> la foto e' di Gianni Fornara <
Ripercorrendo
le rotte delle antiche vie carovaniere abbiamo raggiunto la Cina nell'estate
2001, incontrando sul nostro cammino i resti di grandi civiltà del passato e le
culture millenarie che sono nate in questi luoghi.
Abbiamo attraversato Grecia, Turchia, Iran, Pakistan, valicando il Khunjerab
Pass siamo entrati in Cina, fino ad arrivare a Kashgar, crogiuolo etnico di
popolazioni centro-asiatiche, per poi tornare sui nostri passi attraverso le
ex-repubbliche russe fino a raggiungere nuovamente casa; dopo 60 giorni dalla
nostra partenza e 18.000 km percorsi tocchiamo il suolo italiano al porto di
Ancona e in tale giorno si conclude fisicamente il raid che ci ha visto
percorrere le strade delle 9 nazioni attraversate.
Mentalmente invece il viaggio continua ancora dentro ognuno di noi...
APPUNTI DI VIAGGIO
Credo che un racconto, per quanto irreprensibile, non possa mai comunicare fino
in fondo le idee o le emozioni che un viaggio trasmette, tanto meno un resoconto
posticipato di qualche mese rispetto alle esperienze vissute riesce a rendere
giustizia a quelle situazioni "magiche" che spesso valgono il viaggio
stesso,momenti che vengono sfiorati per un attimo e difficilmente rimangono
impressi a fondo nella memoria.
Ecco perche' ho preferito riportare come testimonianza dell' impresa gli appunti
di viaggio scritti quotidianamente, sicuramente non all'altezza di certi
racconti-guida nel genere, ma reali,vissuti, e spero in grado di poter regalare
qualche attimo speciale a tutti coloro che vorranno condividere con noi questo
sogno finalmente realizzato....
f.n.
30/06 ( Bologna
- Ancona )
- la partenza : Imbarco ad Ancona per Marco & Fabio alle ore 13.00,
arrivo previsto per domenica mattina alle 5.00 in Grecia.
1/07 ( Igoumenitsa
- Kavala)
Il traghetto arriva al porto di Igoumenitsa in orario, il tempo di
cambiare un po' di dracme e siamo gia' in partenza verso il confine turco.
Il freddo del mattino e le strade scivolose della Grecia non aiutano a
distendersi, considerato che e' da quasi un anno che non guidiamo le moto
cariche ( in assetto da viaggio), ma bastano poche curve per riprendere la mano
e spingere ad un ritmo non proprio turistico....
Prima sosta ad un bar sulla strada e approccio con il cibo greco: ci troviamo a
mangiare una tiropita (pasta sfoglia ripiena di formaggio con spinaci) osservati
dai vecchi intenti a logorare il rosario che si passano sistematicamente fra le
dita.
Si riparte in direzione Meteore, famosi complessi monastici dalle particolare
ubicazioni.
Il termometro segna 34°, e' tempo di fermasi ad assaporare una delle ultime
birre che potremo concederci lungo il tragitto, accompagnata da un piatto di
giros.
Il pomeriggio lo dedichiamo a macinare chilometri, decisi ad arrivare a Kavala
(eventuale punto di incontro con Piero ed Enzo a 200 km dalla Turchia) per il
pernottamento.
Alla sera sentiamo Piero & Enzo che sono gia' sul traghetto delle 20.00 che
li portera' in Grecia il lunedi mattina.
2/07
( Kavala - Tekiridag)
Sveglia alle ore 11, tanto non abbiamo fretta, stiamo aspettando Piero ed
Enzo che sbarcano stamattina a Igoumenitsa.
Colazione con la solita pasta sfoglia ripiena di feta e poi con calma ci avviamo
verso il confine turco. Il programma era di attraversare il confine e arrivare a
Tekiridag, poco prima di Istanbul, dove ci avrebbero raggiunto anche gli altri,
ma alle 17 ci sentiamo con Enzo e scopriamo che si sono gia fermati dopo aver
preso qualche centinaia di Km di pioggia, quindi anche oggi salta il riaggancio.
Passiamo la frontiera dopo circa un'ora di attesa, in quanto è stagione di
rientri per gli immigrati turchi in Germania e ci sono lunghe file agli
sportelli; si respira subito un'altra atmosfera, il militare al posto di blocco
ci ferma e si fa una foto insieme a noi e alle nostre moto, manco fossimo due
star di Hollywood. Anche il paesaggio cambia radicalmente, ampi spazi pieni di
girasoli in fiore e la strada lunghissima che si perde all'orizzonte dietro le
colline, guidare alla sera in questi paesaggi con dei colori stupendi e una
temperatura finalmente sopportabile da una certa soddisfazione.
