AUSTRALIA 2000

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

ABORIGENI Storia 'Gli aborigeni', originari dell'Asia, giunsero in Australia tra i 40.000 e i 60.000 anni fa; la capacita' di adattamento alle differenti condizioni ambientali permise la crescita della popolazione che all'epoca del primo insediamento europeo contava tra i 300.000 e il milione di abitanti. È probabile che mercanti provenienti dall'attuale Indonesia abbiano raggiunto la Terra di Arnhem ben prima del XVII secolo e che navigatori provenienti dall'Oriente siano sbarcati in Australia settentrionale dopo il XV secolo; sembrano inoltre provati contatti con le popolazioni della Nuova Guinea. L'Australia occidentale, tuttavia, rimase una terra inesplorata da parte degli europei fino al XVII secolo.

Diritti territoriali degli aborigeni La questione dei diritti territoriali degli aborigeni si è imposta come uno dei più importanti problemi legali di questi ultimi anni; essa emerse nel corso degli anni Sessanta con la crescente mobilitazione politica degli aborigeni, quando le rivendicazioni di uguaglianza salariale vennero superate da quelle relative alla proprietà di territori aventi un particolare significato religioso, culturale o storico. Nell'agosto del 1985 il governo formulò alcune proposte di legge per concedere agli aborigeni il diritto alla proprietà inalienabile di parchi nazionali, terre appartenenti alla corona e ancora non occupate e antiche riserve aborigene. Nell'ottobre dello stesso anno, Uluru (allora meglio noto con il nome europeo di Ayers Rock) fu ufficialmente ceduto alla comunità aborigena Mutijulu, con la clausola che sarebbe stato garantito il pubblico accesso al monolite. Ciò nonostante, in seguito a una forte opposizione da parte degli stati federati e delle compagnie minerarie, il governo federale non diede seguito alla proposta di legge, sollevando la protesta dei rappresentanti aborigeni. Ciò coincise alla fine degli anni Ottanta con lo scandalo suscitato dall'elevato numero di morti tra i detenuti aborigeni; nel 1988 un rapporto delle Nazioni Unite accusò l'Australia di violare i diritti umani internazionali nei confronti degli aborigeni. Nel maggio 1991 il rapporto della commissione reale istituita per investigare sulle morti dei detenuti provava il comportamento delle forze di polizia e stilava oltre 300 raccomandazioni per relazioni interetniche migliori. Nel mese di giugno il governo impose il divieto permanente di estrazione mineraria in una località storica aborigena nel Territorio del Nord. Un anno dopo, nel giugno 1992, l'alta corte riconobbe l'esistenza di un diritto di proprietà antecedente il primo insediamento europeo del 1788; la cosiddetta sentenza 'Mabo' ha stabilito che gli aborigeni e gli isolani dello stretto di Torres potevano legittimamente rivendicare un diritto di proprietà originario quando avessero dimostrato un legame 'stretto e continuo' con il territorio in questione. Questa affermazione ha rovesciato il concetto di terra nullius (terra senza proprietario) su cui si erano precedentemente basate le rivendicazioni territoriali degli aborigeni e ha stabilito un diritto di proprietà territoriale non più fondato sulla legge statutaria, ma che riconosce gli aborigeni e gli isolani dello stretto di Torres come proprietari originari del continente. Al contempo, tuttavia, la sentenza Mabo ha cercato di non mettere in discussione i diritti di proprietà legalmente acquisiti da cittadini non aborigeni. La maggior parte degli stati ha adottato una legislazione in linea con quella federale, tranne l'Australia Occidentale, dove gli interessi minerari sono particolarmente forti e dove si stima che le rivendicazioni di diritti originari di proprietà potrebbero riguardare anche il 40% del territorio. Sistema sanitario e assistenza sociale Il governo australiano, sia a livello federale sia nei singoli stati, si è particolarmente impegnato nello sviluppo dei servizi sociali. È prevista l'assistenza sociale a malati, anziani, invalidi e disoccupati e un'indennità di maternità è corrisposta alle madri che non percepiscono reddito. I lavoratori godono di sussidi di disoccupazione e di malattia, di indennità per gli infortuni sul lavoro e di un articolato sistema previdenziale. Nel 1984 lo stato federale ha introdotto un sistema sanitario destinato alla totalità della popolazione, noto come Medicare, che garantisce l'assistenza medica e la copertura delle cure ospedaliere e a domicilio, che sono gratuite. L'Australia è nota per l'efficiente servizio medico aereo (Flying Doctor Service) che offre assistenza medica agli abitanti delle regioni più remote, coprendo i due terzi del territorio australiano.

