Antonio Angelini fu Avv. Stefano 1798-1863 |
Figlio di Stefano Angelini, uno dei sette eletti al Governo Provvisorio
della Provincia (Istria), e di Virginia Gioseffa qm. Tomaso Capponi, fu
autore prolifico e versatile. Studiò aritmetica ed algebra nel 1816
sotto la guida di don Bartolomeo Blessich.
A lui dobbiamo una gran messe di lavori e di saggi di carattere storico su Rovigno e le sue istituzioni, per la maggior parte manoscritte, ed ora in possesso del Comune di Rovigno. Il Centro di Ricerche Storiche di Rovigno nei suoi ATTI, sta provvedendo meritoriamente alla loro pubblicazione, colmando un vuoto vistoso e mettendo a disposizione di tutti quei lavori a cui già attinsero a piene mani il Benussi, il Caenazzo ed altri, il più delle volte senza citarne la fonte: - Repertorio Alfabetico delle Cronache di Rovigno, 1858-62 ATTI
CRSR VOL. VII;
Oltre che storico e cronista il Nostro fu buon poeta come è testimoniato dalla bella Canzone scritta, come dice lui stesso, nel visitare l'antica torre di Rovigno, detta Torre di Boraso, uno dei pochi resti d'epoca romana, che al popolino ispirò varie leggende, tra cui quella in cui si diceva, che nelle notti di plenilunio, si potessero vedere gli spiriti degli antichi guerrieri romani aggirarsi inquieti nella loro antica torre di guardia: "Narravasi a quell'epoca (metà sec. XVIII) che il monte fosse vuoto, e vi fossero luoghi sotterranei con discese a volto di mirabile lavoro, e che si udissero di notte confusi rumore d'armi e di voci nel monte, e si vedessero ombre giganti affacciarsi alle finestre di questa Torre, laonde era riguardata dal popolo con superstizioso terrore". Poesia di stampo nettamente foscoliano, con però dei tocchi di fresca originalità. Quando il 19 giugno 1839 crollò la chiesa di S. Giovanni Battista in contrada S. Zuane, antica e di epoca sconosciuta, tenuta in Jus patronato dalla famiglia Angelini, il Nostro si premurò di recuperare le spoglie degli Angelini che colà era uso venissero sepolti, per ricomporle piamente nel nuovo camposanto di Rovigno: "La chiesetta di questo Santo (San Giovanni Battista) era collocata in mezzo ai caseggiati della Contrada che dal Santo sud.o chiamavasi e si chiama ancora San Zuanne. Antica e di epoca sconosciuta, questa Chiesetta, con pala greca, assai pregiata, era sebben di ragion del Comune, sempre assistita e tenuta decorosamente dalla mia famiglia a proprie spese. Incamerata andò in deperimento, e fu circa dieci anni fa demolita..... Una volta e sino all'epoca francese anche qui tutta la notte della vigilia di questo Santo si suonavano a festa le campane del Duomo, e si facevano baldorie dal popolo, e dalle ragazze da marito si giuocava in varie prove non senza odor di superstizione la ricca o la povera condizione del loro futuro fidanzati: giuoco che sebbene non più generalm.e usasi come una volta, pure tanto qui che in altri luoghi dell'Istria da talune si pratica. Sotto il pavimento di questa Chiesetta riposavano quasi tutti i defunti della mia famiglia. Senonchè prima della sua demolizione, ed affinchè non venissero profanati, feci trasportare nell'Ossario del cimitero quanti ossami mi fu dato rinvenire". Di questa chiesa ne parla anche il canonico Caenazzo: "Anche questa Chiesa aveva la sua scuola, il cui Gastaldo era per ordinario un membro della famiglia Angelini fu Stefano, la quale le prestò assistenza, non solo fino all'incameramento francese, ma fino alla notte del 19 giugno 1839 in cui crollò tutto intiero il tetto per incuria di chi aveva l'obbligo della conservazione. L'anno seguente 1840 fu completamente demolita senza lasciare traccia veruna; le sacre pietre tutte quadre furono vendute a vil prezzo. La Pala fu ricuperata, ed ora fregia la Sacrestia del Duomo entro larga e bella cornice dorata". Era ubicata nella parte iniziale dell'attuale salita di Via Edomdo De Amicis; per una valutazione artistica della Pala d'altare, cfr Milan Prelog, Un'icona di Emmanuele Zanfurnari a Rovigno, in "Perstil" : Zbornik radova za povijest imjetnosti N.ro 5/1962 Zagabria Pagg 71-80. Nel 1848 a seguito della concessione della Costituzione, Vienna 18 marzo
1848, anche a Rovigno venne costituita la Guardia Nazionale, che si radunò
la prima volta il 16 aprile 1848. Aveva per comandante il Dr. Giuseppe
Costantini col grado di maggiore, era formata da 600 uomini divisi in sei
compagnie. L'armamento però, era assai scarso essendo composto da
32 fucili con baionetta e 200 fucili da caccia, ne risultava così
che a malapena erano armate due compagnie su sei.
La Guardia Nazionale costituiva la prima base del movimento antiaustriaco e di sentimenti irredentisti nazionali che si riallacciavano sia alla scomparsa Repubblica Veneta e sia al Regno sabaudo che veniva incarnando i nuovi sentimenti nazionali italiani. Infatti un Rapporto l'autorita politica di Rovigno informa che: La distensione degli animi in Istria comincia a diventare in generale tranquilla, "tranne che a Rovigno", dove in ispecie gli ufficiali della Guardia Nazionale inclinano fortemente al partito repubblicano. Tanto che il 24 e 25 aprile (25 aprile festa di S.Marco), ovunque sono passati quietamente ed ordinatamente, e solamente in Rovigno gli ufficiali della Guardia Nazionale, avrebbero innalzato degli evviva alla repubblica. Ovviamente la 'repubblica' è quella gloriosa di San Marco che in quei giorni con Manin aveva risollevato la testa. Nel 1850 lo ritroviamo nel consiglio di amministrazione, della Congregazione di Carità per il soccorso dei bisognosi di Rovigno, che radunava i così detti 'primari' della città: Scrittore Antonio Angelini fu Stefano, possidente. Il primo dicembre del 1863 moriva all'età di otto anni Antonio Stefano Angelini fu Antonio, con molta probabilità suo figlio, e di lì a poco moriva anche il Nostro, l'otto dicembre dello stesso anno.
|
|