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QUESTO E’ IL SITO
DI: FILIPPO ARMAIOLI MAGI
NATO A PISA IL 12/3/1977
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13.
Il Regno di Luce
Eldira accese le fiamme
sacre. Fuochi adamantini brillarono tutt’attorno e ravvivarono negli occhi
degli astanti una luce di brama di conoscenza. Eldira raccontò la storia di
Elevon l’Antica Terra come se ne dovesse trarre dall’udirne non tanto il
piacere di saperne, quanto il godimento di udirne parlare. Narrò che l’Antica
Terra era malata, che creature di ogni tipo avevano distrutto un mondo
incantevole e lussureggiante. Disse che tante cose erano successe prima dei
Manoscritti, che erano uccelli alti in cielo grandi quanto rettili, e che i
pesci più grandi erano piccoli come dita di elfi, e che tutto doveva ancora
essere ancora. Dulian era affascinata, ma pensava a Sevaren, così le fu
promesso che sarebbe tornata. Così, rasserenata, ascoltò ancora di Elevon, di
come gli antichi guerrieri calzassero stivali di pelle di drago, che essi
stessi cucivano, dopo aver scuoiato i Drak. Dulian era rapita da questi
racconti, e credeva che ogni cosa che le venisse detto fosse parte importante
di un filo che la univa agli avi. Senza dirlo a nessuno, mentre ascoltava, lei
ripercorreva gli anni passati ad Orios, e cercava di paragonare la sua
esistenza a quella di chi fu, ma non ravvisò molte uguaglianze. Si erano
susseguiti molti re. Molti territori erano passati ora al Popolo Verde, ora
agli Esseri Neri, ed era comprensibile che tanti cambiamenti, anche repentini,
avessero prodotto danni ingenti in chi viveva tranquillo nel tepore della
propria capanna. I villaggi subirono assedi lunghi anni. Beim impedì che
succedesse a Darkonnen, e per proteggere Loihren istituì la Gilda delle Cinque
Spade, formata da Bhor, Mitreis, Koran, Uwanish e dal compianto Artamis, che
cadde nella Gora di Alihan, un burrone infinito che portava negli abissi al
centro del pianeta. Quando Lili lo seppe, non pianse, ma si promise che si
sarebbe negata a ogni altro uomo per il resto della vita, perché nel tempo si
era rivelato un compagno premuroso e degno, anche se lei non era riuscito ad
amarlo neanche quando il suo cuore dimenticò Koran. Al suo posto, nella gilda
fu ammesso Jann. Quando al Tempio di Anzil si unirono le spade di questi eroi,
fu pronto un grande incantesimo, perché apparvero gli Anelli del Destino, a
seguito dell’apertura magica di una cripta segreta.
“Sono Koran e lascio
Heknaton per questo rito.”
“Io, Mitreis, dò
Kalamida, ma non sia che non la riprenda!”
“Jann è dell’alleanza, e
pone Edana.”
“Firiasal è mia, ma Bhor
ha fiducia nella gilda!”
“Gonta non si esime
dall’unione, e dà Emurti!”
Cinque riquadri grandi
come la spada più voluminosa accolsero le armi più piccole entro
sé. Si mossero ingranaggi
antichissimi. L’evento si chiamava Enros, che in elfico significa
riscatto. Dopo l’Enros,
l’Ejòjim splendette con forza più viva. Le donne più amate si riunirono intanto
in una danza presso i sacri fuochi di Anzil. Nel ballo, ognuna sceglieva di
rivelare i suoi sogni d’amore all’amica più amata, o di tenere il segreto per
sé come una perla da custodire con gelosia.
“Loihren, quanto ami
Jann?”
“Tanto quanto lui mi
desidera.”
“E tu, Dulian, quanto hai
Koran nel cuore?”
“Tanto quanto nel suo son
certa di essere. Non nascondere di te, curiosa Lim!”
“Io non sono innamorata!”
“E allora perché balli
con noi?”
“Perché sapete quanto mi
piaccia stare tra voi! E poi, perché porto una candela.”
“Una candela?”
“E’ magica, perché la
cera è fatta di lacrime di fata.”
