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NATO A PISA IL 12/3/1977

ULTIMO AGGIORNAMENTO: 10/08/2008

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10.

Sotto assedio

 

 

Il labaro di Ghala sventolò, e Tahoo Pee suonò un piccolo corno per farlo notare. Significava che qualcuno stava giungendo in aiuto. La bandiera si era mossa due volte, con la pausa di un breve intervallo. Significava che due nuove forze si stavano aggregando.

Fu piantata una tenda e Argant vi si insediò per valutare le buone intenzioni dei nuovi arrivati. Non amò i primi che ricevette. Erano i briganti Firman, Hjurr e Cergal, ma li accettò su consiglio di Uwanish, che ne aveva valutato le potenzialità e che si teneva pronto a punirli in caso di diserzione. E poi arrivarono delle driadi spedite dalla loro reginetta Nay. Si chiamavano Clime, Miave, Desen e Parawi e non amavano perdere tempo in chiacchiere. Erano armate di tridenti, ed anche se non pareva che dovessero essere molto determinanti, furono accolte, perché pareva onestala loro decisione di sostenere Argant e i suoi. Se avessero fallito, avrebbero pagato con la vita, e Nay avrebbe perso senza essere in diritto di chiedere alcun risarcimento. Stesero due orchi, e poi desistettero, perché si erano affaticate, ma fecero più dei briganti che furono stesi a terra, e attesero doloranti tutta la notte prima di rialzarsi e fuggire via. Cergal rubò persino un borsello pieno di monete a Firman colmo della sua parte del bottino di un saccheggio compiuto assieme. Dioril mosse il morollo in avanti e Jahlia vi saltò giù per sfoderare le arici, con cui ferì cinque nemici. Finì sotto la morsa di due di loro, cadutili addosso. La salvò Dulian, che dovette subire un triplice attacco, e, se non fosse stato per Koran, che la teneva d’occhio, sarebbe stata certo rapita. 

“Metteremo a ferro e fuoco la Rocca, in onore dei tui familiari. Questo è quel che possiamo fare, Drojo. Sappiamo che non è molto, e che serve a poco.”

“Ve ne sono comunque grato.”

Si tolsero da un lato e dall’altro alcuni orchi, ed allora Dulian e Rayne si trovarono davanti al morollo un armitrago. Si trattava di un carro da guerra grande dieci volte il loro mezzo. Lo guidava un nocchiero, ben nascosto e protetto dietro la sua cabina di guida. Dioril stava per scontrarsi, e quando si accorse di non poter virare in tempo scese e richiamò le guerriere che stavano sospingendo il morollo. L’armitrago colse il carretto pienamente distruggendolo in mille pezzi e Dioril guardò davanti a sé immaginando cosa gli sarebbe successo se fosse rimasto. Dulian e Rayne rimasero stese a terra, e quando gli passò accanto attaccarono delle gomme appiccicose ai lati del grande carro. Jahlia ne pose una sotto, perché era avanzata fino a passarvi sotto. Ebbe paura che le ruote cedessero per qualche contusione delle giunture, perché sarebbe rimasta schiacciata. Ma non avvenne, e, quando i suoi occhi ritrovarono la luce, riprese la sua grinta e si armò di nuovo coraggio. Odhon stava combattendo con Koran, Mitreis e Uwanish, senza che nessuno avesse la meglio sull’altro. I soli di Mersham su nel cielo, stavano tramontando insieme.  L’armitrago fu requisito, ma non si poté far scendere il guidatore, così Uwanish con la sua ascia ruppe il retro e scavò nel legno finché poté porre sopra Dulian. Come nel morollo, anche nell’armitrago sporgevano delle travi che potevano essere spinte per la trazione. Rayne e Jahlia le sospinsero, finché Jann ordinò a Tiaff e Drojo di prendere il loro posto, per non perdere il loro aiuto nel combattimento.

 

La Rocca Rossa aveva una noria all’esterno piuttosto grande. Le pale giravano vorticosamente al ritmo dettatogli dalle pulegge, e i rospi che vi saltavano nelle tazze facevano intuire che l’acqua non fosse potabile.

“A che serve tanto sforzo se non possono abbeverarvisi?,” chiese Uwanish.

“Non è per l’acqua che l’hanno costruita. Tranne che in battaglia,

gli orchi sono molto pigri.”

“Se non è per l’acqua…”

“I rospi. Gli orchi li mangiano in gran quantità.”

Mitreis, che dobbiamo fare ora?”

“Blocchiamo la noria. Gli orchi mangeranno sicuramente altro, ma se rompiamo questo argano che sono abituati a vedere in azione, sono capaci anche di perdere tempo per ripararlo. Come vedi, essa non è presso l’entrata, quindi non avremo alle calcagna quelli tra loro che vi si avvicineranno.”

