Queste brevi note sono state scritte
principalmente per scusarsi presso i partecipanti al Simposio
del mancato intervento e, conseguentemente, presso i lettori della
mancanza dell'articolo previsto per questi atti. Questo non ha
voluto significare che non abbiamo avuto nulla da dire.
Il tema proposto, riguardante l'Arte in Italia ed in Romania prima
della II Guerra Mondiale, era volto a dimostrare che i rapporti
tra la Romania e le altre nazioni latine non erano stati preferenzialmente
con la Francia, come comunemente si crede, e che questa sensazione
era stata data dalla cattiva gestione di questi rapporti da parte
del governo fascista. Comunque fossero andate le cose, nel concreto
la Cultura si è sempre trasfusa tra le due nazioni con
una certa continuità e con tale spontaneità di intenti
da far sfuggire il fenomeno; in altri termini Romeni in Italia
ed Italiani in Romania non hanno mai meravigliato; parliamo naturalmente
di persone di cultura. Una prova di quanto diciamo è l'attenzione
che si prestava in Italia alle trasmissioni "alternative"
di Radio Bucarest da parte dei militanti dell'estrema sinistra,
quando il Partito Comunista era tutto orientato su Mosca.
Riportiamo il tema del discorso fatto al convegno: Italiani e
Romeni gesticolano nello stesso modo e la cosa in fondo non è
per niente ovvia.
Chiaramente la base è da cercare nella fortissima somiglianza
delle due lingue, ma anche in una comune base psicologica e comportamentale.
Non è un gesticolare troppo ampio (come fanno gli anglosassoni
quando vogliono imitarci) ma frequente e molto significativo,
che integra fortemente il discorso parlato, facendo presupporre
una buona capacità di controllo dell'ambiente umano circostante.
In altre parole una capacità di interrelazionarsi fortemente
agli altri ed eventualmente di aggregarsi. Un gesticolare, tra
l'altro, molto creativo e che facilita il rapporto tra artista
e pubblico, specialmente nel campo della musica e dello spettacolo
teatrale. Insomma Italiani e Romeni pensano e creano con gli stessi
procedimenti mentali, nei quali l'individualismo (che in sé
non è né minore né maggiore che presso altri
popoli) non è mai troppo egoista, forse prepotente, ma
non egoista.
Queste considerazioni ci riportano a quello che avrebbe dovuto
essere il tema originario dell'intervento: le relazioni culturali
tra Italia e Romania sono relazioni "naturali", che
non devono essere dimostrate, perché gli artisti romeni
e quelli italiani creano nello stesso modo.