Arriviamo come previsto a Tekiridag e spendiamo la bellezza di 13 milioni
per la camera di albergo, ma è normale e colpa della inflazionatissima lira
turca e la camera in realtà costa solo 12 dollari. Adesso siamo nella camera
d'albergo e sentiamo risuonare il primo muezzin che ci fa capire che è tardi ed
è ora di andarci a mangiare una pizza turca.
Alla prossima.
3/07
( Tekiridag - Bolu)
Passiamo la giornata a "rincorrerci" con Piero & Enzo,
schiviamo piu' di una volta l'indesiderata pioggia, mangiamo chili di polvere
alzata dai camion che percorrono numerosi la statale che collega Istanbul ad
Ankara.
Respirando colonne di fumo nere che escono dagli scarichi di qualsiasi mezzo in
movimento, ci divertiamo ad assistere ad un tentativo di sorpasso (non
riuscito!!!!) tra due camion alla folle velocita' di 10 km/h.
Il benzinaio ci offre un te dopo averci fatto il pieno e giunti all'albergo
Marco si mette a contrattare sul prezzo della stanza....alla fine riusciamo a
risparmiare 6.000 lire in 4!!!
Alle 23.30 entrano finalmente in camera Piero & Enzo; il riaggangio e'
avvenuto!!!
4/07
( Bolu - Erzincan 900Km)
Giornata di trasferimento "veloce" da Bolu a Erzincan,
dove giungiamo a notte inoltrata. Rimaniamo in sella la maggior parte del tempo,
concedendoci qualche sosta durante i rifornimenti (a fine giornata abbiamo
percorso 900Km): la strada e' un susseguirsi di sali e scendi che si perdono a
vista d'occhio, le vallate che attraversiamo si dipingono di rosso al tramonto e
la luna che spunta da dietro il monte sembra cosi' grande da poterla toccare con
un dito.
Un carrarmato che transita vicino alla locanda dove mangiamo ci riporta alla
mente che questa e' una zona "calda" della Turchia, guardo la faccia
del ragazzo che mi sta servendo che sembra felice nonostante tutto.
5/07
( Erzincan - Dogubayazit)
Da Erzincan a Dogubayazit.
Verde, giallo, marrone, blu e bianco; questi sono i colori che dipingono la
parte orientale della Turchia. Il contrasto del cielo che risalta tra le cime
delle montagne, le nuvole che intervallano zone chiaro-scure sui campi di grano
e pascoli sconfinati, i villaggi dei pastori e le donne che lavano i tappeti
lungo i corsi d'acqua ci accompagnano fino al tramonto; siamo a Dogubayazit, e
la vista che abbiamo dal castello abbraccia tutta la vallata sottostante.
6/07
( Dogubayazit - Tabriz)
Dogubayazit ore 7 del mattino: ci raggiunge col suo BMW 1150 GS dopo aver
viaggiato praticamente tutta la notte in mezzo all'altopiano turco, noi invece a
quell'ora ci alziamo cosi' lo rimettiamo in moto e ci dirigiamo verso il confine
iraniano.
Senza alcun problema riusciamo a passare la frontiera e ci rendiamo subito conto
dell'estrema disponibilita' degli iraniani.
Cambiamo qualche dollaro al mercato nero e via subito a far benzina: 120 lire al
litro!!!! E' una soddisfazione, e non è tutto: un camperista che incontriamo
poco dopo al ristorante ha fatto gasolio per 30 lire litro.
Scopriamo che lui (insieme alla moglie con capelli rigorosamente coperti da un
velo) si sta dirigendo verso il Pakistan, quindi probabilmente lo incontreremo
nuovamente lungo il tragitto.
Si riparte sotto un sole che inizia a scaldare sul serio, destinazione
Tabriz; lungo la strada la mano alzata del poliziotto serve solo per
"intimare" un saluto.
Facendoci consigliare un buon posto in citta' dove sfamarsi ci ritroviamo al
centro di un Luna Park, c'e' anche il ristorante e si mangia davvero bene . La
corsa in taxi per il rientro e' forse stata la cosa piu' pericolosa che abbiamo
visto dall' inizio del viaggio fino ad ora!!!
7/07
( Tabriz - Qanzin)
Trasferimento verso Qanzin, con un clima che nonostante i 1300 di altezza
inizia ad essere molto caldo. All'arrivo riusciamo a farci un giro nell'immenso
bazar che prende vita proprio verso sera quando il clima si fa piu' mite. Più
tardi andiamo in un locale dove si fuma il narghilè e ci rendiamo conto
dell'imbarazzante ospitalità iraniana: oltre ad offrici l'ayran (yogurt
allungato e speziato) e il gelato al pistacchio, a nostra insaputa ci pagano
anche il conto.
Idem il tassista al ritorno in albergo che ci offre la corsa, in cambio ci
"tortura" facendoci ascoltare a massimo volume la più grande rock
star iraniana...
8/07
( Qanzin - Qom )
Ci facciamo consigliare un percorso alternativo per arrivare a Qom (citta'
santa dell' Iran) evitando la caotica Teheran.
