• Per le strade del mondo 5 novembre 1999
 
Dalla Cecenia ... ai lebbrosi  
  
   Come si sa - anche se forse se  ne scrive e se ne parla troppo poco - la Cecenia, una Repubblica che fa parte della Federazione Russa, chiede l’autonomia e la Russia occupa con le armi il territorio e sta assediando la capitale, con bombardamenti che fanno stragi di civili e provocano centinaia di migliaia di profughi. E’ un caso molto simile a quello del Kosovo, anche perché la Cecenia è una regione di mussulmani, entro la Russia che è invece ortodossa.  
   Per il Kosovo abbiamo fatto una guerra, per la Cecenia non si è mosso un dito, salvo qualche tiepido appello dell’ONU. E’ vero che la Russia - a differenza della Serbia - è una grande potenza, ancora con i privilegi che la fanno sedere nel Consiglio Permanente dell’ONU con il diritto di “veto’’. Ma non si può allontanare il sospetto che il diverso atteggiamento derivi anche dal fatto che la Cecenia è ai margini dell’Europa, con nessuna importanza strategica ed economica, mentre il Kosovo è sulla linea delle grandi comunicazioni oriente-occidente, con la disponibilità al passaggio - in futuro - delle grandi condotte di petrolio (e già oggi, ahimé, dei flussi della droga).  
   Dovremmo davvero far crescere la richiesta dell’opinione pubblica che spinga il nostro Governo e l’Europa ad esigere che finisca una guerra che uccide e disperde tante migliaia di persone, e che forse abbiamo alimentato con le sovvenzioni elargite con molta fiducia a quel Governo, e che s’arrivi ad accordi, se non per l’indipendenza di quella Repubblica, almeno per una concreta autonomia, che è il minimo di quanto s’è fatto per il Kosovo. Occorre sfatare l’impressione che i diritti dei popoli vengano difesi quando coinvolgono gli interessi delle grandi Nazioni, e vengano invece ignorati quando disturbano la quiete dei potenti!  
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   I lebbrosi sono invece lo scopo della grande missione a cui dedicò la vita Raoul Follereau. Per ricordare i quarant’anni della sua morte l’”Associazione Italiana Amici di R. Follereau’’ - che si dedica all’assistenza sanitaria e sociale dei lebbrosi, ma anche dell’infanzia emarginata, della salute pubblica e della riabilitazione sociale su base comunitaria - ha tenuto a Bellaria di Rimini un Congresso Nazionale, al quale sono stato invitato per la relazione conclusiva su “Anno 2000 - Primavera d’amore?’’.  
   Al convegno s’è fatto il punto sulla situazione dell’associazione e sulle prospettive di eliminazione della lebbra, finalità raggiungibile (basterebbe una piccola parte di quanto si spende per gli armamenti!), se non venissero costantemente ridotte le quote, pur già limitate, di investimenti. Le discussioni si sono poi allargate ai problemi dell’informazione e dell’educazione (il convegno era sponsorizzato anche dall’UCIIM, Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi), ma anche al problema dell’emarginazione della donna in tanta parte del cosiddetto Terzo Mondo, ed a quello del debito che soffoca i Paesi più poveri: un’analisi accurata ha illustrato come questo debito, sia stato prima incoraggiato e poi moltiplicato dai meccanismi finanziari dei Governi dei Paesi più ricchi, che hanno costituito le grandi istituzioni bancarie (Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale) ed infine da essi hanno rilevato il peso di questi debiti, che in pochi anni stan facendo pagare come interessi somme che superano lo stesso capitale ricevuto.  
   Così si è anche evocato il progetto di libero commercio programmato dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (gestita ovviamente dalle grandi Organizzazioni occidentali) e chiamato in gergo M.A.I. (di qui la campagna delle istituzioni al servizio del Terzo Mondo: “Dire mai al M.A.I.!’’) che in realtà bloccherebbe ancor più le limitate possibilità di scambi dei Paesi del Sud del mondo (un po’ come, da noi, il moltiplicarsi dei supermarket praticamente soffoca il piccolo commercio nei negozi minori).  
   Così si è giunti a parlare in generale della cosiddetta “globalizzazione’’ che unisce sempre più l’umanità ma che, sviluppata nella suggestione di una libertà assoluta, favorisce il vantaggio delle nazioni più tecnicizzate e più ricche e delle grandi imprese sovranazionali, che possono così sviluppare il loro potere economico e decisionale emarginando le già deboli risorse della maggioranza dell’umanità. Un’esperta indiana ha documentato la dipendenza e la povertà sempre crescente della maggioranza della popolazione del suo Paese: nella sua regione nell’ultimo anno oltre cinquecento suicidi sono stati determinati da questi meccanismi di sfruttamento!  
   E’ un problema di sopravvivenza e di concreta effettiva libertà, di cui dobbiamo prendere coscienza ed assumere le responsabilità, facendo pressione sui politici e sull’opinione pubblica perché la globalizzazione possa progredire con i controlli dovuti, affinché essa non finisca coll’impoverire, soffocare ed emarginare ancor più la stragrande maggioranza dell’umanità.  
  
+ luigi bettazzi