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prof. Mario Diegoli

TECNICA DEL MARMO E DELLE PIETRE DURE

La pietra è sempre stata uno dei materiali prediletti dagli scultori di tutte le epoche.  Marmi e graniti in base alla loro durezza, la resistenza e colore sono stati usati per realizzare costruzioni, decorazioni architettoniche, monumenti, statue e oggetti per l'arredo.

 
In natura esistono differenti varietà di rocce:
Rocce ignee o endogene: sono le rocce più dure  Rocce sedimentarie: sono le rocce più tenere 

Rocce metamorfiche: sono le rocce di durezza media/tenere

porfido pietre calcare (gesso e travertino)

marmo

granito alabastro ardesia
diorite arenaria serpentina
sienite   steatite
ossidiana  
diabase
basalto

granito arenaria marmo
Per intagliare la pietra, gli artisti del passato, utilizzavano scalpelli di acciaio trattati con una tempra diversa (oggi si utilizzano scalpelli con punte speciali) a seconda della durezza della roccia. La "tempra" dell'acciaio si ottiene portando il metallo ad una temperatura di 1000°C, a questa temperatura l'acciaio diventa durissimo e rosso ciliegia, occorre quindi immergerlo rapidamente nell'acqua fredda per mantenerne la tempra. In seguito, gli scalpelli devono essere ammorbiditi, tramite ricottura, per ottenere la tempra adatta al tipo di pietra.
Tempra degli scalpelli
colore temperatura pietra
giallo paglia 220°C granito
giallo oro 240C° marmi duri
bruno 255C° marmi teneri
porpora 265C°
blu indaco 295C°
blu scuro 315C°
verde acqua 330C° scompare la durezza
Attrezzi utilizzati per l'intaglio della pietra

scalpelli: (da sinistra) a bordo largo, piatto, gradina, unghiato, a punta (subbia).

trapano a manovella

violino

(da sinistra) bocciadra, mazza

Esistono due tecniche per lavorare la pietra: il metodo diretto e il metodo indiretto
Metodo diretto
Il metodo diretto è il sistema d'intaglio della pietra più antico.
1) Lo scultore sceglie il blocco di pietra da quale ricavare l'opera. 2) sulle facce del blocco vengono disegnate le forme del soggetto da realizzare.
3) Il blocco viene sbozzato con  scalpelli a punta (subbie) e con il trapano vengono praticati alcuni fori lungo i contorni della figura.  4) In seguito, lo scultore rileva i contorni della figura incidendo, con uno scalpello a bordo largo, le parti intermedie ai fori. 
5) La figura viene quindi scolpita con scalpelli piatti, ricurvi o a gradina (a secondo del tipo di modellato e di rifinitura). Alcuni particolari vengono rifiniti con un trapano detto "violino". In alcuni casi, i piani sono ottenuti e corretti con la bocciadra, una mazza provvista di numerose punte regolari. 6) Terminata la scultura, all'occorrenza, l'intagliatore può levigarla con alcune raspe. Infine, per rendere la figura sempre più lucida occorre strofinarla con stecche di caborundum (carburo di silicio), carte smeriglio, pietra pomice naturale e artificiale; tutti gli abrasivi sono utilizzati bagnati per aumentare l'attrito sulla pietra. La lucidatura completa si ottiene, invece, strofinando la pietra con polvere di zolfo e acido ossalico.
Metodo indiretto
Il metodo indiretto era già utilizzato nel periodo ellenistico ed ebbe la sua maggiore fortuna nel XIX secolo con il movimento "Neoclassico".
   
1) Lo scultore realizza un modello definitivo con la creta o con il gesso. 2) Attraverso una macchina da messa a punto (basata sul principio del pantografo) stabilisce i punti di maggiore sporgenza della statua.

3) L'attrezzo viene, in seguito, trasferito sul blocco da tagliare e, con il trapano, vengono praticati alcuni buchi in riferimento alle sporgenze indicate dalla macchina. 4) in seguito si rilevano anche gli altri punti di sporgenza dai più alti ai più bassi.
5) Dopo aver praticato numerosi buchi, lo scultore, elimina la materia fra l'uno e l'altro ottenendo una forma simile al modello. 6) infine, l'artista, rifinisce la statua con gli scalpelli, le raspe e gli altri attrezzi già menzionati per l'intaglio diretto.