"B O R A"
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Questo libro singolare nasce dal felice incontro tra Anna Maria Mori,
giornalista RAI, e Nelida Milani docente di lingua italiana all'università
di Pola.
La singolarità nasce dal fatto che la Mori e la Milani rappresentano
le due facce di una città, Pola, e di una regione, l'Istria, che
non esistono più... o meglio non
La Bora del titolo si richiama ai tragici avvenimenti del dopoguerra che spazzarono via dall'Istria la maggioranza della popolazione di cultura italiana e che costrinsero ad un difficile esilio in casa la comunità dei "rimasti". Il merito maggiore del libro è quello di farci vivere dall'interno, tramite il ricordo di quelle che allora erano due bambine, lo sgretolarsi di un mondo ed il diverso modo di reagire difronte al prepotente affacciarsi alla vita cittadina di quei partigiani che, sotto il nome dell'internazionalismo comunista, portavano a compimento il sogno degli slavi del sud: giungere, da padroni, al mare. La Mori tramite i suoi ricordi ci fa vivere il travaglio della stragrande
maggioranza dei cittadini di Pola, quelli che poi in maniera quasi totale
scelsero la via dell'esilio
La Milani invece ci fa vivere il travaglio, forse ancor più duro,
della ristretta minoranza italiana che scelse o fu costretta a restare
e che con l'esodo si trovò da un
Ma tutto ciò, almeno per noi giuliani, è cosa risaputa. Però scorrendo il dipanarsi dei ricordi della Mori e della Milani,
anche chi di questi avvenimenti non sa nulla, ha il modo di riviverli e
di farli propri come in un film in
Così ad esempio la Mori passa dai ricordi nostalgici di un mondo
perduto con i suoi sapori i suoi odori in cui campeggia un inno alla Jota,
la tipica minestra istriana
Ma l'impatto con il nuovo mondo si coglie forse meglio nella voce della Milani: - Ricordo che la nostra osteria nazionalizzata venne data in gestione ai vari Zika, Mustafa, Andrija, Rifat.... Sparirono dall'osteria gli ultimi avventori polesani lasciando il posto ai dobrodosli, i 'benvenuti'... " O in questo episodio occorsole insieme ad altri suoi compagni di scuola: - Vicino alla scuola elementare "Vladimir Gortan" un uomo stava fermo con un grosso cane... Quando gli fummo vicini, lui ci guardò con gli occhi cupi e fermi nella faccia larga e pelosa e ci disse: "Se vi sento ancora una volta parlare in italiano, mollo il cane che vi divori. Ve la faccio passare io la voglia di parlare questa lingua fascista".... Le orecchie che ardevano, i cuori d'un subito piccoli e molli, ce ne restammo zitti e terrorizzati per tutta la strada, fino a casa di nonna. Ma come dovevamo parlare, in quale lingua? - Un mondo in cui "come dall'albero le foglie d'autunno" a mano a mano sparivano i volti, gli accenti, le usanze solite per venire travolti da un mondo nuovo in cui come dice sempre la Milani: - il liberatore slavo aveva deposto ogni cautela, aveva tirato il demone fuori dall'otre in cui lo aveva tenuto per centinaia di anni... urlavano bianco rosso e verde il color delle tre merde, bianco rosso e blu il colore della gioventù. L'Ozna prelevava di notte gli italiani, li teneva prigionieri, li interrogava. Faceva pagare a caro prezzo esistenze passate a confondere scientemente la giustizia con l'intimidazione fascista, la morale con la legge. Ma pagavano anche gli innocenti, pagava un'intera popolazione - Per concludere riporto da un brano della Mori una scenetta che in maniera più o meno analoga ha vissuto "in Patria" ognuno dei circa 300 esuli giuliano-dalmati: - Nata a...?
Per questo "Bora" è un libro la cui lettura va consigliata
a chi vuol saperne di più di quello che, è bene ricordarlo
è un pezzo di storia nazionale, ai molti distratti, agli
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