Il paesaggio si fa subito molto secco, quasi desertico; incontriamo il primo
caravanserraglio, in pratica l'autogrill della Via della Seta, dove le carovane
facevano sosta lungo il tragitto.
Arrivati a Qom ci accoglie un incessante vento caldo e il 42 gradi si sentono
tutti.
Visitiamo la stupenda moschea di Hazrah-è Masumeh, anche se sarebbe vietato
l'ingresso ai non musulmani, ma in mezzo alla folla non veniamo notati.
9/07
( Qom - Esfahan )
L'agenzia iraniana a cui ci siamo appoggiati per avere il visto non ha badato a
spese per la prenotazione dell' albergo a Esfahan che era compresa nel servizio
e ci ritroviamo in un 4 stelle di lusso (insieme ad arabi facoltosi con il
fardello di mogli a seguito) dove le comodita' non mancano.
Inutile dire che ci troviamo subito a nostro agio e ogni pretesto e' buono per
tornare in camera a usufruire dell' aria condizionata.
La citta' troppo turistica svela comunque i sui lati migliori: le favolose
stanze da the che si affacciano sulla piazza centrale meritano sicuramente una
visita, la gente e' cordiale all' inverosimile e non perde occasione per
rivolgerti la parola.
10/07
( Esfahan)
Un detto recita: "Chi ha visto Esfahan ha visto la meta' del mondo".
In effetti la citta' offre mille opportunita' ed e' impossibile vedere tutto in
2 giorni.
Splendida la stanza da the situata ai piedi del ponte "Si o Se";
per arrivare ai tavoli bisogna passare sopra delle pietre regolarmente
distanziate, unico passaggio per superare il corso d'acqua del fiume.
11/07
( Esfahan - Yazd 320km.)
Le uniche nuvole che si vedono in giro sono quelle di fumo che escono dai
motorini dei ragazzi che provano di seguirci quando passiamo dentro i villaggi
seminati a distanza di chilometri l'uno dall' altro; in mezzo a questi il
deserto fa da cornice ai primi dromedari che incontriamo, la temperatura e'
troppo elevata anche per percorrere solo 50Km. e un chai (the) caldo e' l'unico
sollievo che abbiamo.
Esfahan - Yazd , impieghiamo 6 ore a percorrere i pochi chilometri che separano
le due citta'; a meta' mattinata incontriamo anche un olandese che con una
Enfield Bullet comprata in India sta percorrendo da solo la strada del ritorno
alla folle media dei 70 km/h: ci fermiamo a fare 2 chiacchiere con lui e
scopriamo che e' in viaggio per il mondo da due anni, poi ha deciso di tornare a
casa e si e' comprato la moto per percorrere la strada del ritorno.
Arrivati a Yazd nel primo pomeriggio impieghiamo il resto del tempo per visitare
la citta'; il vento costante (ovviamente caldo) e la pizza salata che mangiamo
ci mettono un po' di sete.a fine cena ci accorgiamo di aver bevuto la bellezza
di 10 litri d'acqua in cinque.
12/07
( Yazd - Bam 570 km)
Giornata di trasferimento: la partenza prevista per le 8 di mattina subisce
qualche ritardo : la colazione e' sacra e tutti siamo d'accordo per la sosta.
Ci aspettiamo anche oggi di toccare temperature di tutto rilievo, invece ci
dobbiamo ricredere e l'arrivo a Kerman (inizialmente prevista come tappa finale)
si trasforma in una sosta per riordinare le idee e partire in direzione Bam.
Attraversiamo un passo a 2600 mt., il sollievo dei 32° e' pero' troppo breve, e
in una 80ina di km scendiamo a quota 1000 mt. (e nuovamente 44°); Bam e' calda,
le palme da datteri che costeggiano la strada e la sabbia che ormai la fa da
padrona ci riportano alla mente le citta' tunisine visitate in passato.
Facciamo amicizia con altri motociclisti inglesi e una ragazza irlandese che
viaggia da sola con la sua Yamaha Virago 250 e increduli veniamo a sapere che e'
partita dall' Irlanda e vuole arrivare in India!!!!
13/07
( Bam)
Le mura delle camere sono talmente calde che di notte si riesce a fatica a
dormire; il pomeriggio, complice qualche nuvola che viene in nostro aiuto, lo
trascorriamo alla "cittadella", insediamento fortificato dalle
sembianze di un enorme castello di sabbia.
I segni delle poche gocce di acqua cadute da queste parti lasciano solchi lungo
le mura, l'apparente fragilita' dell' insieme si rivela magicamente solido, ci
spingiamo fino sulla torre piu' alta per ammirare il paesaggio sottostante.
14/07
( Bam - Taftan)
I poliziotti ci fermano sempre piu' spesso, da queste parti non se ne devono
vedere molti di turisti e ne approfittano per rivolgerti le solite domande ormai
di rito.
