità.

Che il mercato dell'energia avesse perso la bussola, lo hanno dimostrato le oltre 600 richieste di costruzione di nuove centrali a metano: una abbuffata senza regole, alla mensa di tanti comuni italiani, lasciati spesso da soli davanti a montagne di soldi. Ciascuno può calcolare il valore dell'investimento proposto nel proprio paese, sapendo che questi progetti costano almeno 3-4 milioni di euro per ogni megawatt installato (escluse le spese accessorie). 
Le lenzuola di Corbetta, l'asinello di Arcola, gli incontri, le assemblee, le manifestazioni e i cortei in tanti centri italiani hanno dato il segno di un'opposizione diffusa e motivata, radicatasi profondamente nel territorio e che in questi due anni ha reagito con sempre maggiore determinazione a scelte economiche ed energetiche sbagliate.

Il Sole 24 Ore  Il ministero dell'Ambiente dà luce verde per quattro nuovi impianti da 3.200 Mw e altri dieci sono vicini al via
Centrali elettriche, riparte la corsa
In totale sono scattati investimenti per oltre 3,5 miliardi di euro
Jacopo Giliberto 

MILANO - Il ministero dell'Ambiente sblocca di colpo quattro nuove centrali elettriche per circa 3.200 megawatt. Il ministro Altero Matteoli ha pronti i decreti sulla Valutazione di impatto ambientale (la Via). Ma sembrano alle battute finali della Via anche i progetti di nuovi dieci impianti, e altre centrali potrebbero avere la procedura agevolata per partire in tempi brevi. In tutto, oltre 7.500 megawatt. Nell'ipotesi che questi progetti possano costare almeno 3-4 milioni di euro per ogni megawatt istallato (escluse le spese accessorie), gli investimenti complessivi dovrebbero essere nell'ordine dei 3-3,5 miliardi di euro. [...]Un'altra tornata di autorizzazioni ecologiche simile per dimensioni a questa potrebbe svuotare il dibattuto decreto sblocca-centrali, ora all'esame della Camera (si veda l'articolo a fianco). Dopo il passaggio dell'Ambiente, quello erroneamente ritenuto più ostico, manca solo il disco verde del ministero delle Attività produttive. [segue l'elenco delle centrali approvate e in via di approvazione]
[...]
a livello locale la popolazione contesta. Qui si giocherà il vero scontro. Ogni progetto ha il suo combattivo comitato locale di opposizione. Manifesti di protesta sui muri, sindaci pronti a dar battaglia, "papiri" con migliaia di firme, siti Internet che raccolgono i malumori di chi non vuole ciminiere altrui vicino a casa sua. In alcuni casi, l'impianto è accusato di contaminare un ambiente poco industrializzato, in altri casi la centrale è accusata di aggiungere inquinamento a una zona industriale già troppo compromessa sul fronte ambientale. Dopo il primo sì ambientale, la prossima frontiera di questi impianti sarà il via libera ai tralicci da posare per connettere le centrali con la rete nazionale di alta tensione.
Martedí 26 Marzo 2002

e-gazette  IL MINISTERO DELL’AMBIENTE SBLOCCA 14 CENTRALI ELETTRICHE PER 7.500 MW
Roma, 27 marzo - [...]Le quattro centrali che hanno ottenuto l’approvazione dell’Ambiente sono quelle della Foster Wheeler a Voghera (Pavia), dell’Edison a Candela (Foggia), dell’Agip Petroli nella raffineria di Sannazzaro de’ Burgondi (Pavia) e della Sondel ad Altomonte (Cosenza).
Le altre dieci, in attesa del via libera definito dell’Ambiente e infine dell’autorizzazione delle Attività Produttive, sono Atel di Vercelli, Sitel a Orta di Atella (Caserta) Sitel a Simeri Crichi (Catanzaro), Aem Torino di Moncalieri (Torino), Set (Meroli-Foster Wheeler-EniPower) di Ferrara, Energia Spa di Termoli (Campobasso), Foster Wheeler Merloni di Teverola (Caserta), Enipower di Ravenna, Mirant di San Severo (Foggia) ed Edison di Settimo Torinese, di cui le prime tre attendono a giorni la firma dei relativi decreti.
Nel caso delle centrali per le quali era stato chiesto il via libera al ripotenziamento, senza passare per la Via, la commissione ha detto sì per gli impianti a carbone Enel/Interpower di Vado Ligure (Savona) e termoelettrica di Ponti sul Mincio (Asm Brescia e Agsm Verona), che potranno partire da subito in quanto si tratta di interventi migliorativi anche sotto il profilo ambientale.
Gli impianti Acea di Tor di Valle a Roma e di Enel/Interpower a Napoli, per le quali era stato chiesto il repowering, dovranno invece sottoporsi alla trafila della valutazione di impatto ambientale.

