LETTERA A RICKY Non bisognerebbe essere coinvolti per poter raccontare gli avvenimenti dolorosi che segnano le nostre vite, si dovrebbe dimenticare, andare oltre, ma a volte non ci riesco; così i ricordi riprendono forma e si susseguono nella mia mente come le note di un pentagramma. Sono passati sette lunghi anni da quella maledetta sera. All’epoca avevi solo 23 anni con una grande passione per le moto e venisti travolto da un’auto, neppure assicurata Beffa della tragedia !! L’impatto fu violento, i medici diagnosticarono una grave cerebrolesione con schiacciamento del corpo calloso e trauma frontale bilaterale. Da quel momento e per circa due mesi rimanesti in coma profondo. Chiesi ed ottenni il permesso di poter venire in rianimazione due volte al giorno; ancora sento l’odore che aleggiava in quella stanza, era terribile! Ma tutto passava dal momento in cui ti vedevo: tu eri lì disteso sul lettino con mille tubicini attaccati ad ogni orifizio del tuo corpo. Io ti guardavo, ti accarezzavo, ti parlavo; per me eri solo addormentato. Eri bellissimo nella tua immobilità; per ironia della sorte non avevi, fortunatamente, nemmeno un graffio apparente e per questo, forse, non mi rendevo ben conto della gravità della situazione. Ma, quando non ero con te e mi ritrovavo sola con me stessa, annegavo nelle mie lacrime, avanzavo inciampando stancamente nella luce offuscata dei giorni e nel terrore delle notti: ero terrorizzata dall’idea di non vederti più! ,,, Il crepuscolo mi ricordava che l’incubo era vero ; poi tutto passava quando al mattino mi ritrovavo vicino a te. Fu proprio una di quelle mattine che capii ….. tu non mi avevi abbandonato, cercavi di comunicare con me … Stavo accarezzando il tuo viso come ogni mattina, quasi per darti il buon giorno, quando la mia mano passò accanto alla tua bocca ti sussurrai all’orecchio chiedendoti di baciarla ; fu il miracolo! Vidi le tue labbra pronunciate in avanti nell’atteggiamento del bacio, fu un colpo al cuore ! Esultanza si sommava alla disperazione tentando di scacciarla ma questa incredula opponeva una tenace resistenza lasciandomi per qualche istante perplessa e frastornata. Mi precipitai in corsia a cercare un medico per comunicare l’accaduto; il medico ascoltò quasi distrattamente quanto avevo da dirgli poi con aria un po’ incredula ed un po’ compassionevole mi disse di non farmi soverchie illusioni poiché i movimenti riflessi dei muscoli nei pazienti comatosi erano all’ordine del giorno e non era certo segnali di regressione dello stato! Rimasi quasi inebetita strapiombando nuovamente nella disperazione mentre il medico con una scusa si allontanava. Ritornavo al tuo capezzale ancora più disperata dalla cocente delusione provata eppure nel mio cuore c’era qualcosa che mi diceva di non credere al quel medico Cassandra, che lui si sbagliava! Il mio cervello incominciò a produrre una quantità indicibile di pensieri ed ipotesi, forse farneticanti, che si accavallavano l’un l’altro! La percezione che fosse successo qualcosa di importante era nettissima, insinuante, non mi abbandonava un istante: fortunatamente non mi dette per vinta e l’ascoltai! Nei giorni che seguirono ti imposi quel gioco del baciamano una infinità di volte per convincermi che era tutto vero. Come in una partita di tennis, ad ogni mia richiesta tu rispondevi immancabilmente con il tuo dolce bacio! ……………………. ti risvegliasti da quel sonno profondo e traditore. Eri di nuovo tra noi ma a quali condizioni ! Da quel momento incominciò il tuo, il nostro, Calvario. Pian piano , alternando, nel corso degli anni, momenti di scoramento, di rabbia e di speranza grazie alle cure medicali ed ai programmi di riabilitazione prescritti hai ottenuto splendidi risultati, una buona, quasi insperata, autonomia personale ed una discreta qualità di vita. Ma tu devi essere ben conscio di non essere giunto al traguardo! La strada per la normalizzazione definitiva è ancora lunga ed in salita e ti aspettano, nel futuro, altre grandi prove di coraggio e fermezza d’animo per superare tutte le difficoltà che la disabilità comporta …. Non ultime l’indifferenza e l’ incapacità di questa nostra, per così dire civile, Società ad accogliere ed aiutare chi è in difficoltà. Da questa brutta avventura qualcosa di positivo hai certamente imparato: a comprendere e rispettare il dolore altrui , a dominare la tua rabbia verso un mondo, che spesso ti ha respinto , trasformandola in una gran voglia di vivere assieme al prossimo e portare agli altri un messaggio di rispetto per la vita ed infine hai potuto, in tutto questo tempo, sentire di essere circondato dal confortevole amore di tutta la tua famiglia ma soprattutto di tua madre che ha condiviso con te questo lungo estenuante viaggio e che non ti abbandonerà mai, qualsiasi cosa accada, ……anche quando non ci sarà più fisicamente …………….. Promesso ……………. Mamma