…Respiro il mare.
Do alle mie branchie
un po’ di iodio
per meglio
parlare.
…Respiro il mare.
Vorrei lasciarmi levigare
come queste
pietre…
fra i rottami
stesi al sole.
Osservo il
mare.
Ondeggio con le mie ali da gabbiano
e mi lascio
inebriare dall’alto
dalla brezza
marina vitale.
Ascolto il
mare.
Dentro me c’è
il silenzio,
fuori di me: il
mare…
…Fruscia
l’anima.
Interrogo
il mare.
Un’onda anomala e audace
supera i limiti
altrui
e quasi mi si
accosta accanto
dolcemente, con
le sue punte
verso le punte
delle mie radici
rottamate sulla
sabbia.
Parla il
mare.
Mi parla di
Dio, natura,
amore, armonia,
dolore
per esser
tradito dall’uomo traditore
che l’inquina,
e poi pretende
che lui
benignamente
sempre l’accolga
e lo preservi
da meduse,
squali, scogli
pungenti,
onde e correnti
potenti…
Piango per il
mare.
Unisco poche mie gocce
lievemente
salate
al suo
spumeggiare.
Parla il sole.
Non un giorno
ho dispensato
l’uomo
dalla mia luce.
Persino quando piove
Io sono lì,
e l’uomo è
triste.
Ma la sua
memoria è corta,
soprattutto
d’estate,
e pure io
piango, nell’eclisse…
Riflette il mare.
Ogni sua onda è
un pensiero.
Riflette le
parole del sole,
gialle scaglie
silenziose.
Lascio il mare.
Mi saluta.
Ringrazia.
E poi, come
sempre,
torna a parlare col sole!