un tempo il Purton del Ponto costituiva la principale entrata
alla città, quando era ancora un'isola. Antonio Angelini ci informa
che: "Era un bell'Arco d'ordine toscano rustico, grande, massiccio,
con porta di grossa quercia broccata di ferro, che dava ingresso mediante
ponte levatojo, e poi stabilite di pietra all'antico Castello dalla parte
di levante, sul di cui architrave era scolpito il 1563, epoca per certo
della sua costruzione, e al di sopra un grande e bel Leone di S.n Marco;
(Leone che ora si trova collocato sulla Torre dell'Orologio) e si leggeva
sulle due basi di questo Arco, da una parte Lo Reposso e dall'altra Dei
Deserti, che forma l'elogio il più grande, che possa meritarsi una
Terra. Da questo portone lunghesso un sottoportico alto ed arcuato, di
pietra, si sboccava, passando pure sotto un'altro Arco più basso
e gregio (grezzo), in sito tra le due Piazze della Riva e di Valdibora,
dirimpetto al Casamento Califfi. Sì l'Arco, che la sovrapposta torre
furono demoliti, e l'Arco in aggiunta, distrutto vandalicamente, sotto
il Podestà Giuseppe Blessich l'anno 1843. Fu risparmiato il Leone".
Era detto anche Purteîsa o Purtìsa;
Secondo il quaderno di ricordi di Regina Chiurco (che annotò
i vari avvenimenti della Rovigno di metà ottocento) il principale
responsabile di tale atto vandalico era uno strano personaggio conosciuto
come il "Conte Bugansa", che ahimè pare fosse un Antonio Angelini
nipote della Contessa Elisabetta Angelini Califfi. Questo Angelini, forte
austriacante e dai notevoli agganci altolocati come il Barone Francesco
Maria di Carnea-Steffaneo, visto che abitava nel Palazzo dei Conti Califfi,
brigò per far demolire la chiesetta del S.S. Salvatore ed il vicino
Porton del Ponte, oramai in rovina che non davano respiro al palazzo..
Cosicchè nel 1843, di ritorno da Vienna, in una seduta del Consiglio
Municipale, riuscì a convincere i Consiglieri a far demolire il
Porton del Ponte, anche in vista della prossima visita dei Reali (che si
concretizzò nel 1847). Il effetti l'antico monumento tagliava in
due la città e avrebbe richiesto un accurato restauro, ma anche
grazie alle pressione del "Conte Bugansa" si preferì ricorrere alla
sua demolizione e creare così una piazzetta ampia ed agevole tra
la Rovigno vecchia e la sua parte "nuova". Demolizione che come possiamo
constatare dal brano dell'omonimo Antonio Angelini, sopra riportato, si
ebbe il biasimo del cronista rovignese.
Altri leoni nel corso dei secoli
andarono distrutti o trovarono un'altra ubicazione, come quello che era
posto sul muro della Loggia della Sanità, da cui venne tolto
nel 1825. L'opera però venne salvata (o trafugata) dall'imprenditore
addetto alla demolizione, un certo Bernardo Molveg (?), che la inviò
a Trieste con lettera accompagnatoria datata 5 aprile 1854 al suo amico
Andrea Battistello (recte Battistella) tramite una imbarcazione del rovignese
Antonio Sbisà (notizie tratte dai Civici Musei di Storia e Arte
di Trieste). Attualmente si trova sul portico d'ingresso (a destra) del
Castello di S. Giusto di Trieste: leone marciano andante risalente alla
fine del XVI- inizi XVII secolo, in pietra d'Istria (cm. 39x80 c.). Invece
del solito libro il leone regge in un ovale lo stemma dei Boldù,
che diedero due podestà a Rovigno: Marino 1586-1589; e Benedetto
1617.
Abbiamo notizia di altri due leoni
storici: uno si trovava sulla facciata del Fondaco di Piazza S. Damiano
di cui abbiamo un disegno del 1854 opera del Natorre. Pare sia andato perduto
nel 1841 dopo il restauro dell'edidificio. L'altro si trovava sull'Isola
di Sant'Andrea nel chiostro dell'antica abbazia benedettina. Venne abbattuto
nel 1948-49 quando l'edificio divenne sede della Casa di riposo del Comitato
Centrale dei Sindacati di Jugoslavia. E' l'unico leone, quindi, la cui
scomparsa può farsi risalire al periodo jugo-comunista. Alcuni resti
del leone vennero ritrovati negli anni '70 dopo una mareggiata. Di tali
resti esiste soltanto una rappresentazione fotografica presso il Museo
Archeologico di Pola, poichè vennero vandalicamente impiegati come
materiale edilizio di riporto. |