L'arte del saccheggio
Il mestiere delle armi è sempre stato considerato, nei
secoli, qualificante per l'uomo, degno di ogni rispetto perché
carico, più di ogni altro, di obblighi e motivazioni di
ordine morale, le stesse che oggi si tende a dimenticare sottolineando
gli aspetti meno
"belli" della professione.
Gli obblighi morali cui facciamo riferimento sono quelli, niente
affatto scontati, della difesa dei diritti e della libertà
della propria nazione e dei propri concittadini; l'aspetto meno
bello di questa attività è certamente l'uso della
violenza. Per inciso non conosciamo nessuno più "antimilitarista",
in relazione a quest'ultima, dei militari veri, tanto per sfatare
un pregiudizio comune.
Ci sono stati periodi della Storia, tuttavia, in cui un equivoco
sentimento del mestiere delle armi fece allontanare, e di parecchio,
i militari dai loro veri compiti, mettendoli al servizio di interessi
di parte se non privati, tanto che una delle prime cose fatte
durante la Rivoluzione Francese fu l'introduzione generalizzata
della coscrizione obbligatoria proprio per evitare questi fenomeni.
Tra il basso Medioevo ed il Seicento possiamo collocare il periodo
di maggior distacco tra popolo ed esercito. A questo punto facciamo
un'affermazione, da prendere con la dovuta prudenza, ma ci sembra
che il vero mestiere dei soldati, all'epoca, non fosse il combattere
ma il saccheggiare.
Durante una campagna il soldato, il militare al soldo di qualcuno,
teoricamente viveva sul territorio in cui si trovava ed a spese,
per l'alloggio ed il vitto, della popolazione locale mentre, ovviamente,
lo stipendio era a carico di chi lo avesse reclutato. Di fatto
questo vivere sul territorio si era trasformato in un'abitudine
tanto diffusa quanto deprecabile: il saccheggio. Visto che, in
genere, nessuno si lascia depredare volentieri il povero saccheggiatore
(povero prima) doveva ricorrere metodicamente alla violenza per
convincere il saccheggiato a sottomettersi; di questa violenza,
ovviamente, era certo meglio propinare una dose curativa piuttosto
abbondante per evitare discussioni.
Così possiamo affermare che la vera attività svolta
per vivere del soldato di allora fosse il saccheggio. Le giustificazioni
non mancavano, di ordine militare anzitutto, ma anche morale,
benché a noi sembri strano: per esempio punire dei ribelli;
eliminare dei banditi e la popolazione che li sosteneva, volente
o nolente non importava; imporre la propria fede religiosa ecc..
Notiamo subito che mai, come in questi casi, si può verificare
il principio della superiorità di un numero minore di uomini
organizzati, addestrati e tenuti insieme da un adeguato spirito
di corpo sopra una moltitudine non abituata alle armi.
L'epoca da noi indicata corrisponde al periodo in cui gli eserciti
cessano di essere formati dai soli nobili, essenzialmente cavalieri,
per ingrossarsi sempre più con truppe appiedate, necessariamente
reclutate tra le classi sociali inferiori ed armate a spese di
chi le reclutava. Questi eserciti si formarono nei liberi comuni
italiani, e la vittoria di Legnano sul Barbarossa ne fu una prima
affermazione. I nobili non saccheggiavano perché nella
mentalità altomedioevale essi erano già i padroni
di tutto e tutto prendevano agli inferiori senza contrasto; i
contadini stessi erano oggetto di razzia, come accadde agli abitanti
di Marcellina, vicino a Roma, che furono rubati da un feudatario
vicino che fu poi obbligato dal papa a pagare un affitto per un
certo periodo ed a restituirli in pari numero dopo che si fossero
moltiplicati.
Non bisogna, confondere il saccheggio, che viene fatto per impadronirsi
di beni materiali, con la devastazione che si faceva dei territori
e delle città nemici, operazione volta a privare l'esercito
contro cui si combatteva di ciò che gli servisse per sopravvivere.
Nell'alto Medioevo è questo secondo tipo di operazioni
che veniva prevalentemente effettuato e non sono rari i casi di
devastazioni effettuate sul proprio stesso territorio, come quelle
che fecero più tardi i Russi davanti a Napoleone per togliergli
la possibilità di rifornirsi sul territorio; naturalmente
morirono più contadini russi che soldati francesi, ma la
guerra fu vinta. Un esempio di azioni volte a privare il nemico
delle sue risorse territoriali sono stati i bombardamenti effettuati
recentemente dalla NATO sulla Serbia che, a sua volta, ha fatto
"terra bruciata" del Kosovo.