Passiamo il confine iraniano senza grossi problemi, ma arrivati all' ufficio
pakistano scopriamo che e' chiuso per la pausa-pranzo: rimaniamo 1ora e mezza in
mano a "predoni" locali che tentano di cambiarci i dollari in rupie
pakistane.
Alla 17 siamo ufficialmente in Pakistan, ma e' ormai troppo tardi per pensare di
rimetterci in sella e decidiamo quindi di sostare a Taftan, citta' di confine.
Troviamo un albergo fantasma dove alloggiare (manca acqua e luce); le stanze che
ci vengono offerte hanno coperte usate dagli ultimi malcapitati di passaggio, un
catino di acqua per l'igiene personale e lampade a petrolio per la notte.
Decidiamo tutti di prendere delle brande e un materasso per dormire fuori
dall'albergo vicino alle moto, sotto il cielo stellato.
15/07
( Taftan - Quetta)
Ci svegliamo alla mattina presto per evitare il temuto caldo che puo' offrirci
il deserto del Beluchistan; l' atmosfera che ci si presenta e' surreale e i
muretti di cemento con le distanze in kilometri alla citta' piu' vicina sono gli
unici segni di vita che si incontrano.
Tutto appare in uno strano effetto bianco e nero prodotto dai raggi del sole che
filtrano attraverso le nuvole di sabbia, le sagome dei ragazzi che mi precedono
sembrano ombre cinesi che si muovono in una strana danza, con il vento che
ovatta i rumori e crea una atipica colonna sonora.
Un paesaggio in parte verde e montagnoso e' il miraggio che ci si presenta
dopo la prima parte desertica, la strada sale prima di arrivare a Quetta e
abbiamo qualche difficolta' ad ambientarci con le abitudini locali di guida.
Si arriva alla sera in albergo, in mezzo ad un traffico infernale dove i riscio'
a motore (simpatiche ape car trasformate in taxi), gli autobus e i camion fanno
a gara per infilarsi in qualsiasi buco libero si trovi sulla carreggiata,
combattendo a suon di clacson potenziati.
20/07 - 21/07
( Peshawar)
Peshawar e' il prototipo della citta' asiatica, caotica, rumorosa e con
quartieri fatiscenti.
Le bambine agli incroci chiedono denaro e in cambio ti profumano con i loro
barattoli di incenso, mentre la gente si lava nelle pozzanghere lasciate da un
improvviso temporale che aiuta solo ad aumentare la gia' alta percentuale di
umidita' nell' aria.
Inoltrandosi nei Bazar della citta' entri a contatto con la vita quotidiana,
l'odore dei "samosa" preparati lungo la strada o quello delle spezie
vendute dagli ambulanti si alterna a quello acre dei piccoli corsi d' acqua
usati come fognature.
In questa sorta di pellegrinaggio purificatore ci si imbatte spesso in
monolocali trasandati usati da sartorie, bambini di giovane eta' seduti per
terra e con il capo chino concentrati sul proprio lavoro per poche rupie ti
lasciano immaginare il tipo di vita che trascorrono.
22/07
( Peshawar - visita a Darra)
Da Peshawar ci spostiamo in taxi verso Darra, citta' famosa per la produzione
artigianale di armi da fuoco. Con noi c'e' anche Lucia Vastano, una giornalista
italiana conosciuta in albergo, da poco rientrata dall' Afghanistan per lavoro (
il servizio da Kabul uscira' su "TV Sorrisi e Canzoni" dal 1/09/01
all' 8/09/01).
23/07
( Peshawar )
Gianni decide di tornare in Italia; non avendo il visto cinese preferisce
rinunciare alla risalita della KKH, sicuro di affrontarla fra qualche anno per
arrivare anche lui in Cina!!
24/07
( Peshawar)
I baffi neri tradiscono un sorriso, le mani corrono veloci sulle corde dello
strumento, il musicante sembra contento nel vederci rapiti dalla sue note.
Siamo ospiti a casa di un afghano che ci ha invitato a cena, la luce soffusa e i
tappeti che ornano la stanza aiutano a creare un' atmosfera surreale,la musica
nomade e i balli lasciano spazio a mille pensieri, ai rimpianti per tempi
migliori che non ci sono piu' e alla disperazione di migliaia di persone per la
situazione attuale dell' Afghanistan.
25/07(
Peshawar)
Le strade sono vuote, solo qualche riscio' cerca ancora l' ultimo cliente da
portare a casa.
Vagabondo nella notte tra le deboli luci arancioni dei lampioni, Peshawar non e'
la stessa caotica citta' che conosci durante il giorno e l' insolito silenzio
che l'avvolge ti fa sentire padrone della situazione; ripenso agli amici
conosciuti qui e mi sento quasi a casa.
26/07(
Peshawar - Battan)
Quando ti crei delle amicizie durante il viaggio ripartire e' sempre un po'
triste ...
