I NERI D’AMERICA NEGLI STATI UNITI

La guerra civile nel nord America, che doveva portare all’abolizione della schiavitù, si concluse nel 1865 con la vittoria dei Nordisti. Già l’anno successivo, però nel Tennessee, prese vita un’associazione  terroristica chiamata ku klux klan volta a stabilire  con la violenza la supremazia dell’uomo bianco. A parte le intimidazioni e i linciaggi (legge di Linch) giunti quasi ai nostri tempi, una serie di usanze locali discriminava la popolazione nera. Se in teoria i neri potevano votare, era facile tenerli lontani dalle urne. Venivano considerati razza inferiore e veniva loro impedito di entrare nei  locali per i bianchi, sugli autobus dovevano sedere in fondo alle vetture e alzarsi se qualcuno voleva il loro posto.

Erano addetti ai lavori più umili e peggio pagati, con immancabili punizioni se appena alzavano la voce. In tre secoli dal seicento alla fine dell’ottocento le navi negriere avevano fatto in Africa 14.000.000 di veri  e propri prigionieri, molti dei quali morivano di stenti durante la traversata dell’oceano. Resistevano i più robusti e forse si deve a questo la loro superiorità atletica nella velocità e nel basket. La presunta inferiorità intellettuale veniva poi smentita  dal lento affermarsi di persone di colore che cominciavano a emergere nel campo del commercio, degli affari  e perfino della scuola e dell’esercito, ma era una durissima lotta, sempre fra ostacoli e pregiudizi. Le riforme di legge andavano per le lunghe e faticosamente applicate, per cui furono gli stessi neri  a dover prendere l’iniziativa.

Cominciarono a diventare noti nomi come Malcom X, teorico della guerriglia armata e Martin Luther King, profeta della “non violenza” secondo gli insegnamenti dell’indiano Ghandi. Ad iniziare la svolta definitiva furono episodi apparentemente minori con protagonisti ignoti.

Nel 1955 in Alabama una donna di nome Rosa Parks, stanca per la giornata di lavoro, si rifiutò di cedere il posto ad un bianco; il guidatore fermò l’autobus e due poliziotti arrestarono Rosa. Sembrava un fatterello insignificante, ma fu invece l’inizio della rivolta pacifista.

La comunità nera insorse, fu decretato il boicottaggio ai trasporti locali. Per ben 382 giorni nessuna persona di colore salì su quegli autobus e la compagnia che li gestiva fu costretta al fallimento. Il fatto, oltre che in campo nazionale, ebbe risonanza mondiale. Martin Luther King guidò la rivolta pacifica, ma egli stesso nei suoi ultimi anni, dovette prendere atto che la lentezza delle riforme governative e i pregiudizi della comunità bianca spingevano inevitabilmente la gente di colore verso iniziative estremiste. In questo clima di tensione, tanto Martin Luther King quanto Malcom X pagarono con le vite. L’uno voleva il progresso senza sangue, l’altro predicava l’insurrezione armata: le pallottole dei Killer non fecero distinzione.