Le conseguenze di queste azioni potevano protrarsi anche per molti
anni. La distruzione dei canali sotterranei che irrigavano l'altopiano
dell'Iran da parte dei Mongoli permise loro di conquistare più
facilmente la regione, ma si impadronirono di un deserto, e ancora
lo è! Per questo, in seguito, Gengis Khan permise ai suoi
di saccheggiare le ricche città della Cina ma non di distruggerle
e, soprattutto, di non rovinare i campi o uccidere i contadini.
Del resto si sa che Gengis Khan era un bonaccione, solo un po'
goloso, ghiotto soprattutto di seni di vergini glassati.
Fu dal XV al XVII secolo che il saccheggio assunse quesgli aspetti
particolarmente odiosi che hanno costituito oggetto di tanti racconti;
chi non ricorda la descrizione manzoniana del terrore nelle popolazioni
alla discesa dell'esercito imperiale? E si trattava di un esercito
amico in trasferimento al fronte italiano per vie interne, figuriamoci
se fosse stato nemico!
Famosi, si fa per dire, in questa "specialità"
erano i Lanzichenecchi; combattenti sfegatati si traformavano
in bestie feroci quando potevano impadronirsi di una città.
Il loro stesso reclutamento, del resto, avveniva tra gente che
al tempo della cavalleria sarebbe stata impiccata da qualunque
vero militare senza troppe cerimonie per il solo fatto di vedere
dei villani permettersi di impugnare armi. Il termine lanzknecht,
letteralmente "compagni di lancia" è successivo
al loro primo reclutamento in massa nel 1486 da parte di Massimiliano
d'Asburgo, ma originariamente si chiamavano landsknechte ovvero
"compagni di paese", termine usato per indicare quel
gruppo che, nei paesi rurali tedeschi, imponeva la propria autorità
in modo, come diciamo noi italiani, "mafioso" con frequenti
escursioni al brigantaggio di strada. Naturalmente la prima interpretazione
del nome piace molto di più agli storici tedeschi.
Da tipi simili non c'era certo da aspettarsi molta umanità
nei riguardi degli altri ma solo poco rispetto dell'onore militare.
Spesse volte i gentiluomini che se li trovavano sotto il proprio
comando non riuscivano neppure ad essere obbediti. Solo Emanuele
Filiberto di Savoia ebbe il coraggio di farsi rispettare. Giovanissimo
(25 anni ci sembra) comandante supremo delle armate imperiali
per volontà personale di Carlo V, aveva dato ordine che
nessuno potesse prendere cibo senza autorizzazione dai depositi
pena la morte. Si era all'assedio di San Quintino, decisivo per
le sorti della guerra e i rifornimenti mancavano spesso anche
agli assedianti perché i Francesi ed i loro alleati, che
sapevano il loro mestiere, li ostacolavano con ogni mezzo: Una
sera due lanzi rubarono dalla mensa ufficiali del cibo già
pronto malmenando lo stesso cuoco di Emanuele Filiberto, furono
impccati senza aver fatto neppure a tempo a digerire. La mattina
il comandante dei reggimenti di lanzichenecchi si presentò
con gli uomini schierati, urlando, per avere soddisfazione ed
osò presentarsi con la pistola in mano. Emanuele Filiberto
avanzò calmo verso l'esagitato tedesco come per parlare,
mentre tutti gli ufficiali spagnoli ed italiani si schieravano
alle sue spalle e mandavano a chiamare i propri reggimenti, scansò
calmo senza parere con una mano la pistola che aveva di fronte
e lo fulminò sparandogli in pieno petto con la propria
estraendola improvvisamente dalla cintura. I gentiluomini del
suo seguito estrassero le spade, i lanzichenecchi abbassarono
le lance ma non successe niente, a dimostrazione che la disciplina
è anzitutto un problema di carattere psicologico. Credo
che oggi nessuno possa dire che i tedeschi non siano disciplinati.
Ben diversi sono i racconti relativi al Sacco di Roma del 1527.
