Siete su:
http://digilander.libero.it/armaioli
QUESTO E’ IL SITO
DI: FILIPPO ARMAIOLI MAGI
NATO A PISA IL 12/3/1977
ULTIMO AGGIORNAMENTO: 10/08/2008
LA MIA E-MAIL E’:
filippo12377@email.it
10.
Sotto assedio
Il labaro di Ghala sventolò, e Tahoo Pee suonò un piccolo corno per farlo notare. Significava
che qualcuno stava giungendo in aiuto. La bandiera si era mossa due volte, con
la pausa di un breve intervallo. Significava che due nuove forze si stavano
aggregando.
Fu piantata
una tenda e Argant vi si insediò
per valutare le buone intenzioni dei nuovi arrivati. Non amò i primi che
ricevette. Erano i briganti Firman, Hjurr e Cergal, ma li accettò su
consiglio di Uwanish, che ne
aveva valutato le potenzialità e che si teneva pronto a punirli in caso di diserzione.
E poi arrivarono delle driadi spedite dalla loro
reginetta Nay. Si chiamavano Clime,
Miave, Desen e Parawi e non amavano perdere tempo in chiacchiere. Erano
armate di tridenti, ed anche se non pareva che dovessero essere molto determinanti, furono accolte, perché pareva onestala loro decisione di sostenere Argant
e i suoi. Se avessero fallito, avrebbero pagato con la
vita, e Nay avrebbe perso senza essere in diritto di
chiedere alcun risarcimento. Stesero due orchi, e poi desistettero, perché si erano
affaticate, ma fecero più dei briganti che furono stesi a terra, e attesero
doloranti tutta la notte prima di rialzarsi e fuggire via. Cergal
rubò persino un borsello pieno di monete a Firman
colmo della sua parte del bottino di un saccheggio compiuto assieme. Dioril mosse il morollo in avanti
e Jahlia vi saltò giù per sfoderare le arici, con cui ferì cinque nemici. Finì sotto la morsa di
due di loro, cadutili addosso. La salvò Dulian, che dovette subire un triplice attacco, e, se non
fosse stato per Koran, che la teneva d’occhio,
sarebbe stata certo rapita.
“Metteremo a
ferro e fuoco la Rocca, in onore dei tui familiari.
Questo è quel che possiamo fare, Drojo. Sappiamo che
non è molto, e che serve a poco.”
“Ve ne sono
comunque grato.”
Si tolsero da
un lato e dall’altro alcuni orchi, ed allora Dulian e
Rayne si trovarono davanti al morollo
un armitrago. Si trattava di un carro da guerra
grande dieci volte il loro mezzo. Lo guidava un nocchiero, ben nascosto e
protetto dietro la sua cabina di guida. Dioril stava
per scontrarsi, e quando si accorse di non poter virare in tempo scese e
richiamò le guerriere che stavano sospingendo il morollo.
L’armitrago colse il carretto pienamente
distruggendolo in mille pezzi e Dioril guardò davanti
a sé immaginando cosa gli sarebbe successo se fosse rimasto. Dulian e Rayne rimasero stese a
terra, e quando gli passò accanto attaccarono delle gomme appiccicose ai lati
del grande carro. Jahlia ne pose una sotto, perché
era avanzata fino a passarvi sotto. Ebbe paura che le ruote cedessero per
qualche contusione delle giunture, perché sarebbe rimasta schiacciata. Ma non
avvenne, e, quando i suoi occhi ritrovarono la luce, riprese la sua grinta e si
armò di nuovo coraggio. Odhon stava combattendo con Koran, Mitreis e Uwanish, senza che nessuno avesse la meglio sull’altro. I
soli di Mersham su nel cielo, stavano tramontando
insieme. L’armitrago
fu requisito, ma non si poté far scendere il guidatore, così Uwanish con la sua ascia ruppe il retro e scavò nel legno
finché poté porre sopra Dulian. Come nel morollo, anche nell’armitrago
sporgevano delle travi che potevano essere spinte per la trazione. Rayne e Jahlia le sospinsero,
finché Jann ordinò a Tiaff
e Drojo di prendere il loro posto, per non perdere il
loro aiuto nel combattimento.
La Rocca
Rossa aveva una noria all’esterno piuttosto grande. Le pale giravano
vorticosamente al ritmo dettatogli dalle pulegge, e i rospi che vi saltavano
nelle tazze facevano intuire che l’acqua non fosse potabile.
“A che serve
tanto sforzo se non possono abbeverarvisi?,” chiese Uwanish.
“Non è per
l’acqua che l’hanno costruita. Tranne che in battaglia,
gli orchi
sono molto pigri.”
“Se non è per
l’acqua…”
“I rospi. Gli
orchi li mangiano in gran quantità.”
“Mitreis, che dobbiamo fare ora?”
“Blocchiamo
la noria. Gli orchi mangeranno sicuramente altro, ma se rompiamo questo argano
che sono abituati a vedere in azione, sono capaci anche di perdere tempo per
ripararlo. Come vedi, essa non è presso l’entrata, quindi non avremo alle
calcagna quelli tra loro che vi si avvicineranno.”