Dopo la lunga sosta a Peshawar si risale in moto in direzione Cina; come al
solito il traffico pakistano e' un caos continuo, spesso bisogna fermarsi per
evitare che i camion in sorpasso in curve cieche ti vengano addosso e purtroppo
non riusciamo a gustarci a pieno il fascino della KaraKorum Highway.
Dopo pochi chilometri balza subito agli occhi la folta vegetazione
"meticcia", un incrocio tra piante tropicali ed europee, e le
coltivazioni di riso ci fanno immaginare terre non piu' cosi' lontane...
I villaggi che attraversiamo sono un concentrato di miseria, polvere,
mercanti e pastori, bambini e uomini, casse di bibite al sole e il giallo del
mango e delle banane.
Risalendo la valle dell' Indo veniamo sorpresi da un breve temporale,
raggiungiamo l'albergo e alla sera ci fermiamo a guardare le stelle in un cielo
nuovamente limpido.
27/07(Battan
- Gilgit 300km)
Il dinamismo delle moto viene accentuato dalle secolari pareti di rocce che ci
troviamo di fronte, sotto di noi l' Indo e sopra un cielo azzurro insidiato
dalle cime delle montagne. La KKH costeggia il fiume in un continuo sali e
scendi, la strada e' ricavata sul versante dei monti e spesso dobbiamo passare
sotto massi sospesi per miracolo sopra le nostre teste.
Durante una sosta per il solito the incontriamo 2 austriaci in moto che ci
informano sulle buone condizioni della strada per arrivare a Gilgit, ma
purtroppo lungo la strada le nuvole la fanno da padrone e ci negano la vista del
Nanga Parbat (8126 mt.).
28/07
( Gilgit - Karimabad 95km)
Le nuvole si intensificano e non lasciano presagire nulla di buono.
Spendiamo la mattinata nel tentativo inutile di contattare la nostra guida
cinese, e' da Peshawar che non abbiamo piu' sue notizie e diventa difficile
stabilire il giorno di ingresso in Cina.
Risalendo la valle dell' Hunza arriviamo a Karimabad; l' hotel dove sostiamo ha
una terrazzo sulla verde vallata sottostante, l' odore delle albicocche e delle
mele sugli alberi e' piacevole e intenso, lo sguardo punta alle cime innevate
delle montagne vicine.
29/07
( Karimabad - Gulmit
50km)
"HELLO, HELLO !?!?!"
Mentre un pakistano
arrampicato sul palo del telefono tenta in modo precario di collegare due fili
alla rudimentale linea telefonica, il secondo a terra grida a squarciagola nell'
apparecchio per provare di stabilire un contatto vocale.
Nella North Area del Pakistan e' facile incontrare disagi con i telefoni locali,
per cui Marco e Piero decidono di ritornare a Karimabad per chiamare la guida
cinese, mentre Fabio e Enzo si fermano in un hotel a Gulmit.
30/07
( Gulmit)
Oggi doveva essere la data di ingresso in Cina, invece siamo ancora in attesa di
una conferma che ci permetta di lasciare il Pakistan alle nostre spalle.
Continua a piovigginare e la gente che arriva dal Nord avverte che al Khunjerab
Pass sta' nevicando e la strada e' interrotta per una frana.
Passiamo la giornata facendo conoscenza con la gente che lavora nell'hotel, in
particolare con due cugini con cui approfondiamo alcuni aspetti del loro paese e
della loro religione...
31/07
- 1/08 ( Gulmit)
Dalla Cina nessuna novita'...
Finalmente il sole ci permette di vedere il paesaggio al pieno del suo
splendore, ghiacciai luccicanti fanno capolino tra i prati e crinali rocciosi,
le poche nuvole rimaste sembrano aggrappate alle ruvide cime delle montagne.
Due bambini sussurrano a distanza additando le moto parcheggiate, accennano
timidamente ad un saluto e scappano eccitati verso la loro quotidianita'.
2/08(
Gulmit)
La notizia del giorno e' indubbiamente l'avvenuto contatto con la guida cinese
che ci accompagnera' nello Xinjiang, domani finalmente si parte per arrivare in
Cina, realizzazione di un sogno cullato da ormai un anno...
Il gruppo si ricongiunge a Gulmit in serata, dopo quattro giorni fa piacere
ritrovarsi nuovamente insieme per condividere un viaggio che sta per raggiungere
il giro di boa.
3/08
( Gulmit - Tashkorgan)
Le moto arrancano sulle altitudini che portano al Kunjerab Pass, anche i piloti
hanno vita difficile per problemi legati al cambio di pressione.
Dopo aver passato numerosi tratti franati ci ritroviamo in mezzo a ghiacciai
secolari, la stele che indica il confine Pakistan-Cina e' ora sotto i nostri
occhi, ma continuiamo a credere che sia un sogno!!!