Questo fu dovuto essenzialmente a loro, che non vollero sentire
ragioni: o a Roma o a Firenze, le città più ricche
del mondo di allora. Forse Carlo V avrebbe voluto evitare la cosa,
ma il Frundsberg, il comandante dei Lanzi, seppe che Clemente
VII (Giulio de' Medici) aveva licenziato le Bande Nere, la compagnia
messa su da suo cugino Giovanni, da poco defunto, credendo di
risparmiare; il tedesco capì che la città non aveva
più validi difensori. Le "Bande Nere" erano probabilmente
il corpo militare più disciplinato di quei tempi, soldati
veri, insomma. La presa della città fu facile e l'esercito
di Frundsberg, composto anche di Spagnoli ed Italiani, si diede
al saccheggio quasi immediatamente, appena il tempo di fare un'adunata
dopo aver finito di sgominare i difensori rimasti, gli Spagnoli
a piazza Navona ed i Lanzichenecchi a Campo de' Fiori.
Inutile descrivere la serie innumerevole di violenze alle quali
fu sottoposta la popolazione, che non si attenuarono neppure col
passare dei mesi perché se non si moriva il vincitore non
era neppure sicuro che uno avesse confessato tutto quello che
poteva aver nascosto. In un certo senso avevano ragione: grandi
tesori furono trovati nei posti più impensati. Ad un certo
punto, poi, qualcuno ebbe l'idea di andare a frugare nelle fogne,
e fu come cominciare da capo la caccia al tesoro. Ricordiamo che
in quest'epoca solo poche città avevano una rete fognaria
efficiente, in genere ereditata dai Romani antichi, e solo a Roma
erano state mantenute in discreta efficienza; in Germania, specie
dai posti di provenienza dei Lanzichenecchi, allora probabilmente
non ce n'erano ed è naturale che fossero sfuggite a chi
non ne aveva forse mai viste. Insomma, se si faceva resistenza
si imbestialivano i vincitori, se si era arrendevoli si insospettivano
di non essere truffati. Non si rispettarono neppure le case dei
partigiani dell'Imperatore e dei suoi diplomatici. I più
zuzzerelloni tra i Lanzichenecchi organizzarono anche un torneo
di calcio usando le teste di San Pietro e di San Paolo come palle,
fatto, per inciso, che ci rende perplessi sulla possibilità
che oggi si possa ritrovare la tomba di questi apostoli, in particolare
quella di Pietro; è probabile che si tratti proprio di
quella sulla quale Costantino costruì la basilica, ma figuriamoci
se si erano trattenuti dal saccheggiarla. Ma chi avrebbe detto
ai pellegrini che facevano un pellegrinaggio ad una tomba vuota?
Sempre che non fosse già stata violata dai Saraceni quando
presero il colle Vaticano senza poi poter entrare in Roma.
La maggior parte della popolazione morì prima uccisa dai
soldati, poi di stenti e, infine, dall'epidemia generata dal gran
numero di cadaveri insepolti. Questo trattamento non fu riservato
solo a Roma ma era, purtroppo, la fine di quasi tutte le città
prese con la forza, la fama di Roma ha solo fatto sì che
le cronache se ne occupassero di più.
Per fare un esempio diverso ricordiamo che quando i Turchi nel
1453 presero Costantinopoli i morti uccisi nel saccheggio furono
solo, si fa per dire, 4.000 escludendo i caduti in battaglia contro
i 50.000 (?) di Roma. Il Sultano fece risparmiare il maggior numero
di case perché non voleva una città morta ma la
nuova capitale del suo impero ed i suoi soldati, appartenenti
ad uno degli eserciti tradizionalmente più disciplinati,
rispettarono gli ordini quanto meglio potevano; certo, se si opponeva
resitenza
. ma furono anche casi limitati. Ordinatamente,
sotto la guida degli ufficiali, i militari svuotavano le case,
distribuendo le strade tra le varie compagnie, in fretta e con
efficienza, perdendo il minimo tempo in stupri e sollazi del genere.
Su ogni casa visitata si lasciava un contrassegno per segnalarla
agli altri reparti ed evitare inutili perdite di tempo e crudeltà.
Dopo la conquista la città, in gran parte risparmiata e
capitale di un vasto impero, divenne rapidamente la più
grande del Mediterraneo.
Chiudiamo ricordando che l'ultimo saccheggio visto in Italia,
anche se non gravissimo, fu fatto dalle truppe piemontesi a Novara
sbandate dopo l'omonima battaglia nel 1949. Si tratta di un episodio
marginale sul quale spesso si passa giustamente sopra ma che allora
fece scalpore; altrimenti si deve tornate alle guerre napoleoniche
ed ai russi di Suvarov.