FOLIVM III (VII).1-2, Febbraio-agosto 2001

 

UN INTERVENTO MANCATO
di Umberto Maria Milizia

Queste brevi note sono state scritte principalmente per scusarsi presso i partecipanti al Simposio del mancato intervento e, conseguentemente, presso i lettori della mancanza dell'articolo previsto per questi atti. Questo non ha voluto significare che non abbiamo avuto nulla da dire.
Il tema proposto, riguardante l'Arte in Italia ed in Romania prima della II Guerra Mondiale, era volto a dimostrare che i rapporti tra la Romania e le altre nazioni latine non erano stati preferenzialmente con la Francia, come comunemente si crede, e che questa sensazione era stata data dalla cattiva gestione di questi rapporti da parte del governo fascista. Comunque fossero andate le cose, nel concreto la Cultura si è sempre trasfusa tra le due nazioni con una certa continuità e con tale spontaneità di intenti da far sfuggire il fenomeno; in altri termini Romeni in Italia ed Italiani in Romania non hanno mai meravigliato; parliamo naturalmente di persone di cultura. Una prova di quanto diciamo è l'attenzione che si prestava in Italia alle trasmissioni "alternative" di Radio Bucarest da parte dei militanti dell'estrema sinistra, quando il Partito Comunista era tutto orientato su Mosca.
Riportiamo il tema del discorso fatto al convegno: Italiani e Romeni gesticolano nello stesso modo e la cosa in fondo non è per niente ovvia.
Chiaramente la base è da cercare nella fortissima somiglianza delle due lingue, ma anche in una comune base psicologica e comportamentale. Non è un gesticolare troppo ampio (come fanno gli anglosassoni quando vogliono imitarci) ma frequente e molto significativo, che integra fortemente il discorso parlato, facendo presupporre una buona capacità di controllo dell'ambiente umano circostante. In altre parole una capacità di interrelazionarsi fortemente agli altri ed eventualmente di aggregarsi. Un gesticolare, tra l'altro, molto creativo e che facilita il rapporto tra artista e pubblico, specialmente nel campo della musica e dello spettacolo teatrale. Insomma Italiani e Romeni pensano e creano con gli stessi procedimenti mentali, nei quali l'individualismo (che in sé non è né minore né maggiore che presso altri popoli) non è mai troppo egoista, forse prepotente, ma non egoista.
Queste considerazioni ci riportano a quello che avrebbe dovuto essere il tema originario dell'intervento: le relazioni culturali tra Italia e Romania sono relazioni "naturali", che non devono essere dimostrate, perché gli artisti romeni e quelli italiani creano nello stesso modo.