Tahar Ben Jelloun "L'Islam
spiegato ai nostri figli" Edizione Bompiani
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
Viviamo in uno stato di continua
tensione, di perenne conflitto, dalle guerre ai dissasapori con i vicini
di casa e spesso queste situazioni nascono dalla poca conoscenza di chi
ci sta di fronte, dalla pretesa di misurare sempre e tutto con il
nostro metro di giudizio, pensandolo unico e perfetto.
Oggi l’Islam e i paesi arabi sono
al centro dell’attenzione mondiale ma sono anche una realtà di ogni
giorno visto che sta crescendo il numero di arabi e di musulmani presenti
nelle nostre città. Conoscere la loro storia, la loro religione,
i loro costumi, è indispensabile per arrivare ad una serena e pacifica
convivenza, in cui le nostre storie possano incontrarsi e non scontrarsi.
“L’Islam spiegato ai nostri figli”
di Tahar Ben Jelloun, pubblicato da Bompiani, può essere un ottimo
strumento per cominciare a conoscere una realtà importante e ancora
poco approfondita.
L’idea del libro nasce da una conversazione
dell’autore con la figlia di dieci anni all’indomani del crollo delle torri
di Manhattan. Che cosa rispondere ad una ragazzina che ti dice: “Ma hai
visto anche tu la televisione: i Musulmani sono cattivi, hanno ucciso molte
persone; io non voglio essere Musulmana”. Tahar Ben Jelloun sceglie di
raccontare alla figlia e a tutti i ragazzi che leggeranno il libro (ma
è utile anche per gli adulti), con un linguaggio molto semplice,
la storia del mondo arabo e dell’Islam.
Una storia, quella dell’Islam, nata
con Maometto, “uomo semplice e buono” a cui l’angelo Gabriele dettò,
frase dopo frase, lungo ventitré anni, il Corano. E un’altra storia,
quella dell’Impero Arabo che per secoli fu sede della cultura, quando “la
scienza, la medicina, le matematiche, la geografia, l’astronomia, tutto
veniva insegnato in arabo”. Una cultura aperta, che cercava nelle civiltà
precedenti e straniere, che traduceva molti testi. Una cultura saggia:
“il fatto che si traducesse molto significa che non si consideravano dei
sapienti che non avevano nulla da imparare”.
Bagdad e Cordoba diventano i principali
centri del mondo arabo e islamico, fino a quando, tra il XI e il XII secolo,
iniziano le divisioni e le lotte interne e, “da questo momento, la cultura
Musulmana sarà contaminata dal fanatismo e dall’intolleranza”. Isolamento
e colonialismo spingono ad una chiusura su se stessi che provoca reazioni
dure e violente al proprio interno e verso l’esterno. Non bastano personaggi
che continuano a predicare il dialogo: l’integralismo e il fondamentalismo
prendono piede. “E’ una minoranza. Ma purtroppo è attiva e nefasta”,
scrive l’autore. La
maggioranza subisce ma, ugualmente,
viene identificata con l’immagine della minoranza. E’ molto importante,
quindi, conoscere, capire, distinguere, per evitare, da parte nostra, ulteriori
fondamentalismi ed integralismi.
Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
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