Le recensioni on line di Gabriella
 
Recensione precedente
Prossima recensione
 
 
     
    Pino Adriano e Giorgio Cingolani: "Corpi di reato" - Edizione Costa & Nolan
    Recensione di Gabriella Bona
        
    “Alla fine degli anni Settanta la violenza espressa dal terrorismo e dal crimine organizzato aveva raggiunto in Italia livelli devastanti. Dagli ‘anni di piombo’ si uscì con l’emergenza e un forzato processo di normalizzazione che non portarono molta chiarezza. Lo provano i processi ancora aperti su stragi e delitti, un elevatissimo numero di inchieste abortite, tanti verdetti che continuano a far discutere. Di fatto, quegli anni pesano ancora come un magma oscuro. E per uscite non basta ‘voltare pagina’, come molti invitano a fare. ‘prima di voltare pagine – ha scritto giustamente Predrag Matvejevic – bisogna leggerla’”. 
    Quattro di queste storie misteriose, la morte di cinque ragazzi, sono state raccolte da Pino Adriano e da Giorgio Cingolani nel libro “Corpi di reato” edito da Costa & Nolan. Due anni di lavoro, lo studio delle carte processuali, della stampa dell’epoca, di saggi su politica, società e criminalità, interviste a parenti ed amici, confronti con magistrati, periti e storici, hanno portato nuovi elementi, nuove ipotesi, sollevato dubbi su fatti che, forse, in qualche modo è ancora possibile chiarire. 
    Ciò che emerge chiaramente dallo studio è la volontà di lasciare in sospeso, di non chiarire, di non indagare a fondo, di non arrivare a scoprire chi ha ucciso e a ricostruire le cause degli omicidi. Persone mai interrogate, reperti scomparsi, fascicoli rimasti per anni seppelliti nei cassetti e dimenticati, indizi sottovalutati, testimonianze non considerate. Che cosa è successo? In anni di P2 e di servizi deviati molte inchieste hanno preso strade che non portavano verso una serena gestione della giustizia. Ma ci sono anche, e trapelano in ogni racconto, indifferenza, poca preparazione, incapacità investigativa, cecità di fronte a fatti perfino troppo chiari e a collegamenti che sembra impossibile non vedere. 
    E’ in tutto questo che si arenano le inchieste e i processi sulle morti trattate nel libro. 
    Mauro Brutto è un coraggioso redattore dell’Unità, da anni si occupa di eversione nera e di sequestri di persona e “scrive di sanità e di servizi, di carcere e di anziani, di immigrati e di clandestini in transito, di manovalanza del crimine”. Fa anche parte del circolo di controinformazione sulla morte di Fausto Tinelli e di Iaio Iannucci. E’ ucciso da un’automobile e si aspetta ancora di capire come, perché e da chi.  
    Sono proprio Fausto e Iaio i protagonisti della seconda storia. Diciottenni, impegnati nei “Collettivi Comunisti Autonomi” hanno compilato un ponderoso “Dossier Eroina”, presentato in anteprima dall’”Espresso” il 5 marzo 1978. Spacciatori, locali dello spaccio e collegamenti tra il mondo della droga, della delinquenza comune e della sinistra eversiva sono i temi del dossier. Vengono uccisi a Milano, da tre uomini che non sono mai stati identificati. 
    Roberto Cavallaro viene trovato morto davanti al portone di casa, a Rovigo. Militante nell’area di Autonomia operaia e del Gruppo sociale di Rovigo, di batteva “per il diritto alla scuola, al lavoro, ai servizi, alla casa, contro il capitale, lo Stato-padrone, i fascisti e la droga […] ma non cercava la violenza e tanto meno il terrorismo”. Era tornato sconvolto dopo dieci giorni trascorsi all’ospedale militare di Padova. Che cosa era successo, perché e chi lo ha ucciso? 
    Valerio Verbano collabora a Stampa alternativa, ama scrivere e fotografare, anche lui svolge indagini sull’estrema destra e sul traffico di droga. Il voluminoso dossier, che viene sequestrato durante una perquisizione nella sua abitazione, però, sparisce e non verrà più ritrovato. Allo stesso modo, misteriosamente, scompare la pistola con cui è stato ucciso: nel 1997 il magistrato Salvini aveva riscontrato una certa somiglianza nelle striature dei proiettili che avevano ucciso Valerio e Fausto e Iaio ma scopre che il “reperto, essendo transitato per vari uffici giudiziari, non è stato localizzato”. 
    Sono soltanto quattro le storie raccontate ma è enorme la montagna di misteri che portano con sé. E’ questa mancanza di chiarezza che deve essere superata per poter, finalmente, cambiare pagina.
        
    gabriella bona

 
 
 
Recensione precedente
Prossima recensione