“Ma senti! E perché la
porti?”
“Io non sono qui per me,
ma rappresento Ljorme, che ormai dispera di riavere il druida per sé. Egli è
perso nel Tempio.”
“Povera Ljorme!”
“Povere anche voi, se non
vi affrettate! I vostri uomini vi aspettano!”
Lim aveva ragione.
L’Enros era compiuto, e la danza doveva avere fine. Gonta avvertì che
Mathor di Mersham, un
orco, era sopravvissuto. I membri della gilda indossarono gli Anelli del
Destino, che non conferì loro nulla, tranne che un segno d’onore. Mathor venne
con un esercito di ghoul, di Hoss e di Silvayn. I ghoul montavano su tartarughe
giganti, gli Hoss cavalcavano coccodrilli, e i Silvayn montavano elefanti, e
ognuno di questi animali era ibrido di salamandre, per cui era molto più grande
e ferino dell’esemplare puro. Jahlia, portatasi avanti, svenne per la paura di
quelle molteplici fauci che già si profilavano fameliche. I Cavalieri della
Gilda dell’Enros inserirono gli Anelli del Destino nelle else delle spade fino
a che giunsero dove finiva la lama. E gridarono come ossessi, correndo come non
mai, sguainando quei ferri e promettendosi che gli occhi delle loro donne mai
più sarebbero stati feriti dall’incontro dei loro sguardi con esseri tanto
orripilanti. Motivati dall’amore e dal desiderio di libertà, Koran debellò i
ghoul senza alcun aiuto, Bhor e Gonta sterminarono gli Hoss e Mitreis e Jann
condannarono all’estinzione i Silvayn. E quanto glorioso fu lo sventolio di
bandiere da ogni parte, quando arrivò Kariabe! Lo affiancava Ljorme, e quando
Lim la vide al suo fianco, rise tanto che la magia della sua felicità fece
esplodere un raggio di luce rosa. Tahoo Pee era presente, e prese in giro
l’amica, mettendole una mano sugli occhi, tenendo chiusi i suoi, mentre Kariabe
infisse la Spada del Dominio dentro Mathor. E poiché sembrava non bastare,
arrivò anche a sorpresa Gione da Rok, che conferì al ferro un potere lesivo
maggiore con una scarica elettrica, toccando la parte fuoriuscita dalla sua
schiena. Cadendo l’ultimo orco, Eleon risplendette da lontano così forte, che
se ne vide la luce fino a Orios.
“Venite a Eleon. Avrete
tempo di tornare a Orios,” fu l’invito di Jahlia. Koran le chiese come
sarebbero giunti fino laggiù, soprattutto dopo la stanchezza delle battaglie
che si faceva sentire nelle ossa e la nostalgia delle proprie Terre che
assaliva gli animi di tutti. Dulian era a fianco del suo uomo, e Jahlia le si
avvicinò. Mise una mano sugli occhi di lui, e una su quelli di lei. Lei li
chiuse subito, e Jahlia aspettò che Koran, più inquieto capisse che doveva far
cedere le palpebre sotto le sue palme lasciandosele carezzare. Entrambi
sentirono un moto aereo presso le tempie, qualcosa di indescrivibile, che li
fece sentire leggeri come se levitassero. Quando riaprirono gli occhi, Eleon
era di fronte a loro. A tutti loro, perché Koran e Dulian, voltandosi, videro
che nessuno era rimasto lontano. Eleon, il Regno della Luce,
era un luogo incantato e
pieno di bellezze. Somigliava a Ocenaa, ma era più vasto e più splendente, con
case di cristallo meravigliose, immensi pinnacoli luminosi, e ovunque esseri
così belli che nessuno avrebbe negato ne esistesse chi esteticamente potesse
surclassarlo. Le fate erano donne bellissime e affascinanti. Myha mostrò a
tutti l’abbigliamento che erano solite indossare, benché ormai già le si era
già notate.
“La maschera che vedete
su Lim si chiama cestina. E’una piccola ragnatela di stoffa colorata che segue
i contorni del viso fino a incastonarli. Quando raggiungiamo l’età
dell’adolescenza, le sostituiamo con
dei ghirlande chiamate
Auros, tanto più preziose quanto maggiore è l’amore che il compagno scelto, sia
esso un elfo o un Fayran o un Ehlo nutre e dimostra per noi.”
