Matteo Giulio Bartoli
(Albona 1873 - Torino 1946)

Il grande linguista istriano si segnalò all'attenzione degli studiosi fin dall'escussione della sua tesi di laurea sostenuta nel luglio 1898 all'Università di Vienna sotto la guida dell'illustre glottologo svizzero Wilhelm Meyer-Lübke (correlatore lo spalatino Adolfo Mussafia) avente come oggetto il veglioto raccolto dalla viva voce di Antonio Udina, uno degli ultimi parlanti di questo dialetto, estrema appendice dell'antico dalmatico.

La tesi riscosse un così grande interesse che, su proposta dello lo stesso Meyer-Lübke, l'Accademia viennese delle scienze inviò il giovane Bartoli in Dalmazia per completare i suoi studi e far sì che la sua tesi sul veglioto diventasse uno studio più ampio sull'intero dalmatico imponendogli però, per la successiva pubblicazione, l'obbligo del tedesco, cosa che, come dirà lo stesso Bartoli nella "Dedica ai genitori" premessa in italiano all'opera in tedesco, non fu da lui molto gradita: "Cotale decisione inattesa e irremovibile mi spiacque, ma poi mi sono lasciato persuadere da questo ragionamento: se un lavoro di linguistica sulla Dalmazia è scritto in una delle lingue del paese, slava e italiana, può destare per ciò solo in alcuni il sospetto di parzialità per l'una o l'altra delle due nazioni; in tal caso dunque è preferibile l'uso di un'altra lingua".
 
 

La pubblicazione avvenne quindi solamente nel 1906 presso l'editore viennese Alfred Hölder in due volumi in lingua tedesca con il titolo "DAS DALMATISCHE". Della tesi originaria in italiano si è persa successivamente ogni traccia per cui dobbiamo al dalmata  Aldo Duro se solamente nell'ottobre 2000 si stamperà la prima edizione in italiano de "Il DALMATICO" saggio fondamentale per lo studio di questa antica lingua romanza, retaggio della latinità nella costa orientale, a cura dell'Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani.
 
 

Dal 1907 all'Università di Torino ed è del 1910 il suo primo scritto di neolinguistica "Alle fonti del neolatino" a cui faranno seguito altre opere fondamentali per i principi teorici della linguistica: "Introduzione alla neolinguistica" del 1925 e "Breviario di neolinguistica" del 1927. A lui si deve anche l'elaborazione del metodo della linguistica spaziale, che tende ad agganciare la cronologia dei fatti linguistici sulla base della loro distribuzione geografica, metodo che esporrà nei "Saggi di linguistica spaziale" del 1945. A lui si deve inoltre, in collaborazione con Vidossi e Pellis, l'ideazione del fondamentale "Atlante linguistico italiano".
 
 
 
 
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