Le prime esplorazioni europee Nonostante l'Australia fosse sconosciuta all'Occidente, essa esisteva nel pensiero e nella mitologia del tardo Medioevo europeo: si riteneva infatti che dovesse necessariamente esistere una grande terra meridionale, o Terra Australis, che bilanciasse il peso dell'Europa e dell'Asia; sulle antiche carte europee la Terra Australis appariva come una grande massa sferica, situata piuttosto correttamente rispetto alla sua posizione reale. La scoperta vera e propria fu tuttavia molto tarda, e il completamento dell'esplorazione richiese ben tre secoli; fu così che il continente più vecchio dal punto di vista geologico fu l'ultimo a essere scoperto e colonizzato dagli europei. Navigatori portoghesi e spagnoli Nel corso del XV secolo la spinta espansionistica del Portogallo lungo la costa occidentale dell'Africa, motivata dalla ricerca di una via di commercio verso l'India, riaccese l'interesse europeo per la Terra Australis. Per diverse ragioni, tuttavia, la scoperta europea dell'Australia venne ulteriormente ritardata. Successivamente anche la Spagna, che aveva stabilito il suo impero in America centrale e meridionale, iniziò una serie di spedizioni dal Perù nel Pacifico meridionale, incoraggiate dalla scoperta di Alvaro de Mendaña delle isole Salomone, a nord-est dell'Australia, nel 1567. In seguito all'insuccesso dei viaggi del 1595 e del 1605, che non procurarono né minerali preziosi né nuove terre, la Spagna abbandonò il progetto di nuove spedizioni. L'interesse olandese Nel corso del XVII secolo i Paesi Bassi, potenza europea emergente, approfittarono dell'impegno portoghese in India per stabilire una fascia di scali commerciali dal capo di Buona Speranza alle Indie Orientali Olandesi (Indonesia). La scoperta dell'Australia fu resa possibile proprio dagli olandesi che, muovendo dai loro insediamenti nei porti indonesiani di Bantam e Batavia (Giacarta), affrontarono il Pacifico meridionale. All'inizio del 1606 Willem Janszoon raggiunse l'attuale stretto di Torres e avvistò parte della costa australiana, precisamente capo Keer-Weer, sul versante occidentale della penisola di capo York. Nell'ottobre del 1616 l'Eendracht, guidata dal comandante Dirk Hartóg, fu la prima nave a portare degli europei in terra australiana. Tra il 1626 e il 1627, Peter Nuyts esplorò circa 1600 km della costa meridionale dell'Australia. Il maggior contributo alla scoperta del continente, tuttavia, si deve a Abel Tasman, che nel 1642 navigò nelle acque dell'Australia meridionale, avvistando la costa occidentale dell'isola oggi conosciuta come Tasmania, e che nel 1644, dopo aver esplorato la Nuova Zelanda, intraprese una seconda spedizione verso la costa settentrionale australiana. Gli olandesi non procedettero a un'occupazione formale del continente che avevano scoperto (cui diedero il nome di Nuova Olanda), ritenendolo di scarso valore per il commercio europeo e lasciando così libero spazio all'arrivo degli inglesi.

