Più risorse alla scuola, a tutte le scuole

Vasta eco ha suscitato nei giorni scorsi il convegno indetto dalla CEI e specialmente il discorso del Papa sulla situazione delle scuole cattoliche in Italia. Quasi contemporaneamente mi trovavo con le scuole cattoliche di Ivrea - la Castiglia, il Card. Cagliero - per una celebrazione religiosa, e pochi giorni prima avevo incontrato quella di Rivarolo, comunemente detta delle Orsoline. Sono stato colpito dalle difficoltà che queste scuole stanno attraversando e, facendo il confronto con alcuni anni fa, quando le avevo incontrate prima della mia partenza per Iglesias, ho notato la contrazione numerica che si è ulteriormente verificata.  
   Il ridimensionamento riguarda innanzitutto il personale religioso, non solo a Ivrea, ma un po’ in tutta Italia: anche se ho incontrato degli insegnanti e dei genitori seriamente motivati e impegnati a portare avanti tali scuole. Mi ha colpito soprattutto il calo numerico degli alunni, che non è ascrivibile solo al calo demografico, particolarmente vistoso nella nostra regione, ma soprattutto alle condizioni difficoltose ben note che le scuole cattoliche stanno attraversando in Italia, e che sono state richiamate con vigore anche dal Papa.  
   Tornando alla situazione locale, mi chiedevo se è stata davvero una conquista per la nostra zona che alcune scuole cattoliche siano sparite e che quelle rimaste siano così ridotte. A parte ogni considerazione di carattere educativo, familiare ed ecclesiale, mi chiedo se ne hanno davvero guadagnato la cultura e la laicità della nostra società, dando per scontato che questi due termini facciano riferimento ad apertura, dialogo, confronto, pluralismo. Tiene un po’ meglio la scuola materna, anche perché il servizio offerto dallo Stato è molto meno sviluppato rispetto alle altre fasce di età, e tra l’altro il servizio offerto dalle scuole materne non statali ha costi dimezzati rispetto a quelli delle materne statali.  
   Credo che, superando vecchi schemi di matrice liberal-risorgimentale e pregiudizi sociali di altre epoche, il dibattito vada oggi impostato proprio sul piano della cultura, del tipo di società che intendiamo costruire e sul ruolo da riconoscere alla famiglia nella scelta degli indirizzi educativi. Il nostro Paese sarà presumibilmente sempre più pluralista non solo dal punto di vista culturale, ma anche da quello etnico e religioso, indipendentemente dalla vicenda delle scuole cattoliche. Andare incontro a questa situazione senza la voce della scuola cattolica, in una condizione, praticamente, di monopolio scolastico statale (pare sia l’unico destinato a rimanere!), significa veramente essere lungimiranti, aperti all’incontro delle culture? Molti Paesi europei l’hanno capito assai prima di noi. In questo secolo nel nostro Paese, pur tra mille difficoltà, la scuola cattolica ha portato il suo contributo umano e culturale alla crescita democratica della società, educando generazioni di giovani al senso della libertà e al discernimento dei valori autentici, a più riprese. Certo, anche la scuola cattolica, come tutta la scuola, ha conosciuto ritardi e fatiche, ma non si possono non riconoscere alcune grandi tradizioni culturali legate, ad esempio, ad alcuni ordini religiosi, sia maschili che femminili. Basti pensare, per il Canavese, alle suore dell’Immacolata di Ivrea, alle Orsoline e alle Giuseppine a Rivarolo, alla presenza dei Salesiani, al Collegio vescovile poi Seminario minore: hanno educato e formato intere generazioni di giovani, provenienti da famiglie cattoliche e non; e certamente anche oggi, in condizioni giuridiche ed economiche più accettabili, sarebbero scuole scelte da molte famiglie non praticanti o non cristiane, come avviene per esempio in Francia per molte famiglie musulmane.  
   Analoga esperienza vivono alcune associazioni educative cattoliche, come l’Agesci.  
   Un progetto educativo fondato sui valori cristiani sa essere aperto e accogliente, al di là delle appartenenze confessionali. Occorre però avere a cuore la scuola e l’educazione, sull’esempio di tanti insegnanti che abbiamo conosciuto nelle scuole cattoliche e in quelle statali.  
   Ma allora nella discussione sulle scuole non statali in generale, e su quelle cattoliche in particolare, diventa importante non dimenticare un’altra richiesta fondamentale, quella cioè di avere più risorse, in misura sostanziosa, per la Scuola, per tutta la scuola.  
  
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