I primi posti di blocco delle Guardie Rosse e un paesaggio notevolmente mutato
sono la faccia della Cina che incontriamo; pascoli smisurati, montagne non piu'
"minacciose" sul ciglio della strada, ma spazi aperti che finalmente
ci ridanno il tempo di ammirare il paesaggio e tutte le sue sfumature.
Arriviamo a Tashkorgan e impieghiamo 4 ore per passare la frontiera, quando
usciamo sono le 22.00 locali e andiamo diritti in albergo.
4/08
( Tashkorgan - Kashgar)
9.30 di mattina ora di Pechino: ci vengono consegnate le targhe e le patenti per
poter circolare in Cina. Finito il rituale di affissione partiamo in direzione
Kashgar, il Mutzagata con i suoi 7546 mt. sembra quasi una visione di fronte a
noi, la foschia rende la base praticamente invisibile, mentre la cima innevata
rimane sospesa sopra le nostre teste.
Ci avviciniamo alla meta giornaliera e le strada si popolano di carretti,
biciclette, donne vestite di rosso, fiumi colorati dalla terra e motociclisti
locali che rimangono ammutoliti al nostro passaggio.
5/08
( Kashgar - mercato della domenica)
Un tumulto di persone che si riversano per le stradine del paese e contrattano
su ogni tipo di merce, venditori di bibite fresche che usano blocchi di ghiaccio
raccolti da terra, donne che vendono pezzi di stoffa ricamati a mano, banchetti
con serpenti e rospi secchi, strette di mano per sancire l' accordo, bambini
nudi a cavallo che fanno il bagno nel fiume, odore di carne bruciata, volume
delle radio a livelli insopportabili, barbe bianche e facce segnate dagli
anni...
6/08
( Kashgar)
Giriamo nella parte vecchia della città, spesso gli stretti vicoli finiscono in
casa di qualcuno e ritorniamo sui nostri passi.
Dimenticano per un istante la parte turistica della città ci immaginiamo la
vita in questo posto, mescolanza di razze e abitudini che si perde ormai nel
tempo, muri impagliati con sterco e bambini che giocano con trottole di legno
sotto il sole di mezzogiorno.
7/08
( Kashgar - Tas-rabat)
Torugart Pass, l'unica via per entrare in Kyrghizisan, definito da molti uno dei
confini piu' spettacolari e difficili da attraversare.
La guida che ci ha seguito fino a questo momento ci lascia all' arco che
delimita il confine tra le due nazioni, e' tempo di togliere la targa cinese e
riporla gelosamente dentro i bauletti come ricordo di questo viaggio
Continuando per lo sterrato arriviamo alla frontiera kirghiza, l'atmosfera che
si respira è particolare, infatti l' imponente struttura (e fatiscente ) usata
come dogana richiama inevitabilmente alla memoria gli anni passati sotto il
governo russo; si paga la solita tangente al funzionario di turno e siamo pronti
per percorrere l'incredibile scenario recintato per kilometri da filo spinato.
I monti (alti 3.000 metri) sembrano verdeggianti colline che custodiscono
preziosamente pascoli sconfinati, e' la steppa centro asiatica.
Alla sera giungiamo a Tas-Rabat ( splendida la stretta valle da percorrere
incastonata tra i monti) dove troviamo due motociclisti svizzeri conosciuti
precedentemente via Internet, che al nostro arrivo aprono una bottiglia di
champagne.
L' unico "albergo" da queste parti e' una yurta (tenda in feltro usata
dai pastori nomadi per seguire il proprio gregge), si dorme in morbidissime
coperte di lana, il cielo a queste altitudini sembra cosi' vicino da poterlo
quasi afferrare...
8/08
( Tas-Rabat - Lago Ssong-Kol)
Le nuvole nere sopra di noi non sono certo di buon auspicio, ma decidiamo di
partire lo stesso.
Gli ultimi 50 km. di fuoristrada per raggiungere il lago sono fantastici,
la stradina e' un continuo sali e scendi rispetto al fiume che solca la vallata,
le montagne dalla forma rotondeggiante addolciscono ulteriormente la visione
globale.
L' arrivo al Ssong-Kol e' qualcosa di surreale: cavalli, mucche e pecore che
pascolano liberamente nella steppa, yurte dei pastori e bambini con occhi
a mandorla.
Ceniamo con il pesce pescato nel lago e alla sera giochiamo a contare le stelle
cadenti in un cielo piu' illuminato del solito.
9/08
( Lago Ssong-Kol)
Qualche goccia di pioggia produce un doppio arcobaleno, passeggiando a cavallo
si apprezza a pieno quest' angolo di terra ancora incontaminato.
10/08 (
Lago Ssong-Kol - Bishkek)
Il ritorno alla "civilta'" lascia tutti con un po' di amaro in bocca.
