Cullato dal romore d’una fontana
che urina di getto e non opina,
dondola la melodia rispetto alla voce mia,
oggi gravemente incarcerata dall’influenza
che m’ha assediato con irruenza
e no più vuol andar via!
Dinnanzi a me ho il sole.
La voce dell’incoscienza che mai more
dentro me, m’ha suggerito d’uscire.
Troppo buio avevo per non obbedire!
Ma vedere gl’altri accaldati al respiro…
Soffrire!
È verde il silenzio.
Duro et gelido è l’asfalto
ed il marciapiede sul quale sono seduto,
appoggiato, accasciato, cresciuto.
Vorrei questo strato di nero ghiacciato
bucare
e tuffarmi nel senso più profondo
del naturale!
C’è un richiamo, un istinto
che prova a gridare:
è il mio istinto animale!
Non mi appartiene questo grigiore
artificiale,
non mi appartiene, ed io ne sto male!
Vorrei con i
piedi il prato toccare.
Non oso pensare alla prigione in cui
sono,
non oso
pensare…
per non farmi
male! Preferisco sognare
e la fuga
evasiva aspettare,
invocare!
Sognare e
scoprire la bellezza d’un
tuono,
il mare in
tempesta più di quand’è
sereno,
lasciarmi
dondolare dal rumore del
suono
d’una fontana
che urina, s’un marmoreo
semicono.
Giaccio su un ghiacciato mare
inquinato!
Vorrei poterlo
perforare
per riportare
alla luce del sole
l’essenza
terrena della vita antica
ricoverta e
strozzata dall’artificiale!
Giaccio s’un ghiacciato mare
anche se impietrito,
ma non affondo,
anche se vorrei
affondare
nel più
abissale sentimento naturale
che mi chiama,
è mio, e mi chiama
ama …
ama ..
ama .