Cecilia

Ho ricevuto questo messaggio, dalla mamma di una studentessa, Cecilia, prima Liceo.

Cara Agostina, ieri la profe di lettere di Cecilia ha assegnato una consegna per un tema piuttosto difficile, secondo me. Lei è tornata a casa con la "brutta" in mano. Me l'ha allungata sorridendo:

- Mi ha aiutato, mamma, Alessandra è stata la mia ispirazione. Eravamo tutti piuttosto in difficoltà: è una traccia così vasta e infinita che non si sapeva da che parte cominciare. Io ho pensato subito a cosa avrebbe scritto lei. E così le ho scritto io."

Quello che segue è il tema di Cecilia. Per le sue considerazioni, brillanti e profonde, ha meritato un voto, 8 e mezzo, davvero inconsueto alle superiori. Il mio voto non posso quantificarlo, ma è possibile, forse, immaginarlo. Grazie Cecilia.

 

SCRIVI UNA LETTERA AD UN AMICO LONTANO PARLANDO DELLA SOCIETA’ IN CUI VIVI.

Cara Alessandra, da qualche giorno sul  mio comodino c’è il tuo scritto: ogni tanto, quando ho bisogno di riflettere sul mio presente, ti rileggo.

Mi chiedo spesso quali sarebbero state le tue considerazioni rispetto a questo “quotidiano”, talvolta un po’ confuso, talvolta triste e tragico e talvolta così entusiasmante.

Tu che ti stupivi di fronte ad un prato che si lisciava al vento come un gattino, come avresti protetto la tua ingenuità?

Vivo in un tempo intenso, meraviglioso e caotico, in cui tutto è possibile, in cui, per una come me che si entusiasma per ogni cosa, risulta tanto difficile scegliere. In questo senso sento di assomigliarti.

Tu amavi molto il tuo tempo ma il destino non ha voluto che tu lo potessi vivere fino in fondo ed io, ricordandoti, mi sento in dovere di assaporare ogni momento e di cogliere il buono di ogni aspetto.

Questo è molto difficile però, perché nella società in cui viviamo i cambiamenti avvengono con grande rapidità; il modo di studiare, di lavorare, di produrre, di comunicare si modifica continuamente e ciò aumenta l’insicurezza. Alla mia età non si hanno gli strumenti per decidere e per valutare o semplicemente per protestare.

Parlando con gli adulti capisco che, fino a qualche decennio fa, la stabilità, anche negativa, di alcuni valori, delle istituzioni e dei principi educativi, proprio in virtù della loro rigidità ma anche della loro chiarezza, permetteva ai giovani una protesta netta e precisa. Questo garantiva loro di identificarsi come soggetto sociale.

Mi spiego, Ale: la famiglia obbligava a credere?  Loro potevano protestare non andando in chiesa; la scuola imponeva comportamenti rigidi e vuoti? Loro hanno potuto progettare una protesta organizzata; la politica presentava modelli definiti? O eri bianco o eri rosso o eri nero o protestavi.

E noi? Come possiamo prendere il nostro posto noi? Noi che abbiamo poche regole a cui sottostare e pochi modelli sani da seguire.

Io penso che ci sia una via da percorrere per poter trovare chiarezza, e sono sicura che saresti d’accordo con me.

Credo, credo nello studio come mezzo per crescere e per trovare il proprio posto sociale; credo che sia necessario accorciare la distanza che ci separa dalle istituzioni: non possiamo pensare che ci ignorano se per primi le ignoriamo noi; credo che dovremmo cominciare ad essere protagonisti e non soltanto consumatori: potremmo iniziare a fare musica e non soltanto andare ai concerti, potremmo diventare dei veri atleti e non solo dei tifosi; credo che dovremmo coltivare la capacità di comunicare con gli adulti, in famiglia, tra di noi: sarebbe bello scrivere lunghe lettere e non soltanto telegrafici messaggi. A te piacerebbe molto, vero?

Solo acquisendo consapevolezza di ciò che siamo e di tutte le nostre potenzialità possiamo diventare cittadini veri e affrontare con proposte e soluzioni la complessità della società in cui viviamo.

Quello che chiedo a me stessa, e che anche tu avresti sicuramente preteso da te, è di non essere mai mediocre.

Quello che mi auguro, invece, è di conservare l’incanto.

I tuoi pensieri sul mio comodino me ne regalano un po’ ogni giorno.

Sorridimi da lassù.

Cecilia