“Un Fayran? Che essere
è?”
“Finora avete visto solo
le femmine di fata. Il Fayran è l’esemplare maschile della nostra specie. Ne
esistono pochissimi, perché sono stati decimati dalle guerre passate. Vi posso
presentare Orlain e Galadis.”
Spuntarono questi due da
dietro Myha, col sorriso aperto come un ventaglio. Non erano buffi come gli elfi,
ma erano molto cordiali.
“E così, voi siete maschi
di fate?” chiese Uwanish, stupito di quel che vedeva.
“Esatto. Fayran al
singolare,…” spiegò Galadis,
“E Fayrein, o Fayrains,
al plurale,” concluse Orlain.
“e forse è perché si
pronuncia male il nostro nome, il motivo per cui siamo estinti.”
“Fatalità, Orlain!”
“Dici davvero bene,
Galadis! Fatalità!”
Lim, Tahoo Pee e Myha non
risero a queste battute, un po’ perché erano piuttosto saccenti che divertenti,
e un po’ perché alcune di loro avevano perso i loro amanti, e si erano viste
costrette a unirsi agli Ehlo o agli elfi.
E in ciò ci fu chi aveva
ritrovato sé stessa, e chi non si riuscì a far contenta. Rayne pareva esserci
riuscita con l’Ehlo Bantam.
“Myha, che ci sai dire
delle vostre vesti?,” volle sapere Mitreis.
“Allora ci sono cose che
anche tu non sai, Cavaliere Nordico! Pensavo che la tua sapienza fosse
ineguagliabile!”
“Non è così, Myha.”
“Allora ti aiuto a far sì
che lo sia un po’ di più. Il nostro vestito è un semplice corsetto, e il motivo
per cui ti appare così strano è perché è costituito da foglie di vario tipo
intrecciate a giunchi.”
“Capiterà spesso che vi
si laceri, e che vi lasci nude!” scherzò Uwanish.
“Ti piacerebbe che
accadesse, Ehlo curioso!”
“Beh, io ho già una
compagna…”
“Ma non ti dispiacerebbe,
vero? Voi uomini siete tutti uguali. Sì, comunque. A volte ci capita di
rimanere…”
“Nude?”
“Oh, cieli dei Mondi! Sì!
Senza nulla che ci protegga!”
“Davvero interessante!”
“Uwanish, stai mettendo
in imbarazzo la nostra amica!
Non ti facevo così privo
di tatto e di creanza, Uwanish!”
“E’ solo curioso, Koran,
lo capisco bene!,” lo scusò Myha.
“Pensa se ti
sentisse Mendoleen! Che penserebbe di
te?”
“Che sono un uomo!”
“Uwanish, sei
incorreggibile. Scusa ancora, Myha!”
Myha sorrise, contenta
che il fascino del suo popolo nei secoli
era rimasto evidentemente ineguagliabile
Mitreis volle sapere
qualcosa sulla loro anatomia.
“Allora chiedi a Galadis.
E’un medico.”
“Galadis…”
“Ti ho sentito Mitreis.
Sono ben felice di risponderti e immaginavo che volevi sapere di questo. I
nostri corpi non hanno ossa come i vostri, ma cartilagini. Alza il corsetto,
Orlain.”
“Devo proprio?”
“Non essere timido. Ecco,
vedi la base delle ali? E’unita fin dentro il corpo, perché prosegue e si
dirama nelle costole. Ne abbiamo sei. Non abbiamo polmoni, però. Ti parrà
buffo, ma respiriamo col cuore!”
“Ogni tanto noto che vi
si illumina! E’davvero incredibile!”
“Spero che non ci farai
domande sul nostro sesso. Siamo uomini, e siamo donne, come lo siete voi.”
“Non mi sarei mai
permesso.”
“Già, tu no. Ma immagino
che Uwanish…”
“Certo, lui sì…”
“Mi sarei imbarazzato io
a nome di Myha e delle altre.
