Nel dicembre di quindici anni fa, Ylenia Carrisi era in Belize e viveva in una capanna vicino al mare. Lì passava le sue ore studiando il voodoo, aiutando i bambini poveri di colore e prendendo appunti per il suo libro sugli "homeless". In quelle ore di serenità stava trovando sé stessa e il vero motivo della sua vita. Probabilmente capì che preferiva la realtà fatta di povertà e sofferenza, che già abbracciò San Francesco insieme a Santa Chiara, massimi esempi. Ma così si staccò definitivamente dalla sua famiglia di origine, che viveva in un mondo vellutato e più che benestante, fatto di successo e tanta musica e concerti. Ylenia ha preso il largo dalla famiglia fin dalla fine di agosto del 1993 quando i Carrisi tornarono a Cellino San Marco (Br), dopo aver girato il film "L'America Perduta" in USA. Ylenia invece si trattiene a New Orleans, loro ultima tappa, e poi torna a Londra in settembre, per proseguire gli studi. Ma ecco che, invece, afferma di voler rompere con la vita passata, per andare in Belize ad aiutare i piccoli poveri di laggiù. Il 25 dicembre Ylenia ha appuntamento con la famiglia in Ecuador, ma non va all'appuntamento. Il 27 dicembre lascia il Belize e si reca a New Orleans. Probabilmente le ricerche per il suo libro necessitavano di vita a contatto con i neri delle città del Sud degli States e di New Orleans in particolare, patria del voodoo e della musica. La passione di Ylenia per i neri era grande, come per i poveri artisti di strada, frutto del suo animo più che sensibile. Romina Power affermerà: "Lei (Ylenia) diceva che gli africani sono più forti, ora so che aveva ragione", in occasione della sua vacanza in Africa (Chi, 15 maggio 2002). Una passione come tante. E in effetti oggi vediamo come i neri primeggiano negli sport di tutti i tipi. E siamo finalmente giunti ad avere un Presidente di colore negli USA, il primo (Elezioni Presidenziali 2008). Ma c'è un altro elemento che in prima analisi sembra sfuggire a qualsiasi importanza e invece spiega tutto. Ylenia acquistò una piccola Bibbia rossa il 2 o 3 gennaio 1994 a New Orleans. Perché in quel libro sacro vi è profetizzato prima (Antico Testamento) e raccontato poi (Nuovo Testamento) l'avvento del Messia Gesù Cristo, il quale aveva annunziato le Beatitudini per i perseguitati, in Matteo 5 e in Matteo 11,5 Gesù dice: "I ciechi riacquistano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono mondati e i sordi odono; i morti resuscitano e il vangelo è annunziato ai poveri". E in Galati 2,10: "Soltanto ci raccomandarono che ci ricordassimo dei poveri, proprio quello che mi ero proposto di fare anche io (San Paolo)". "Ascoltate, fratelli miei carissimi, non ha Dio scelto i poveri del mondo, perché siano ricchi in fede ed eredi del regno, che egli ha promesso a coloro che lo amano?" Giacomo 2,5. Ylenia di certo avrà scoperto questo aspetto delle scritture e se ne sarà fatta interprete. Questi sono stati i suoi sentimenti poco prima della sparizione del 6 gennaio. Cosa era successo, perché era sparita? Forse l'ultima litigata con il papà Al Bano, del 31 dicembre 1993 al telefono, aveva rotto gli equilibri e convinto Ylenia a seguire la sua strada, che Al Bano non gradiva, perché avrebbe voluto spalancarle le porte del successo. Buon padre. Forse al Le Dale Ylenia ha conosciuto qualche ragazzo con cui è poi partita per un viaggio lontano, fatto di alcune tappe significative. Forse alla fine ha seguito la sua libertà. Di certo però c'è che su Masakela furono trovati i documenti di Ylenia e questo depone male per il trombettista di colore da strada. Se Ylenia è fuggita da lui, ha dovuto lasciare anche i documenti. L'alternativa è fatta di scenari foschi, di droga e forse di un ultimo salto nel Mississippi, ma io ho sempre sperato e sentito il contrario. E preferisco sognarla felice in viaggio per il Belize e altre parti del mondo, magari madre di tre figlie femmine (e un maschio?), proprio come Romina. Ma la cosa che mi piacerebbe di più è che Ylenia tornasse in Italia ad insegnare alle giovani generazioni allo sbando, il senso e la magia della vita, con la sua cultura infinita. Aurelio Nicolazzo, dicembre 2008 |