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Nacque a Fiume il 2 luglio 1879 da Eugenio ed Isolina Girardelli. Frequentò l’Istituto “Massimo d’Azeglio” di Firenze e si si laureò quindi in Giurisprudenza all’Università di Camerino nel 1902.
Svolse la sua attività politica sia a Fiume che in Italia, lottando per la italianità della sua città natale. A Fiume collaborò alla rivista “Vita Fiumana” ed al settimanale “La Difesa” che, stampato a Sussak, veniva da lui introdotto e clandestinamente diffuso a Fiume..
Fu uno dei fondatori della società “Giovine Fiume”, partecipando attivamente alle istituzioni culturali di carattere nazionale della Fiume di inizio XX secolo, quali: Il Circolo Letterario, La Biblioteca Manzoni, La Filarmonica Drammaticai. Nel 1907 fondò il periodico letterario “La Vedetta” e fu eletto Consigliere Municipale per la Giovine Fiume, ricoprendo nel 1910 la carica di vice podestà.
Nel 1911, a causa delle attenzioni non richieste delle autorità ungheresi, che allora avevano il controllo politico di Fiume, si trasferì ad Ancona, dove si sposò con la signora Lidia Urbani. Tentò di tornare a Fiume due anni dopo... ma venne espulso dopo poche ore.
Acceso irredentista, si arruolò nel 1915 come volontario nel regio esercito italiano così come fece anche il fratello Ipparco, tenente dei bersaglieri e medaglia d’argento al V.M. alla memoria. Trasferito in Russia ebbe l'incarico di curare il trasferimento in Italia dei prigionieri austro-ungarici di sentimenti italiani delle terre irredente .
Finita la guerra potè finalmente rientrare a Fiume nel critico periodo dell'impresa dannunziana, e fu subito eletto membro del Consiglio Nazionale, fedele collaboratore di D’Annunzio, venne da lui nominato Rettore della Reggenza del Carnaro per la Giustizia.
Dopo l’impresa di Fiume si dedicò all’attività di Notaio e dal 1929 al 1936 coprì la carica di Preside della Provincia.
Nel 1933 venne eletto da Sua Maestà Vittorio Emanuele III, Senatore del Regno.
Nel 1945, ormai quasi settantenne, convinto di non aver fatto mai del
male a nessuno e pensando di poter essere ancora una volta d'aiuto ai suoi
concittadini in quei tragici frangenti, pur essendo stato sollecitato da
più parti a lasciare la città rimase tranquillamente al suo
posto anche dopo l’occupazione titina.
Il 21 maggio, in occasione di una sua visita alla polizia per ritirare
un lasciapassare, venne proditoriamente arrestato ed incarcerato.
Intorno alla sua fine non si hanno notizie certe, ma da una lettera dell gennaio 1946 il Reggente della Croazia avv. Mandich di Abbazia risultava che il Senatore Bacci era stato trasferito nelle carceri di Karlovac, dove era stato processato e fucilato.
Sulla tomba di famiglia a Sirolo (Ancona) la signora Lidia Urbani fece apporre una lapide ricordo con la scritta:
“PER LA PATRIA VISSE, PER LA PATRIA FU UCCISO”.
Gianclaudio de Angelini |
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