(Fuendetodos,
Aragona, 1746 - Bordeaux, 1828) Fu in un primo momento allievo di Josè Luzan y Martinez,
artista che aveva studiato a lungo in Italia con cui rimase per cinque anni
distinguendosi, oltre che per la sua abilità pittorica, per le sue doti
musicali e per la sua vita avventurosa. Continuò questa esistenza agitata anche durante il soggiorno
successivo a Madrid, nel quale si provò anche come torero. Fu poi, dal Qui iniziò a studiare seriamente, soprattutto dopo il matrimonio
con Josefa Bayeu; si dedicò in questo periodo soprattutto al ritratto
(celebri quelli della moglie e del cognato), all'incisione con la splendida
serie dei Cavalli di Velazquez, ai cartoni per arazzi. Soprattutto questi ultimi lavori, per la fresca riproduzione
dei costumi del suo popolo, gli fecero ottenere larga fama. La sua produzione aumentò continuamente, fantasia e tecnica
eccellente soccorrono questo grande artista che per la profondità del colore,
la vivacità del disegno, la schematica incisività dei tratti e dei caratteri
è il più grande precursore della pittura moderna. La sua attività divenne ancora più intensa col riconoscimento
ufficiale della sua valentia. Nominato presidente dell'accademia di S. Fernando, eseguì i
ritratti del re, della regina, dei cortigiani, della sua amante, la duchessa
d'Alba (la Maya vestita e la Maya desnuda). Fu soprattutto efficace interprete dei tempi duri
dell'invasione napoleonica nelle incisioni dei Disastri della guerra,
dei Capricci, nella Tauromachia, nei Proverbi e nello stupendo tragico
dipinto Il due maggio 1808. Con la restaurazione non volle tornare a corte, ma preferì -
dopo un soggiorno nella sua villa sul Manzanarre, decorata da diabolici
affreschi - ritirarsi a Bordeaux con l'amica Léocadie Weiss, e là
trascorrere, in solitudine, gli ultimi anni della sua vita. |
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