• La Nota Politica del del 28 maggio 1999 
L'uccisione di Massimo D'Antona, consigliere del ministro Bassolino, ripresenta lo spettro delle BR nella politica italiana. Questo avviene mentre la guerra contro la Serbia non presenta spiragli positivi, si preparano le elezioni al Parlamento europeo e il presidente Ciampi sembra voler spingere ad avanzare nelle riforme del sistema politico.  

UN DELITTO POLITICO  
E' chiaro che la matrice dell'assassinio del professor D'Antona è politica. In particolare è rivolta contro la politica economica di D'Alema ed ha le sue radici in una sinistra antiriformista. Conclusioni più precise saranno possibili soltanto al termine delle indagini, ammesso che queste giungano a risultati sicuri. Altre ipotesi, teoricamente possibili, non sono suffragate da nessun dato, per ora.  

LE VECCHIE BR  
L'analisi politica deve però cercare di evidenziare i punti di contatto e le diversità fra le vecchie BR e questo gruppo nuovo. Le vecchie BR si muovevano secondo un progetto rivoluzionario. Avevano individuato i nemici, avevano elaborato una strategia per scalzare i poteri esistenti, miravano a conquistare il potere. Era un progetto utopistico, ma esisteva. Inoltre quelle BR nascevano in un ambiente nel quale il marxismo era un punto di riferimento reale, sia pure spesso conosciuto in maniera superficiale, e nel quale la lotta partigiana era un modello. Infine le vecchie BR erano sorte da una situazione di effervescenza sociale, con una classe operaia forte e cosciente, e di pericolo di colpi di stato fascisti. Queste condizioni avevano dato forza alle BR, contro le quali PCI e Sindacati avevano lottato senza tregua. Ma quelle condizioni mancano oggi.  

LE NUOVE BR  
E' evidente che dell'oggi possiamo parlare senza aver chiara la fisionomia di questo gruppo che si è svelato con l'uccisione del professor D'Antona. Si tratta di reduci nostalgici, si tratta di nuove leve o si tratta di realtà completamente diversa? Le analisi più importanti credo possiamo già svolgerle. In primo luogo mi pare non si possa parlare di progetto. C'è l'opposizione ad una politica, c'è il richiamo a situazioni di malcontento, reali peraltro, ma non c'è ricerca di alternative, neppure su di un piano ideologico. In secondo luogo la società civile stessa presenta una situazione poco favorevole ai movimenti ideologici. E' una società con classi e ceti sulla difensiva, per niente tentati da progetti di conquista del potere. Gli stessi Centri sociali, che sono il simbolo della protesta, sono per lo più dediti ad attività "artistiche" ed esprimono tendenze anarcoidi. Con tutto questo non bisogna sottovalutare i rischi di azioni violenti. Ma i rischi politici non dovrebbero essere gravi.  

CHE FARE   
E' evidente che si impone un'attenzione, in primo luogo negli organi di polizia, perché il fenomeno rimanga circoscritto. In secondo luogo non bisogna interrompere la normale dialettica politica. Guai se criticare la politica di D'Alema significa essere un terrorista.  

beppe scapino