Riguardo alla
promiscuità, ti prego di tener lontana Lim dai tuoi, perché vorrei cederla a
Orlain, benché non ha dato prove di meritarla.”
“Prove?”
“Di solito organizziamo
delle gare e prendiamo nota dei meriti. Ma con i tempi di oggi, è cosa buona
che Orlain e Lim stiano insieme. Troppe coppie meticce, generano individui più deboli,
perché è il nostro gene a essere migliore, e non lo dico per declassare gli
Ehlo.”
“La scienza è scienza.
Ciò che è vero, lo è senza dubbio.”
“Vedo che capisci,
Mitreis. Ora, scusami, ma vi abbiamo preparato un banchetto. Venite.”
E mentre si ristorarono,
grandi cose venivano decise altrove.
Il concilio di Kadm Serel
era presieduto da Argant, e aveva di fronte a sé molti membri del Senato
Elfico, con a capo la figlia Dulian, e del Parlamento Feerico, guidato da
Mitreis, e Virigario come rappresentante degli Umani. Il Grande Jem si era
steso, e, aiutando gli Esseri Verdi innalzandoli sulla mano li fece stare sul
proprio ventre. In questo modo, tutto si svolse al sicuro. Un attimo di paura
si ebbe quando Dioril cadde nell’ombelico di Virigario, perché nessuno aveva
con sé una fune per soccorrerlo, e se l’uomo avesse avuto paura Le fate ancelle
furono dichiarate libere dalla servitù, al suono del Corno di Nazé. A Carcade,
fu fatto partire un fuoco d’artificio inviato da Dioril. A Melev, si cantò per giorni
in tutte le lingue e Zaila fu dimenticata per sempre. Su ordine di Ehlactron a
Rok si accesero fuochi in segno di festa. Persino gli Ocenidi festeggiarono,
persa la diffidenza che nutrivano in precedenza. Nay mandò un messaggio a
Argant di congratulazioni, e lo invitò a corte. Il Re Ehlo fece sapere di non
poter venire al momento, ma di esserle immensamente grato di aprire Hòho agli
Ehlo. Ljorme abbracciò Kariabe, e Lim battè i piedi entusiasta, brillando come
una festosa lucciola. Da tutta questa gioia, si seppe che Sevaren rinacque, e
che Rayne aveva accettato il Roke Bantam come marito. Le sue nozze furono un
tripudio. E da esse altre presero avvio. Kariabe e Ljorme, Mitreis e Gerodel,
Sahe e Lai, Jann e Loihren, Uwanish e Mendoleen, Orlain e Lim si fecero di due
persone una. Solo Uwanish non ebbe la sua Amatea, e Verahon per Nay era ancora
disperso tra i flutti. Il suo corpo fu trovato dai delfini, e fu posto ad
Anzil, in attesa del prossimo passaggio celeste del Raio, durante il quale
Kariabe promise di riportarlo in vita. Dioril gli procurò una clessidra, e
calcolando il tempo delle eclissi spronò il druida a rispettare l’impegno della
rianimazione. Kariabe gli sorrise: era solo questione di attendere. Narrano i
Manoscritti che vi era stato un tempo in cui tutto era nelle mani degli spiriti
della natura, e quando l’aria fendeva le guance degli Esseri Verdi, essi ne
avevano brivido di paura, cogliendo la presenza nel vento di volontà oscure. E
il loro timore fu il segnale di quelle aspre guerre di cui si è detto. Furono
anni in cui le foreste si incendiarono per l’energia dei poteri dei Grandi
Maghi, e le distese di vegetazione, calpestate dalla calca dei guerrieri,
inaridirono fino a farsi sabbia fine di deserto. E questo scenario si ebbe per
molti anni di silenzio. I popoli dei Regni non ebbero più tra loro alcun
rapporto di mercato o di reciproco aiuto, com’era stato al tempo del Re Eton di
Orios. E pareva che non si ricordasse chi fosse rimasto ancora alleato, e chi
sarebbe stato il prossimo nemico. E questa irrequietezza ancora perdura nella coscienza di alcuni
eroi. Di alcuni di essi e delle grandi azioni che intrapresero questa che qui è
tramandata è la storia fedele.
FINE
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