“E quando siamo nella Rocca?”

Dioril ha delle polveri. Le spargeremo, e appiccheremo il fuoco. Nonostante l’imponenza si tratta di una struttura instabile e pericolante.”

“Quanti nemici troveremo dentro?”

“Noi pochi, spero nessuno. Ma Jahlia, Rayne e Dulian entreranno con Koran per eliminarli.”

“Non sarà facile.”

Uwanish siamo vivi. Guardati attorno, e pensa a cosa abbiamo passato assieme altre volte.

Gli orchi sono esseri incredibili, ma inetti. Li abbiamo già decimati.”

“Abbiamo perso degli uomini. Il bollettino provvisorio stilato dagli alfieri non mi è parso rassicurante.”

“Le nostre vittime erano previste. Anzi, credimi, siamo più di quelli che avevo pensato di poter rivedere.”

La noria si arrestò con un cigolio prolungato e stridente. Dioril entrò con Raglan e con  la compagnia al seguito di Koran. Le pareti del palazzo erano di legno, ma erano nere.

“E’pece.” rivelò Raglan.

Dioril volle toccare i muri, per poi rammaricarsi di non poter nettarsi le dita dal liquame appiccicoso. Per spargere le polveri, usarono dei piccoli sacchi, e tirandone il contenuto sulla pece, si accertarono che fosse ben distribuita, a un metro circa da terra.

“Aspetta ad accendere la miccia, Dioril.”

“Perché Raglan? E’tutto pronto.”

“Sento un rumore.”

Raglan aveva udito bene perché dall’ombra uscirono quattro orchi, e se non fosse stato che due di loro erano più distanti, e che Dulian e Jahlia avevano già sguainato le armi, Dioril e Raglan sarebbero stati spacciati. Tre vennero contusi, mentre la miccia fu accesa così il quarto orco rimase cosciente quando prese fuoco. Era una fine orrenda, anche per un mostro, ma Mersham era una minaccia per tutte le Terre.

“Gli alfieri riferiscono che Odhon è vivo, e ci sta cercando.”

“Vedrà la sua reggia cadere e rimarrà solo.”

“Non possiamo sconfiggerlo?”

“Non può farlo né ArgantKoran, né tutti noi uniti. Odhon è l’Essere Nero più antico che ancora calca la terra. Non è invincibile ma senza incantesimi non si può pensare di abbatterlo.”

“Le fate non possono dirci come?”

“Noi non conoscevamo gli orchi prima di venire con voi,” volle rispondere Jahlia.

“Hanno avvistato Odhon in corsa, ci sta cercando,” disse Jann, facendosi strada tra gli altri.

 “Suonate il corno! ,” ordinò Jahlia.

Il Corno di Nazé risuonò ancora. Jann e Koran non capivano il motivo di ricorrere a questo segnale, finché non videro Hube. Gonta tornava con la sua macchina volante. Quando salirono, fu come essere già tornati a casa. Ci fu un po’ di paura quando una fiamma sprigionò dagli alti torrioni e sfiorò il gran telo gonfio d’aria che sosteneva la plancia dei passeggeri. Un solo metro di distanza ne impedì lo scoppio, e la caduta di tutti, e la fine del viaggio di ritorno. Non fu così, fortunatamente.

“Guardate! Il sangue degli antichi! La leggenda è vera!” gridò Mitreis, e siccome non era da lui fare esclamazioni così forti, tutti si voltarono. Il sangue dei nemici aveva coperto per secoli i mattoni della Rocca Rossa ed ora colava e si bruciava.

“Facciamo un minuto di silenzio, amici, in onore di chi ci fu, e ora non è più tra noi, per mano di quegli esseri senza pietà che abbiamo con tanta fatica sterminato per il bene di tutti.”

“Sono sopravvissuti Odhon e otto dei suoi, Jann.”

“Non hanno femmine, Raglan. Gli orchi sono perduti per sempre.

Ce l’abbiamo fatta.”

Dodonte suonò un flauto per celebrare la vittoria, e gli si avvicinarono a ringraziarlo quegli Ehlo che avevano fatto uso delle armi che si era premunito di rifornire, fino

quasi a commuoverlo, perché i centauri erano una razza molto poco incline alla socialità, prona a vigilare sulla salute altrui, ma ben poco avvezza a fare amicizia. Questo era dovuto al fatto che per parlare le loro corde vocali compivano uno sforzo notevole, e spesso questi strani equidi preferivano tacere per far riposare le tonsille, evitandone l’infiammazione. Dodonte rimase a terra, salutando chi aveva conosciuto. Su Hube il viaggio proseguì tranquillo, ma alcuni piansero alla lettura del bollettino definitivo dei caduti, mentre chi non aveva perduto nessuno si chiudeva nel silenzio in ossequio a chi si doleva e a chi non era più tra loro.

 

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