• La Nota Politica del del 7 maggio 1999 
La guerra continua fra speranze e delusioni. Intanto la vita politica italiana continua su toni abbastanza bassi.  

UNA GUERRA DIFFICILE  
La guerra nei Balcani fin dall’inizio ha mostrato molte ambiguità. Il pretesto umanitario è apparso subito molto labile. Ma anche gli obiettivi non erano molto chiari. Una guerra voluta dagli USA, chiaramente. Ma perché? Per affermare il proprio potere sull’Europa, sulla Russia, senz’altro. Ma forse qualcosa è sfuggito agli strateghi americani. L’illusione di un intervento breve o la convinzione di uno scollamento fra Milosevic e i Serbi, ad esempio. Oggi il problema per Clinton rimane quello di come uscirne dignitosamente. Oppure di come continuare senza reazioni interne ed esterne. E’ evidente che si tratta di problemi che prescindono radicalmente dalle popolazioni serbe o kosovare.  

UNA POLITICA ANOMALA  
In Italia intanto assistiamo alle grandi manovre per le elezioni del Presidente della Repubblica e per le elezioni del Parlamento europeo. E’ una politica anomala non perché le elezioni la rendono tale – tutt’altro -, ma perché le elezioni sono un pretesto per altro obiettivi. Le elezioni del Presidente della Repubblica diventano la ricerca di una personalità che appoggi progetti di riforma del sistema politico o che esprima alleanze fra partiti. Le elezioni europee invece diventano la misura per i futuri rapporti di forza all’interno delle coalizioni. Questo uso pretestuoso delle elezioni è uno dei motivi, seri, di disaffezioni dell’elettorato al sistema politico.  

VOTARE CHI?  
Forse non è inutile fermarsi a chiedere che senso abbiano queste prove elettorali, ricordando che il presidente della repubblica è votato soltanto dai grandi elettori. La prima – e fondamentale – qualità del Presidente della Repubblica è di essere garante della Costituzione. Non di quella che sarà, ma di quella che è. L’impegno riformista, soprattutto quando è stato bocciato dall’elettorato, o i meriti economici non sono dati favorevoli o sufficienti per un candidato. Neppure l’alternativa fra "cattolico" (?) e "laico" ha molto senso. Ciò che va richiesto ad un candidato è la conoscenza della Costituzione, il rispetto delle istituzioni (a partire da Parlamento), l’onestà della persona. Ma forse è utopia pensare che i patteggiamenti e i veti non diventino decisivi.  

IL PARLAMENTO EUROPEO  
Anche le elezioni per il Parlamento europeo andrebbero vissute con maggior rispetto. Non si tratta soltanto di prove generali per misurare il peso di ogni singola formazione politica. Si tratta di costruire un embrione di quella che sarà la guida politica della nuova Europa. Proprio la guerra nei Balcani evidenzia questa necessità. Rimane il problema della capacità nostra –non del ceto politico, ma degli elettori – di superare i provincialismi e di operare secondo prospettive più ampie.  

Beppe Scapino