Ci lasciamo alle spalle uno dei luoghi piu' apprezzati durante il viaggio e ci
rimettiamo in sella verso Bishkek: la citta' e' moderna e quasi distaccata dall'
idea generale che ci siamo fatti di questa nazione, negli occhi abbiamo ancora
la yurta che ci ha "ospitato" per due giorni e un hotel in cemento non
è certo il modo migliore per accompagnare questo ricordo.
11/08
( Bishkek)
Arrivati di mattina alla frontiera del Kazakistan (tappa obbligatoria per
raggiungere l' Uzbekistan) veniamo rispediti a Bishkek perchè privi del
necessario visto per entrare: le informazioni avute dal console in Italia non
sono corrette e dobbiamo tornare indietro.
Passiamo il sabato pomeriggio di fronte all' ambasciata kazaka per avere questo
permesso, ma inutilmente (tutto rimandato a lunedi mattina), in compenso
conosciamo Natalia e Walter, italiano trasferito a Bishkek per aprire un
ristorante di cucina mediterranea!!!
12/08 (
Bishkek)
Renato ha gli occhi quasi lucidi quando parla della sua amata Roma, Walter si
diverte nel vederci soddisfatti della cena e della situazione creatasi; 6 amici
che parlano a tavola di fronte a un caffe' espresso è forse l'ultima cosa che
ci saremmo aspettati in Kyrghizistan, ma questi sono i piacevoli imprevisti in
un viaggio del genere...
13/08
( Bishkek - Tashkent)
Con l' aiuto di Natalia riusciamo ad avere il visto per le 10 di mattina, ultimo
caffe' al "ristorante Adriatico" di Walter e tutti in sella per
raggiungere Tashkent.
I funzionari di frontiera Kirghiza-Kazaka ormai ci conoscono e in 5 minuti
sbrighiamo le pratiche: "Welcome to Kazakistan!!"
Mentre percorriamo la strada che si distende tra estesissimi campi di grano la
mente è altrove, gli occhi di Ainura reclamano un riscatto che difficilmente il
destino le potrà dare, e come lei altri giovani sono costretti a fare i conti
con una situazione di miseria, disoccupazione e abbandono.
Alla sera siamo in Uzbekistan.
14/08
( Tashkent - Samarcanda)
L' Uzbekistan si presenta piu' vario come paesaggi rispetto al monotono
Kazakistan; i campi coltivati ricordano vagamente quelli italiani, malgrado cio'
sembra pero' difficile che l'agricoltura possa migliorare la situazione
economica del paese.passeggiando per le vie della citta'
L'arrivo a Samarcanda e' emozionante, questo nome richiama alla mente misticismo
e leggenda e il Registan al tramonto ha in effetti un potere quasi ipnotico; le
cupole color turchese sfiorano il cielo rossastro, le mura racchiudono emozioni
rapite a coloro che hanno avuto la fortuna di passare da queste parti.
15/08
( Samarcanda)
Visita agli edifici storici piu' significativi e al mercato cittadino; la
centenaria sacralita' e imponenza dei monumenti fanno da cornice alle voci
insistenti dei commercianti, all' odore penetrante delle erbe e delle spezie,
alle problematiche quotidiane legate spesso all' esito di una buona vendita.
16/08
( Samarcanda - Bukara)
Dei chilometri percorsi per raggiungere Bukara mi rimangono nella mente i
bambini che si fanno il bagno nei canali d'acqua, quelli arrampicati sugli
alberi, quelli seduti sullo spartitraffico aspettando di vedere passare
qualcuno, quelli che ci avvicinano ai posti di blocco della polizia e fanno
fatica a rimanere fermi perché l'asfalto rovente gli brucia i piedi.
17/08
( Bukara)
Passiamo la giornata bevendo birra alla Labi-hauz in compagnia di amici motociclisti incontrati la sera prima, mentre alle nostre spalle i ragazzi si divertono ad arrampicarsi sugli alberi e buttarsi nella vasca ricavata al centro della piazza; rimaniamo ad ammirare qualche funambolo che compie tuffi da una ventina di metri.
18/08
( Bukara - Mary)
Prima di entrare in Turkmenistan eravamo stati avvertiti del fatto che erano
stati messi vari punti di controllo lungo la strada, ma mai ci saremmo
immaginati di essere fermati 8 volte in 100 km. dalla polizia e tutte le volte
dover esibire il passaporto all' ormai abituale richiesta di "registrazio"(
registrazione del nostro passaggio su quaderni che fungono da documenti
cartacei). La strada che attraversa il deserto puo' nascondere insidie se
percorsa di notte, decidiamo quindi di sostare presso un ristorante, dove ci
viene offerto un giaciglio a cielo aperto per coricarci
19/08
( Mary - Mashad)
Sbrigate le pratiche doganali, con i soliti funzionari che provano di
arrotondare lo stipendio, ci dirigiamo verso Mashad: la strada e' finalmente
accettabile (a differenza di quelle della ex-Unione Sovietica) e percorrere
chilometri di notte non e' un grosso problema. Entrati in citta' le cose
cambiano notevolmente, sembra infatti che la meta' delle macchine che circolano
in Iran si siano date appuntamento qui, ogni incrocio e' un ingorgo e la gente
con i motorini si diverte a ingaggiare sfide virtuali tagliandoci la strada per
dimostrare doti superiori di guida...
