IL CELLULARE

Il dialogo infinito e la fine del silenzio


di Letizia Carletti

 

    Bianchi, neri, gialli, variopinti, ultra-leggeri, con foto-camera o senza, dotati di suoneria polifonica, palmari, con accesso a internet, accesso WAP…

Si potrebbe continuare all’infinito e scoprire che ne esistono così tanti modelli tutti diversi da poter riempire un elenco interminabile.

 

    Ma qual è questo aggeggino così popolare di cui oramai neanche i bambini possono più fare a meno?

E’ SICURAMENTE IL TANTO AMATO CELLULARE, o telefonino, sì perché anche nella denominazione c’è una vasta gamma di scelta (c’è addirittura chi lo chiama “CITOFONO” per indicare i modelli più vecchi e ormai fuori moda).

All’inizio la tecnologia sembrava averci fatto un altro bel regalo dopo i telefoni fissi e poi i cordless: un altro utilissimo strumento di comunicazione portatile da sostituire alle cabine telefoniche e alle loro spiacevoli e antipatiche sorpresine (cabine guaste che non accettano le monete o peggio ancora che non le restituiscono, o peggio ancora guaste e basta!).

 

    Dopo una grandissima innovazione di ampia utilità, il telefono si è trasformato in una “moda”.

Raramente è facile incontrare persone che non abbiano mai acquistato un cellulare (al contrario di quelli che ne hanno già cambiati tre). E pensare che una decina d’anni fa il telefonino era pressoché sconosciuto, pochissime le persone in possesso di un cellulare. In quei giorni il telefonino era ancora uno strumento di lavoro, un optional di cui si faceva facilmente a meno, costava caro e così non tutti potevano permetterselo.

Da qualche anno invece la sua diffusione è aumentata in modo impressionante, tra i bambini è diventata una mania: a dieci anni il primo telefonino, c’è chi già ad otto è riuscito a conquistare il suo traguardo personale; una volta si facevano i capricci per i giocattoli, oggi per avere l’ultimo modello super accessoriato e “messaggiare, messaggiare, messaggiare…”

 

    Gli SMS ecco l’altra grandissima creazione:i messaggi veloci da inviare a chi vuoi, come e quando vuoi. Hanno sostituito le comuni telefonate (più costose) parole e parole scritte: auguri, compleanni e ricorrenze si sono trasferiti tutti su un display (meglio se a colori). Si stanno perdendo le lunghe e tradizionali telefonate, le interminabili chiacchierate, le risate, i pianti.

Non si parla più, si scrive e si scrive.

Altro fattore negativo; per poter inviare il messaggio lo si deve far rientrare in un numero massimo di caratteri prestabilito, ed ecco che la lingua italiana viene così frammentata e ridotta alle sole consonanti, “e” senza accento, non esistono più le maiuscole, la punteggiatura, dilagano i “+”, le “x”, i “-” e nascono gli emoticons, quelle simpatiche faccine fatte di due punti, trattino e parentesi che suggeriscono emozioni e sensazioni.

Insomma io direi che più che dialogo infinito e fine dei silenzi, siano più silenzi infiniti e fine del dialogo.

 

    Non posso uscire. SMS

    Ci vediamo domani? SMS

    A che ora passi? SMS

 

    Infinite saranno le volte che le nostre dita pigieranno la tastiera, infiniti i caratteri sul display dei prossimi messaggi; sembra però finito il tempo di avvicinare l’auricolare all’orecchio per sentire chi parla, per gustare un’emozione, una voce cara, un dolce saluto.

C’è di buono che diventeremo tutti abili e velocissimi scrittori di messaggi in codice (di un codice ormai in circolazione da tempo), e resteremo tutti facilmente rintracciabili.

 

    Eppure è strano, sto qui a criticare gli SMS, i cellulari (i bambini con il telefonino che criticherò sempre, anzi non loro direttamente ma i genitori, i parenti, i “responsabili”), tuttavia non sono ancora riuscita a trovare una risposta ad una domanda di un amico che un giorno mi disse:

 

    “MA COME FACEVAMO UNA VOLTA AD ESSERE FELICEMENTE IRRAGIUNGIBILI?”