Spedizioni e rivendicazioni britanniche Nel 1688 il bucaniere inglese William Dampier sbarcò nel nord-ovest dell'Australia e al suo ritorno in Inghilterra convinse le autorità navali a finanziare una seconda spedizione, che fu intrapresa nel 1699-1700; tuttavia il resoconto che ne riportò fu tale da far abbandonare agli inglesi ogni nuova impresa per quasi settant'anni. Solo successivamente in Inghilterra, potenza navale e commerciale, rinacque l'interesse per le nuove terre lontane: nel 1768 il capitano James Cook partì per un viaggio di esplorazione nel Pacifico e nel 1770 sbarcò a Botany Bay, sulla costa orientale, dichiarando la regione proprietà inglese col nome di Nuovo Galles del Sud. Furono Cook e il suo equipaggio, tra cui Sir Joseph Banks, a incoraggiare la successiva colonizzazione dell'Australia. L'esplorazione delle coste australiane non fu completata che nel XIX secolo; Matthew Flinders fu il primo a circumnavigare il continente tra il 1801 e il 1803, rilevandone le coste e dimostrando che l'Australia costituiva una terra unita e a sé stante. Nel 1798 era stato Flinders a compiere la prima circumnavigazione della Tasmania, con l'ufficiale medico George Bass, dimostrando che si trattava di un'isola; sempre a Flinders si deve il nome di Australia, che sostituì ufficialmente quello di Nuova Olanda dopo il 1817. Il territorio interno dell'Australia rimase inesplorato fino agli anni Settanta del secolo scorso.

Colonie penali L'Australia rivestiva per la Gran Bretagna un interesse di tipo strategico e, dopo la perdita delle colonie americane (1783), anche socioeconomico; il controllo del continente, infatti, avrebbe garantito una base per i crescenti commerci con il Pacifico e l'Asia orientale oltre a una soluzione al sovraffollamento delle carceri nazionali, essendo ormai precluso alla Gran Bretagna l'invio di detenuti in terra americana. Nel 1786 il governo inglese annunciò la sua intenzione di istituire una colonia penale a Botany Bay, sulla costa sudorientale del Nuovo Galles del Sud, che sarebbe diventata una colonia economicamente indipendente grazie ai lavori forzati dei detenuti. Il capitano della marina inglese Arthur Phillip fu incaricato di prendere possesso dell'intera Australia, comprese la Tasmania e le isole a est del 135° meridiano, e gli fu conferito un potere assoluto in qualità di governatore del territorio.

L'espansione della colonia Nel corso del XIX secolo l'Australia conobbe una serie di rapide trasformazioni, che furono alla base della sua società moderna. Si trattò soprattutto dell'istituzione, tra il 1829 e il 1859, di quattro delle sei colonie che sarebbero divenute i futuri stati australiani, dell'espansione dell'allevamento e della pastorizia verso l'interno, infine della scoperta dell'oro. Esplorazioni dell'interno I primi esploratori europei dell'interno del continente ebbero un ruolo molto importante per la storia economica dell'Australia e per la formazione del carattere nazionale; furono infatti le loro imprese, ancor più di quelle dei navigatori che avevano scoperto il continente, a entrare nell'immaginario collettivo e a ispirare l'opera delle future generazioni di artisti australiani. George William Evans si spinse oltre i monti Azzurri, aprendo una via verso Bathurst (fondata nel 1815). Negli anni Venti, John Oxley ampliò la conoscenza delle pianure e del corso dei fiumi Lachlan e Macquarie; nel 1827 Alan Cunningham iniziò l'esplorazione dell'interno del futuro Queensland. Il più famoso tra questi esploratori fu forse il capitano Charles Sturt che, nel 1828-1830, tracciò il bacino del Murray-Darling Basin, oggi il cuore agricolo dell'Australia; Thomas Livingstone Mitchell completò la sua opera, e nel 1836 aprì la via che dal Nuovo Galles del Sud conduceva al ricco territorio della zona occidentale dello stato di Victoria. La mappa del retroterra costiero dell'Australia Occidentale fu tracciata da George Grey (1837-1840) e da Edward John Eyre, che non riuscirono tuttavia a raggiungere il centro del continente da Adelaide; riuscì nell'impresa John McDouall Stuart nel 1860, che proseguì nel 1862 per raggiungere Darwin via terra. Il più famoso tra gli esploratori delle regioni centrali e nordorientali fu Ludwig Leichhardt, che nel 1846-47 guidò due fortunate spedizioni, prima di scomparire nel nulla in circostanze misteriose; ancor più famosa fu la tragica morte di Robert O'Hara Burke e William John Wills, al ritorno dalla loro spedizione da Melbourne verso il golfo di Carpentaria nel 1860-61. Nuovi insediamenti Nel 1827 il capitano James Frazier Stirling esplorò il fiume Swan sulla costa occidentale; due anni più tardi, con un gruppo di investitori inglesi, vi faceva ritorno come governatore della colonia dell'Australia Occidentale. Nel 1850 la colonia richiese l'invio di forzati per aumentare la mano d'opera e ne ricevette circa 10.000 prima del 1868, quando il trasporto dei forzati ebbe fine.

