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    Bamboo Hirst: "Figlie della Cina" - edizione Piemme
    Recensione di Gabriella Bona
     
    “Non tutte le donne cinesi sono state creature rassegnate, succubi del loro tradizionale destino di mogli e di madri, o di concubine, prostitute, schiave. Sono esistite sempre anche in Cina, in tutte le epoche, donne che hanno saputo essere protagoniste” leggiamo nell’introduzione al libro “Figlie della Cina” edito da Piemme. 
    L’autrice, Bamboo Hirst, figlia di una cinese e di un italiano, è vissuta in Cina fino a 14 anni e ora vive e lavora a Milano ma continuando a pensare al paese in cui è nata e sul quale ha pubblicato altri cinque libri. 
    “Figlie della Cina” ci offre un quadro della storia cinese attraverso le donne che nei secoli sono vissute in questo sterminato paese in una situazione di subordinazione, di violenza e di sfruttamento. Il sistema feudale codificato da Confucio stabiliva una gerarchia dominata dal maschio, in cui le donne non avevano alcun diritto. 
    Le donne protagoniste, scrive l’autrice nell’introduzione, sono “casi isolati, di libertà pagate a caro prezzo”. E, ancora oggi, molte conquiste non possono essere considerate definitive, stanno anzi cedendo ad un ritorno alla vecchia mentalità, soprattutto nelle aree rurali, dove leggi che prevedono l’istruzione obbligatoria, il divieto dell’uccisione o dell’abbandono delle bambine, del concubinaggio, della vendita delle ragazze, non sono ancora applicate. I frutti dell’emancipazione, arrivati dopo l’instaurazione della repubblica, il movimento del 1919, la Lunga Marcia, il maoismo e la Rivoluzione culturale si sono dimostrati spesso un’ennesima imposizione nella vita delle donne, “un’emancipazione avvenuta a una rapidità forse senza precedenti, passando dal Medioevo all’età moderna nel giro di pochi anni. E’ stata preparata, è vero, forse anche voluta dalle donne, ma soprattutto imposta dall’alto, per le esigenze della rivoluzione, della produzione, del lavoro”. La rapidità con cui si è sviluppata non ha portato ad una vera presa di coscienza da parte delle donne e degli uomini cinesi. E’ così che la Cina delle Riforme, seguita al periodo maoista, ha permesso che, assieme ad un processo sempre più rapido di occidentalizzazione del paese, siano ritornati in auge modelli tipici del Confucianesimo. 
    Se dopo la nascita della Repubblica popolare furono chiuse le “case fiorite” (quelle che in Occidente erano chiamate “case chiuse”), furono abolite pratiche come la fasciatura dei piedi, il commercio delle schiave, la vendita delle mogli, i matrimoni combinati e se le donne poterono entrare a pieno titolo nella società cinese, oggi la “politica del figlio unico” ha portato all’abbandono e all’uccisione delle neonate, la disoccupazione ha riportato vecchie forme di sfruttamento, schiavismo e prostituzione, a nuove forme di luddismo che tentano di frenare lo sviluppo e la possibilità di conquistare condizioni di lavoro migliori. 
    Attraverso tante piccole storie, attraverso le parole dei canti e delle ballate, Bamboo Hirst ci offre la possibilità di conoscere, anche se soltanto in piccola parte, il volto femminile di una civiltà piena di incredibili mutamenti e di profonde contraddizioni.   

    gabriella bona

 
 
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