e-gazette  DECRETO SBLOCCA CENTRALI: IL WWF TEME L'AUTORIZZAZIONE UNICA
Milano, 18 marzo - Il decreto sblocca centrali suscita ancora polemiche, questa volta, a esprimere perplessità è Gaetano Benedetto, responsabile delle relazioni istituzionali del Wwf Italia. Secondo Benedetto, infatti, "A colpi di decreti legge si stravolge il quadro del diritto ambientale e si rischiano contenziosi insanabili: la parziale marcia indietro del Governo sul ddl 1125, il cosiddetto Decreto Sblocca Centrali, è sicuramente un segnale positivo perché, a quanto trapela dalla Commissione industria del Senato, viene rispettata l'autonomia tecnica della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, secondo la procedura ordinaria vigente". In questo modo, ha aggiunto il responsabile delle relazioni istituzionali del Wwf, "Rimane intatta, a quanto si sa, comunque l'impostazione dirigistico/autoritaria del provvedimento, basato su una presunta emergenza energetica nazionale, che giustifica in maniera del tutto pretestuosa un'autorizzazione unica, per la modifica e il ripotenziamento di impianti esistenti di potenza superiore a 300 MW termici. Il decreto prevede che l'autorizzazione sia rilasciata dal Ministro dell'Industria e sia sostitutiva di tutte le altre in materia urbanistica, edilizia, paesaggistica, ambientale, ecc. Con quale tutela del diritto alla salute e all'ambiente è facile immaginare".

Il Sole 24 Ore  Le Regioni vanno alla Consulta
È scontro sulle nuove centrali 
ROMA - Le Regioni annunciano il ricorso alla Consulta contro il decreto "sblocca-centrali" [...]
Venerdí 22 Febbraio 2002

Il Sole 24 Ore  Energia - Le Regioni annunciano il ricorso alla Corte costituzionale contro il decreto Marzano
Uno stop allo sblocca-centrali
Il ministero: «Procedure pienamente regolari»
Federico Rendina 
ROMA - Dalle minacce all'offensiva. Le Regioni alzano decisamente il tiro sui due decreti "sblocca-centrali" varati dal ministro delle Attività produttive Antonio Marzano, e per affondarli minacciano addirittura il ricorso alla Corte Costituzionale. [...] in particolare l'ultimo decreto, quello che a febbraio aveva affidato direttamente al ministero il timone delle autorizzazioni per la costruzione delle centrali. Ma la guerra si trascina dal 5 ottobre 2000, quando il ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, aveva raccolto i crescenti allarmi del gestore indipendente della rete sul rischio di black out (vedi articolo a fianco) varando un primo decreto che garantiva alle nuove centrali una procedura burocratica semplificata, affidando comunque alle amministrazioni locali un ruolo di controllo e di verifica sulle opere. Niente da fare. Il primo decreto si era impantanato nel malcontento della conferenza Stato-Regioni, chiamata a dare il suo via libera. Marzano ha aspettato oltre cento giorni e poi ha deciso di usare le maniere forti, con un altro decreto "potenziato" che censurava nei fatti l'attendismo delle Regioni. Per nulla disposte, però, a mollare la presa. «Il nuovo decreto è in aperto contrasto con l'autonomia garantita alle Regioni dalla recente modifica costituzionale» incalzano all'unisono Ghigo e Tommaso Franci, assessore all'energia della Toscana e capofila del dissenso. [...] «Il ricorso alla decretazione d'urgenza - afferma Franci - è una scorciatoia preoccupante e il frettoloso inserimento di una intesa con le Regioni, al momento delle autorizzazioni, risulta incongruente, così come il riferimento alla legge obiettivo per le procedure di impatto ambientale». Il decreto - aggiunge - «è un passo indietro» già rispetto alla riforma amministrativa del 1998 e non trova giustificazione in «dati certi» sul rischio di carenza di energia elettrica. «L'unico black out al quale abbiamo finora assistito - incalza - è di natura istituzionale, visto che sul decreto non c'è stata alcuna consultazione con le Regioni». Il ministero cederà? Pare di no. Pacata ma fermissima la replica a caldo. «Il decreto di febbraio è stato regolarmente firmato dal Capo dello Stato e quindi riteniamo che abbia piena compatibilità con la Costituzione» osservano gli uomini di Marzano. Il decreto "bis" rimane operativo, per ora. E il suo destino rimane regolarmente affidato al dibattito parlamentare sulla conversione, che è in corso. 
Venerdí 22 Febbraio 2002