La visita serale al Tempio sacro dell' imam Reza ci lascia senza parole; fiumi
di persone che pregano tra le sfavillanti mura delle moschee, scene di fanatismo
verso la tomba dell' imam , famiglie intere che si preparano per passare la
notte in questo luogo.
20/08
( Mashad)
Alla mattina salutiamo Piero che decide di rientrare in Italia con qualche
giorno di anticipo rispetto al termine previsto: vederlo andar via da solo dopo
50 giorni passati insieme sulla strada ci lascia un po' straniti, per questa
volta non lo seguiremo.
21/0
( Mashad - Teheran)
La gente e' cosi' vogliosa di conoscerci che si avvicina talmente tanto che gli
si puo' quasi sentire l'alito...peccato che l'approccio venga fatto mentre noi
proviamo di attraversare in moto Teheran di notte e gli interlocutori locali
sono in macchina, il tutto mentre schiviamo autobus che non si preoccupano
troppo dei semafori e proviamo di sopravvivere respirando aria poco salubre...
Qualcuno piu' gentile ( o masochista??) ci accompagna in motorino fuori dalla
citta'; 37 chilometri alla velocita' massima dei 60 km/h!!
22/08
( Teheran - Bostanabad)
Lasciata Teheran alle spalle ci avviciniamo al confine turco ripercorrendo in
parte strade gia' battute in precedenza.
Lungo il tragitto alcuni flash affiorano alla memoria, rivedo luoghi dove
abbiamo scattato foto e rivivo le emozioni che mi accompagnavano in quei
momenti.
23/08
( Bostanabad - Kars)
Dopo quasi 2 mesi di viaggio rientriamo in Turchia.
L'Ararat e' nuovamente sotto i nostri occhi, il pensiero torna all'inizio del
raid e inevitabilmente a tutto quello che abbiamo visto nelle 8 nazioni
attraversate. Dopo una breve sosta a Dogubayazit ripartiamo verso sera per
raggiungere Kars, la strada e' controllata da militari che, vicini ai loro carri
armati, ci controllano i passaporti.
24/08
( Kars - Erzincan)
Visita alle rovine della citta' armena di Ani; i resti delle chiese sembrano
cattedrali nel deserto, dell' antico villaggio rimangono infatti pochi edifici
che sorgono isolati in mezzo a prati bruciati dal sole. Lungo la strada che ci
porta a Erzincan ci fermiamo a bere un chai, i vecchi ai tavoli vicini rimangono
composti ma bastano pochi sguardi per intuire la loro curiosita'; dopo avergli
scattato qualche foto dobbiamo ripartire, una robusta e sincera stretta di mano
e' uno dei ricordi piu' belli che porto con me.
25/08 (
Erzincan - Urgup)
Giornata di trasferimento veloce, forse troppo veloce...la polizia munita di
autovelox decide infatti di fermarci e insiste per farci la multa, riusciamo a
impietosirli e alla fine ci lasciano andare.
Nel pomeriggio arriviamo a Urgup, citta' famosa per le abitazioni scavate nelle
montagne, dove incontriamo Ahmet (amico di Enzo) che ci aiuta a trovare un
albergo dove alloggiare.
26/08 ( Urgup )
Bagno turco di Urgup: l' odore
dell' umido che impregna le mura e' accompagnato dal ritmico tintinnio dei
cucchiaini che mescolano il the, le grosse dita dei massaggiatori impugnano il
fragile bicchiere e lo accompagnano alla bocca periodicamente, tra un discorso e
l'altro.
Dentro la stanza calda dell' hamam i vasi sanguigni si dilatano, una ciotola
serve per versarsi sulla testa un po' di acqua temperata e ricavare da cio'
qualche attimo di sollievo al continuo sudare, il massaggio che segue e' al
limite del piacere dolore ma ottimo per allentare le tensioni accumulate
lungo il tragitto.
29/08 ( Methoni - Igoumenitsa)
Ultima sosta alle Meteore sulla
strada che porta a Igoumenitsa per rifocillarci e poi di nuovo in moto; e'
giunto il momento di salutare anche Enzo, a presto "crazy teacher"(nomignolo
che gli hanno dato 2 amici pakistani)!!!
Lungo il percorso incontriamo 3 kilometri di fondo bagnato che ci obbliga ad
adottare tutte le precauzioni possibili, infatti le strade greche godono di una
pessima reputazione in condizioni di pioggia; riusciamo ad arrivare al porto in
tempo utile, ci imbarchiamo sul traghetto e forse solo ora iniziamo a renderci
conto di quello che ci stiamo lasciando alle spalle.