“E quando
siamo nella Rocca?”
“Dioril ha delle polveri. Le spargeremo, e appiccheremo il
fuoco. Nonostante l’imponenza si tratta di una struttura instabile e
pericolante.”
“Quanti
nemici troveremo dentro?”
“Noi pochi, spero
nessuno. Ma Jahlia, Rayne e
Dulian entreranno con Koran
per eliminarli.”
“Non sarà
facile.”
“Uwanish siamo vivi. Guardati attorno, e pensa a cosa
abbiamo passato assieme altre volte.
Gli orchi
sono esseri incredibili, ma inetti. Li abbiamo già decimati.”
“Abbiamo
perso degli uomini. Il bollettino provvisorio stilato dagli alfieri non mi è
parso rassicurante.”
“Le nostre
vittime erano previste. Anzi, credimi, siamo più di quelli che avevo pensato di
poter rivedere.”
La noria si
arrestò con un cigolio prolungato e stridente. Dioril
entrò con Raglan e con la compagnia al
seguito di Koran. Le pareti del palazzo erano di
legno, ma erano nere.
“E’pece.”
rivelò Raglan.
Dioril volle toccare i muri, per poi rammaricarsi di non poter
nettarsi le dita dal liquame appiccicoso. Per spargere le polveri, usarono dei
piccoli sacchi, e tirandone il contenuto sulla pece, si accertarono che fosse
ben distribuita, a un metro circa da terra.
“Aspetta ad
accendere la miccia, Dioril.”
“Perché
Raglan? E’tutto pronto.”
“Sento un
rumore.”
Raglan aveva
udito bene perché dall’ombra uscirono quattro orchi, e se non fosse stato che
due di loro erano più distanti, e che Dulian e Jahlia avevano già sguainato le armi, Dioril
e Raglan sarebbero stati spacciati. Tre vennero contusi, mentre la miccia fu
accesa così il quarto orco rimase cosciente quando prese fuoco. Era una fine
orrenda, anche per un mostro, ma Mersham era una
minaccia per tutte le Terre.
“Gli alfieri
riferiscono che Odhon è vivo, e ci sta cercando.”
“Vedrà la sua
reggia cadere e rimarrà solo.”
“Non possiamo
sconfiggerlo?”
“Non può
farlo né Argant né Koran,
né tutti noi uniti. Odhon è l’Essere Nero più antico
che ancora calca la terra. Non è invincibile ma senza incantesimi non si può
pensare di abbatterlo.”
“Le fate non
possono dirci come?”
“Noi non
conoscevamo gli orchi prima di venire con voi,” volle rispondere Jahlia.
“Hanno
avvistato Odhon in corsa, ci sta cercando,” disse Jann, facendosi strada tra gli altri.
“Suonate il corno! ,” ordinò Jahlia.
Il Corno di Nazé risuonò ancora. Jann e Koran non capivano il motivo di ricorrere a questo segnale,
finché non videro Hube. Gonta
tornava con la sua macchina volante. Quando salirono, fu come essere già
tornati a casa. Ci fu un po’ di paura quando una fiamma sprigionò dagli alti
torrioni e sfiorò il gran telo gonfio d’aria che sosteneva la plancia dei
passeggeri. Un solo metro di distanza ne impedì lo scoppio, e la caduta di
tutti, e la fine del viaggio di ritorno. Non fu così, fortunatamente.
“Guardate! Il
sangue degli antichi! La leggenda è vera!” gridò Mitreis,
e siccome non era da lui fare esclamazioni così forti, tutti si voltarono. Il
sangue dei nemici aveva coperto per secoli i mattoni della Rocca Rossa ed ora
colava e si bruciava.
“Facciamo un
minuto di silenzio, amici, in onore di chi ci fu, e ora non è più tra noi, per
mano di quegli esseri senza pietà che abbiamo con tanta fatica sterminato per
il bene di tutti.”
“Sono
sopravvissuti Odhon e otto dei suoi, Jann.”
“Non hanno
femmine, Raglan. Gli orchi sono perduti per sempre.
Ce l’abbiamo
fatta.”
Dodonte suonò un flauto per celebrare la vittoria, e gli si
avvicinarono a ringraziarlo quegli Ehlo che avevano
fatto uso delle armi che si era premunito di rifornire, fino
quasi a
commuoverlo, perché i centauri erano una razza molto poco incline alla
socialità, prona a vigilare sulla salute altrui, ma ben poco avvezza a fare
amicizia. Questo era dovuto al fatto che per parlare le loro corde vocali
compivano uno sforzo notevole, e spesso questi strani equidi preferivano tacere
per far riposare le tonsille, evitandone l’infiammazione. Dodonte
rimase a terra, salutando chi aveva conosciuto. Su Hube
il viaggio proseguì tranquillo, ma alcuni piansero alla lettura del bollettino
definitivo dei caduti, mentre chi non aveva perduto nessuno si chiudeva nel
silenzio in ossequio a chi si doleva e a chi non era più tra loro.
►torna alla pagina principale◀