NONNA
TASCABILE
Sono
una volontaria dell’Associazione Volontari Ospedalieri sezione di Formia e
Gaeta. Desidero presentare una persona che abbiamo incontrato durante le
visite "speciali" che organizziamo per le festività. Ciascuna visita,
in cui portiamo conforto ed amicizia, è in realtà speciale ma … ne
abbiamo scelta una in particolare da raccontarvi.
La
persona in questione si farà ricordare seduta ben dritta sul suo letto, con in
testa un berretto di lana rossa, il viso minuto dai vivissimi "occhi fari"
che ci hanno subito chiamati a lei dandoci la graziosa sensazione di non dover
trovare, bensì di essere trovati. G. P. è una donna soavissima di settantasei
anni (classe 1927) che abbiamo immediatamente battezzata "Nonna Tascabile".
“Peso 25 kg” – ci ha detto quasi con fierezza, poi è saltata giù dal
letto, si è sollevata la casacca del pigiama e ci ha mostrato la figura esile,
come a prevedere il nostro scetticismo. Con la stessa agilità, si è infine
rimessa a sedere e si è prestata ad una foto ricordo. Sembrava che ci
conoscesse già, che stesse aspettando proprio noi, per regalarci la sua storia.
E noi, che andiamo per consolare, siamo stati consolati, ed emozionati dal
racconto d’una vita d’altri tempi, fatta soprattutto di lavoro e dedizione
alla famiglia. G. P. è nata a Scauri, lì ha vissuto e lavorato, e lì risiede
ancora: “Uscita di qui, starò con mia figlia perché quando mi prende
l’affanno non riesco a stare in piedi” – ci ha detto con quel rammarico
che sentiamo così tante volte nelle voci a cui diamo ascolto; ci ha partecipato
l’umanissimo desiderio di andare ancora avanti, camminare sicura sulle sue
gambe, non appoggiarsi ad alcuno, essere ancora il grande sostegno della sua
famiglia, come lo è stata per lunghissimi anni, anche a causa del marito
invalido. Quarantotto anni di lavoro in un cinema, nel tempo libero a servizio
presso ‘li signuri’, senza disdegnare impieghi umili. Sorridente, spontanea,
G. P. ci ha raccontato le paure ed i disagi della seconda guerra mondiale,
quando fu messa su un treno con padre, madre e sorella, e si salvò da un
destino incerto saltando giù dal convoglio e rifugiandosi per qualche tempo a
Roma, sempre a servizio e mai in ozio. Le innumerevoli fatiche si sono sollevate
al pensiero della stima dei suoi molti conoscenti: “Mi chiamano ‘na ciuccia
di fatica’, "mi vogliono tutti bene per l’onestà e la pulizia”. E
quando le abbiamo chiesto di rammentare i momenti felici, ci ha risposto
“L’unica felicità è stata la nascita dei bimbi”. Dodici nati ma quattro
soltanto restati in vita – tre maschi ed una femmina. “Volessi murì per non
dare fastidio a nessuno!” – ha esclamato schermendosi di fronte alla
prospettiva di vivere a casa della figlia, una figlia che amorevolmente le
compra ‘sogliole fresche’ e altre prelibatezze per rimetterla in forze. Si
è illuminata nel parlare dei nove nipoti, bellissimo frutto delle sue uniche
gioie.
Queste
le piccole grandi imprese familiari di ‘Nonna Tascabile’. Grazie, per
averle diffuse. A G. P. l’eventualità di ‘finire sui giornali’ era
piaciuta moltissimo.
Cati
Giannelli
per l’A.V.O.