Come si può vedere dall'entrata si dipartiva un viale alberato in cui due filari di pini marittimi portavano alla chiesa di S. Marco Evangelista in Agro Laurentino (ora invece ad un giardinetto con panchine e giochi per i bambini in cui campeggia la Lupa donata da Roma a "Pola Fedele"). Ai lati del viale alberato, viale Oscar Sinigaglia, si intravedono le eleganti colonne che sorreggevano la pensilina su cui si affacciavano gli ingressi dei "Padiglioni" in cui gran parte dei circa 2.000-2.500 esuli giuliano-dalmati trovarono una nuova sistemazione umile ma dignitosa. Dopo che le truppe Alleate abbandonarono i padiglioni del Villaggio Operaio alcuni profughi, alla spicciolata incominciarono ad occupare alcuni edifici abusivamente (si trattava comunque di una sistemazione migliore di alcuni Campi profughi o dello scantinato della Stazione Termini) ma già nel 1948 vi fu la prima inaugurazione di alcuni padiglioni riadattati per accogliere i profughi che vi erano affluiti: tra le prime famiglie oltre ai già citati Cerglienco e Capurso vanno ricordate le famiglie Colella, Dorcich, Paliaga, Cobelli, Bevilacqua, Brumat e Cannizzaro. |
GdeA
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