• Per le strade del mondo 10 settembre 1999
 
 Vietnam, Paese in cammino 

Sono andato ancora una volta in Vietnam. Ho scritto su Avvenire del 17 agosto alcune mie impressioni sul cammino di quella Crtecipazione alla Messa festiva, valutata tra l’ottanta e il novanta per cenhiesa, molto viva e fervente. Basti pensare alla partecipazione alla Messa festiva, valutata tra l’ottanta e il novanta per cento dei fedeli, al fiorire di vocazioni sacerdotali e religiose, alle iniziative catechistiche e devozionali, tra cui particolarmente evidente, nei giorni in cui ero là, l’imminenza della conclusione del secondo centenario del Santuario nazionale della Madonna di La-Vang (presso Huè, nel centro del Paese), avvenuta poi il 15 agosto con la partecipazione di tutti i Vescovi del Viet-nam.  
Sono accusato alle volte di essere “ottimista’’ nelle mie valutazioni. Ed è vero che si può essere “pessimisti’’ se si puntualizzano gli aspetti negativi della situazione (messi in evidenza da chi vede le cose dal di fuori), come la mancanza alle feste mariane del Papa o di un suo Legato, la quota annuale delle Ordinazioni sacerdotali e delle professioni religiose, la proibizione per i sacerdoti stranieri di celebrare in pubblico.  
Ma si può anche attribuire queste limitazioni a tensioni e malintesi, derivanti anche dal dialogo a distanza tra Vaticano e Vietnam per il non gradimento di un Nunzio Apostolico risalente al 1975.  
Ogni volta che incontro autorità governative ribadisco l’assoluta necessità di ristabilire relazioni diplomatiche proprio per una rapida e maggiore intesa. An-che perché in realtà gli incontri che periodicamente gli inviati vaticani hanno col Governo ottengono, sia pure con un po’ di fatica, sia le nomine di Ve-scovi sia altre espressioni di libertà, mentre la vita ecclesiale, senza eccessivi trionfalismi, riesce a svolgersi fruttuosamente.  
Come ho già detto altre volte, è particolarmente efficace la presenza delle suore, che condividono gioiosamente la vita della povera gente e che fioriscono per numero di vocazioni (magari numerose ragazze sostano al piano superiore del Convento in attesa di scendere al piano inferiore nel numero concesso per quell’anno dalle autorità, le quali non possono ignorare questa sosta in attesa), oltreché affollare i corsi di aggiornamento: quest’anno a Città Hochiminh erano oltre ottocento! Sono esse in genere a svolgere anche negli organismi civili i compiti che assolvevano prima nelle loro istituzioni (spesso appunto assorbite dallo Stato o dai Comuni), in particolare a sostegno di handicappati, di cronici o di malati terminali.  
Gli stessi Vescovi non solo possono girare liberamente nelle loro Diocesi e nel Paese, ma vengono a Roma ogni qualvolta sono convocati e girano anche il mondo (l’Arcivescovo di Hochiminh - l’antica Saigon - era appena rientrato da una visita in Usa). In un altro articolo, per “Mosaico di Pace’’ (il periodico di Pax Christi), faccio invece la storia dei miei legami col Vietnam, originati sia dall’amicizia avviata in Concilio con due Vescovi di quella Chiesa, sia dall’Assemblea che Pax Christi italiana organizzò nel 1973 a Torino a sostegno dell’indipendenza dei popoli dell’antica Indocina.  
Dopo il viaggio in Laos-Cambogia-Vietnam nel 1974 sono tornato molte volte, soprattutto in Vietnam, sempre come turista ma accolto con simpatia anche dalle autorità civili, in particolare dall’Ufficio governativo per gli affari religiosi, a cui ho sempre potuto portare auspici e suggerimenti che ritengo non siano stati inutili. Parti-colarmente efficace penso sia stato l’incontro di quest’anno, anche per i buoni uffici dell’Ambasciatore italiano ad Hanoi, che mi ha fatto incontrare un anziano avvocato cattolico, già collaboratore dello “zio Hochiminh’’ (come affettuosamente i Vietnamiti chiamano il loro “Padre della patria’’) e talmente convinto delle mie argomentazioni da offrirsi poi di fare l’interprete nell’incontro ufficiale. Credo che un dialogo amico possa rivelarsi utile non solo per spianare la strada agli incontri ufficiali, ma anche per orientare i politici locali - che sono nazionalisti prima ancora che comunisti - a camminare verso traguardi di una sempre maggiore libertà per una sempre più efficace solidarietà. .  

+luigi bettazzi