• La Nota politica del 12 maggio 2000
Ci avviciniamo all'appuntamento con i referendum. L'approccio è caratterizzato da un clima di litigiosità e di ostruzionismi. 
  
UN BRUTTO CLIMA 
La maggioranza presenta fin dall'inizio del governo Amato divisioni e ripicche. Le diverse posizioni - legittime - di fronte ai referendum sono occasione, soprattutto nei mastelliani, per ricatti. Nei democratici intanto si svolge una battaglia senza attenuanti. La minoranza dal canto suo attua un ostruzionismo che a lungo andare contribuisce a togliere ulteriore legittimità alla dialettica politica. In questo clima  è nata la discussione sulle liste elettorali. 
  
LE LISTE ELETTORALI 
La questione sulle liste elettorali è importante perché determina il numero dei votanti che rende valido un referendum. Se le liste sono gonfiate perché contengono persone defunte, il 50% dei votanti viene innalzato e aumenta la probabilità di rendere nullo il voto ad un quesito. Di qui nascono pressioni per ripulire le liste. Ma come? Due sono i problemi. Il primo riguarda lo strumento per intervenire sulle liste: un disegno di legge o un decreto legge? Il decreto legge sembra possa essere incostituzionale. Il secondo concerne il criterio per la ripulitura. Il criterio scelto - viene cancellato chi per due volte si è reso irreperibile - potrebbe eliminare anche i vivi. Avere liste elettorali sicure è un bene, ma cambiare in corsa i criteri sembra voler indulgere più a pressioni che non a desideri di equità. 
  
I REFERENDUM 
Oggi in alcuni ambienti - trasversali ai poli politici - c'è la tendenza a privilegiare l'istituzione referendaria rispetto ad altri strumenti democratici. Credo sia necessario prendere le distanza da questa tendenza. I confini fra democrazia e demagogia sono spesso labili. Alla base di questa tendenza mi pare esista una ideologia politica che vuole saltare ogni mediazione. Non mi pare allora inutile ricordare che nel referendum l'astensione non è assenza di partecipazione, ma può esprimere il rifiuto di una democrazia plebiscitaria. Non è onesto pertanto demonizzare chi fa la scelta del non voto. 
  
QUALI QUESITI? 
I quesiti referendari sono sette, affidati a schede di colore diverso e con testi di non facile lettura (Il Corriere della Sera ha calcolato che ci vorrà una mezzora per leggerli). Essi riguardano la legge elettorale, i rimborsi spese elettorali, le norme che regolano l'elezione del CSM e l'attività della magistratura, i diritti dei lavoratori  e le trattenute sindacali. Credo che nel prossimo numero cercheremo di sintetizzare l'argomento di ogni quesito e le conseguenze di un voto negativo o positivo. Fin d'ora va detto che per alcuni quesiti (come quello dell'abolizione della quota proporzionale nelle elezioni) sarà necessaria una nuova legge. E questo dimostra il limite dei referendum. In ogni caso il modello di società che appare dai referendari è quella liberista. Una politica che cerca il capo carismatico e con i deboli indifesi.
  
  beppe scapino