Quando è nata l'idea di far nascere un foglio della comunità
giuliana-dalmata che vive e lavora nel Lazio,
.
ci siamo lungamente arrovellati sul nome da dargli. Si cercava un nome
che coinvolgesse tutte le anime
della sua variegata componente istriana, fiumana e dalmata; che non
lo relegasse in un ghetto dialettale
e non dimenticasse i connazionali rimasti nelle nostre terre d'origine.
Dopo svariate proposte alla fine "Il Ponte" ci è sembrato il
nome più adatto per indicare la volontà di
unire tutte queste diverse anime. Un nome che, anche visivamente, rendesse
il nostro desiderio di far
da tramite tra la generazione dei nostri padri, che hanno patito nelle
loro carni l'esodo, e quella di coloro
che sono nati lontano dalle loro case e che magari non le hanno mai
viste. Un "Ponte" che vuol porre
fine alle piccole beghe di campanile ed ai vecchi steccati ideologici...
noi che non abbiamo vissuto in
prima persona quei tragici avvenimenti dobbiamo superare le vecchie
incomprensioni che tacciavano
di comunismo e di tradimento chi era rimasto e di fascismo chi invece
era andato via.
Desideriamo quindi dialogare con tutte le componenti giuliano-dalmate,
quelle della diaspora e quelle
che tenacemente cercano di resistere a Fiume, Pola, Capodistria ecc.,
non dimenticando la storica
componente slava dell'Istria e della Dalmazia, che nel suo bagaglio
culturale ha anche in tutto od in parte
il dialetto veneto e che ha più affinità, più
storia in comune con noi che con i suoi stessi connazionali di
Croazia e Slovenia.
Il nostro scopo principale sarà quello di mantenere in vita la
nostra storia, le nostre tradizioni,
le nostre lingue, tutto quello che ci può unire anzichè
dividere, cercheremo pertanto di far conoscere
tutto il nostro "specifico", quello che ci ha fatto essere, per la
nostra storia, sempre un pò diversi
dal restante corpo nazionale, di volta in volta quello d'Italia, di
Jugoslavia ed ora di Croazia e Slovenia.
Uno specifico che ha intrecciato da sempre italiani e slavi ma anche
rumeni, albanesi, morlacchi ecc.
facendo della nostra regione un crogiolo di culture diverse di cui
fanno parte i dialetti istro-romanzi che
ancora si parlano a Rovigno e Dignano, l'istro-veneto, il ciakavo e
lo stokavo di Croati e Morlacchi,
l'istro-rumeno dei Cicci di Seiane, i dialetti slavi di Dalmazia intrisi
di antichi dalmatismi e perchè no
l'albanese dell'entroterra zaratino ecc. ecc.
Il nostro sforzo, anche per l'arricchimento culturale dei neonati stati
usciti dall'uovo dell'ex Jugoslavia,
sarà quello di evitare che nessuna delle sue componenti culturali
vada perduta ed il sale della cultura
non venga estromesso per applicare delle rigide norme dietetiche di
cuochi monomaniaci a cui piace
un unico ingrediente.
Il nostro certo è un progetto ambizioso, ma con l'aiuto di tutti
riusciremo a portarlo avanti senza
strumentalizzazioni politiche, dimostrando a coloro che ci danno per
morti che ancora esistiamo, che
lottiamo per i nostri diritti e per la nostra identità.