• La Nota politica del 5 novembre '99
  
Diversi temi attraversano le vicende politiche attuali: privatizzazione dell'Enel, polemiche nella maggioranza, rapporti discutibili del FMI. Però il fatto che maggiormente pesa su questo momento è la manifestazione delle scuole private cattoliche a Roma. Pesa anche per il diretto coinvolgimento delle gerarchie ecclesiastiche.  
  
OLTRE LE IDEOLOGIE  
E' difficile parlare onestamente di questo tema su di un giornale diocesano, anche perché ci troviamo di fronte a prese di posizioni sulle quali non c'è mai stato un dibattito serio. Eppure credo che il problema vada affrontato evitando gli integralismi clericali o laicisti. Per questo obiettivo credo vada ricordato che la scuola deve rispondere non a bisogni privati o famigliari, ma a un bisogno pubblico. Offrire ai giovani i mezzi culturali e tecnici per essere cittadini capaci di godere di tutti i loro diritti e di assolvere ai loro doveri.  
  
LE RIVENDICAZIONI  
Mi pare che le rivendicazioni delle scuole cattoliche mirino a due obiettivi. Il primo è quello economico e consiste nella richiesta che lo stato finanzi le scuole private. Il secondo è ideologico: lo stato non dovrebbe intervenire a proposito dei percorsi formativi elaborati dalla "società civile". Si tratterebbe di una sorta di liberismo scolastico. Va notato che queste rivendicazioni non tengono nessun conto della Costituzione, che per lo stato deve essere il vero punto di riferimento.  
  
EFFETTI POLITICI  
Queste rivendicazioni mi pare segnino la volontà da parte dei vertici della CEI di ricostruire un'alleanza fra gerarchia ecclesiastica e i ceti conservatori e benestanti, che maggiormente sarebbero favoriti da misure di questo genere. In secondo luogo temo che possano far nascere una nuova lacerazione nel mondo cattolico: è difficile sostenere che l'unità della fede dipenda dalla visione del sistema scolastico.  
  
EFFETTI CULTURALI  
Più gravi mi sembrano gli effetti sul piano culturale. O si accetta che ogni realtà socio-culturale (gruppo religioso o ateo, gruppo etnico, ecc.) abbia diritto a farsi un proprio sistema scolastico pagato dallo stato e avremo tanti ghetti che faranno esplodere la società pluralista moderna. Oppure si pretende che lo stato scelga alcune espressioni culturali, ma allora avremo uno stato non rispettoso della libertà. A me pare che la società moderna abbia bisogno di confronto e di dialogo, non di separazioni.  
  
TIMIDE PROPOSTE  
In primo luogo credo che la distinzione fra scuola statale e privata vada superata a favore di quella fra scuola che svolge una funzione pubblica o no. Lo stato ponga alcuni criteri a questo proposito. In secondo luogo ogni scuola deve rispettare criteri di pluralismo (senza selezionare i propri clienti) e di norme sindacali. Come cristiani infine dovremmo sentire come discriminante la richiesta di una scuola seria per gli emarginati delle periferie e non altro…  
     
beppe scapino