La febbre dell'oro e le sue conseguenze La febbre dell'oro alla metà del XIX secolo accelerò lo sviluppo dei nuovi stati. Nell'aprile del 1851, Edward Hargraves scoprì i primi giacimenti a Summer Hill Creek, nel Nuovo Galles del Sud, suscitando una vera e propria febbre, che interessò lo stato di Victoria a Mount Alexander, Ballarat e Bendigo, il Nuovo Galles del Sud e il Queensland. Nei dieci anni che seguirono, l'Australia esportò oro per un valore superiore ai 124 milioni di sterline e nel 1961 la popolazione residente contava quasi 1,2 milioni di abitanti, essendosi triplicata rispetto al 1850. La restrizione della possibilità di ingresso nel paese applicata nel 1856 dal Victoria nei confronti dei lavoratori immigrati cinesi, fu il primo passo verso l'adozione da parte delle colonie di una politica detta di "Australia bianca", che permetteva l'immigrazione ai soli lavoratori europei bianchi; questa politica fu ripresa ed elaborata a livello nazionale dal nuovo governo federale dopo il 1901. Le condizioni degli aborigeni I primi contatti frequenti tra gli europei e gli aborigeni, seguiti all'insediamento del 1788, furono relativamente pacifici. Con la colonizzazione della Terra di Van Diemen, tuttavia, le comunità aborigene cominciarono a venire distrutte su ampia scala; sul continente, dove gli allevatori cercavano terre per i loro greggi, le comunità aborigene furono respinte verso il più arido interno. Ufficialmente, per tutto il XIX secolo, la politica coloniale nei confronti degli aborigeni fu quella di garantire l'uguaglianza; tuttavia, si passò ben presto da una politica di protezione a una punitiva. Lo scontro tra le due culture fu particolarmente drammatico all'epoca dell'espansione dei pascoli verso l'interno, quando i coloni iniziarono ad adottare severe misure repressive nei confronti degli aborigeni. A livello locale e coloniale, la distruzione o l'indifferenza per la cultura aborigena si accompagnò spesso a pratiche segregazioniste in base alle quali la popolazione indigena fu chiusa in riserve ed esclusa dalla vita coloniale. Prima del XX secolo comunità aborigene piuttosto numerose vennero confinate soprattutto nel Territorio del Nord, nel Queensland e nel Nuovo Galles del Sud. Si sarebbero dovuti attendere gli anni Cinquanta del nostro secolo perché la popolazione aborigena ritornasse lentamente ai livelli precedenti l'arrivo degli europei e perché il governo cominciasse a rivedere la sua politica.

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