Autobiografia di Bernardo Corradi

Sono nato a Siena il 30 marzo del 1976 e battezzato nella Nobil contrada del Bruco.

Ho cominciato a tirare i primi calci da piccolissimo nel campino del convento dei Cappuccini. Alla fine delle scuole elementari praticavo anche pallacanestro e atletica, scegliendo poi a dieci anni di lasciare gli altri sport per dedicarmi solo al calcio giocando nel Marciano, la squadra di una parrocchia vicino casa mia. Ho cambiato varie squadre dai Pulcini del Siena a Staggia, S.Miniato e di nuovo negli Allievi Nazionali del Siena per infine approdare a Rosia una squadra di un piccolo paese a pochi Km da Siena.
Non era facile conciliare lo sport con lo studio poichè frequentavo il liceo classico, E.S.Piccolomini. Verso i sedici anni sono cresciuto più di 10 cm ed ho iniziato ad irrobustirmi fisicamente tanto che giocavo il sabato con gli allievi regionali e la domenica venivo sempre convocato con la prima squadra (che disputava la prima categoria). Durante la permanenza a Rosia sono stato convocato nella rappresentativa toscana, con la quale mi allenavo a Coverciano durante la settimana.
E' stata sicuramente una vetrina molto importante al punto che a fine anno sono stato richiesto dal Poggibonsi, una squadra di serie C2. Se sono approdato nel mondo professionistico molto merito è dei miei genitori: mia madre mi ha fatto praticamente da "autista" venendomi a prendere a scuola e portandomi agli allenamenti, spesso mi preparava anche il pranzo da consumare in macchina...; mio padre, che è stato anche lui calciatore, mi ha sempre dato molti consigli sia calcistici che su come si vive in uno spogliotaio.

A Poggibonsi sono rimasto due stagioni, la prima delle quali non giocai quasi mai a causa di un infortunio che mi costrinse ad un intervento alla gamba. Al termine del secondo anno fui acquistato dal Mobilieri Ponsacco C2 che mi lanciò come titolare fin dall'inizio: fui convocato dal mister Boninsegna nella nazionale di serie C e proprio durante una partita con la maglia azzurra realizzai una doppietta sotto gli occhi degli osservatori del Cagliari. A maggio il presidente del Ponsacco mi cedette al Cagliari appunto. A Cagliari avevo firmato per tre anni. Purtroppo la partenza di Mazzone e l'arrivo di Ventura non fu una felice circostanza in quanto il nuovo mister non mi riteneva all'altezza della categoria e fui costretto ad andare in prestito.
Scelsi la C1 ed esattamente Montevarchi, una squadra invischiata nella lotta per non retrocedere. Disputai un buon campionato contribuendo alla salvezza della squadra. Il secondo anno di Cagliari le condizioni di fiducia nei miei confronti non erano cambiate di molto e decisi di non iniziare nemmeno la preparazione, avevo varie richieste in serie B e scelsi Andria. Fu l'allora direttore sportivo Fausto Vinti che mi volle in tutti i modi e riuscì a convincermi che sarebbe stata l'esperienza giusta. Aveva ragione: ad Andria mi sono formato nel carattere di giocatore e di uomo. Il mister Rumignani ha contribuito fortemente alla mia crescita, gli sono riconoscente.

Al terzo anno di Cagliari parte Ventura ed arriva Tabarez insieme al quale arriva anche la mia speranza di poter dimostrare le mie capacità al pubblico cagliaritano. Grande feeling con il mister, una persona fantastica, che mi fa esordire alla prima giornata di campionato all'olimpico contro la Lazio. L'esonero di Tabarez e l'arrivo di Ulivieri hanno coinciso con il mio accantonamento in panchina, in quanto nonostante il mio impegno non ho mai goduto della fiducia del nuovo mister Ulivieri. Anno duro, forse il più triste, moltissima panchina, pochi minuti di gioco e molte promesse non mantenute dal tecnico e dal presidente. Al termine della stagione la mia decisione di andarmene dal Cagliari era irremovibile.
Ho imparato sulla mia pelle che la vita è una ruota ed infatti dopo un'esperienza così negativa arrivò la svolta: il Chievo Verona, piccola squadra quasi sconosciuta al grande calcio, sinceramente una scommessa in tutti i sensi, nessuno avrebbe rischiato mille lire su quello che poi quella squadra è riuscita a fare. Il presidente Campedelli ed il direttore sportivo Sartori (anche qua con lo zampino di Fausto Vinti collaboratore del Chievo) mi hanno permesso di raggiungere traguardi importanti, mi hanno fatto conoscere dal calcio che conta.
Due anni splendidi, forse irripetibili, di grandi successi e soddisfazioni con un contorno di pubblico veramente unico. Un gruppo di ragazzi favolosi, grande voglia di lavorare e giocare per gli altri, dove tutti ci sentivamo utili e importanti, nessuno indispensabile; e poi per ultimo, e non per importanza, il mister Gigi Del Neri dove le parole non sono sufficienti per dire quello che è significato per me. Solo adesso forse capisco che cosa è stato il Chievo per la mia carriera, rimarrà sempre nel mio cuore: siamo stati e ne sono veramente orgoglioso una favola che si è concretizzata con il lavoro, l'impegno e l'amicizia.

Il resto è storia di questi giorni con il riscatto dell'Inter, una mini parentesi per altro bellissima, e l'arrivo alla Lazio. Voluto fortemente da Mancini e dalla società in un anno che ha visto le partenze di due campioni come Nesta e Crespo. Sono qua per ricambiare stima e fiducia del mister e della società appunto, ma soprattutto per raggiungere obbiettivi importanti con i miei nuovi compagni per noi stessi e per una tifoseria che spero sia fiera di giocatori che danno tutto per una maglia così prestigiosa.

Bernardo Corradi

P.S. Non ho volutamente parlato delle persone che mi sono state vicine nei momenti veramente difficili perchè sono persone della mia famiglia come mio fratello Iacopo o i miei genitori, loro sono sempre accanto a me, o come il mio procuratore Moreno Roggi anche lui veramente uno di famiglia."

 

 

fonte: www.bernardocorradi.it

 

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