LAVORO
Qualcuno paga i conti di questo modello di capitalismo
  
La crisi - forse sarebbe più esatto dire l'agonia - di OP Computers continua: Mentre chiudiamo questo numero non conosciamo l'esito dell'incontro romano. Ma queste righe non inseguono le ultime novità della cronaca, bensì mirano ad una riflessione di più ampio respiro. E la prima considerazione da fare è che l'oggi ha le sue radici in molti errori e in molte manovre del passato. Non si tratta soltanto della logica economica o di tendenze del mercato. Sono anche interessi più prosaici. La seconda considerazione è un invito a considerare come questo modello capitalistico sia un invito all'irresponsabilità. Chi perde il lavoro e paga di più non è colui che ha fatto le scelte strategiche del passato, non è il manager, il dirigente, l'azionista… Una terza considerazione riguarda il mercato. Qui sono evidenti i suoi limiti. Esso favorisce chi è potente. Il lavoro è una variabile dipendente. Infine nasce una domanda sul ruolo della politica. Legittimare il "mercato" a nome del liberismo o proporre alternative per i più deboli?  

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