| Notizie Flash | Nota politica | Art 3 | Art 4 | Art 5 | Art 6 | Art 7 |
Per le strade del mondo
       
     
          
      Dal Congo…con amore

         Non ero mai stato nel Congo, antica colonia del Belgio, poi chiamata Zaire sotto la lunga dittatura di Mobutu, ora tornata Congo. Ma la caduta di Mobutu non ha portato la pace. Le razzie degli ultimi giorni della dittatura hanno portato l’Uganda e il Ruanda, i due Paesi confinanti all’Est, quindi molto lontani dalla capitale Kinshasa, ad occupare larghi territori per riportare l’ordine. Le truppe di occupazione mantengono ancora oggi questi due territori distaccati dal vertice dell’enorme Paese, e costituiscono per quelle due nazioni uno spazio privilegiato, se non per una futura espansione, almeno per un attuale commercio.
         Nel territorio occupato dalle truppe ugandesi, nel Nord Kivu, v’è la diocesi di Butembo-Beni, gemellata con la diocesi siciliana di Noto, ma ove lavora un sacerdot pinerolese e da cinque anni fa visite periodiche un membro fondatore della Pax Christi italiana, Gianni Novello. Questi, dopo aver frequentato per qualche tempo Taizé, ha aperto in Calabria (a Rossano, provincia di Cosenza) una comunità di preghiera e di accoglienza. Recatosi a Butembo per alcuni corsi di aggiornamento biblico, ha avviato gruppi di spiritualità e di sensibilizzazione alla pace, e ha suggerito al vescovo locale di invitarmi per svolgere qualche attività formativa. Ed è così che, giunto là coll’amico Paolo Ansaldi di Castellamonte, ho predicato un Corso di Esercizi spirituali a quel clero (un’ottantina di sacerdoti, quasi tutti  i disponibili) e una Due giorni per i catechisti e gli animatori pastorali (oltre un centinaio). Ai due gruppi ho commentato le quattro Costituzioni del Consilio, aggiungendo, per gli Esercizi, le meditazioni sull’Apocalisse.
         Ho trovato una grande sete di aggiornamento, con una grande attenzione (e discussioni molto interessanti), ed anche - per gli Esercizi - molto raccoglimento, davvero esemplari. Così come sono stato edificato (e vorrei dire entusiasmato) dalla partecipazione alle Messe - nella Cattedrale come in alcuni villaggi - con canti davvero di tutta l’assemblea, con ritmi seguiti anche da movimenti del corpo, e con tanta gioia: davvero per quella gente la Messa è una festa!
         Forse tanto più perché la liturgia è un momento di speranza in una situazione davvero difficile di guerra... mimetizzata. Le truppe di occupazione (noi eravamo nel territorio confinante con l’Uganda, da cui si arriva dopo dodici ore di viaggio jeep, su strade in Uganda asfaltate, in Congo in terra battuta) si controllano vicendevolmente ma con sortite di bande armate, che assaltano, rubano, spaventano, talora uccidono. Nell’ultima cittadina visitata, ai confini della diocesi - Kanyabayonda - contro i 40.000 abitanti si contano 60.000 rifugiati.
         Le grandi Nazioni dell’Occidente sembrano ignorare una situazione così abnorme, se addirittura non sono loro ad alimentarla in vista dell’influenza politica e degli interessi economici (a cominciare dal commercio delle armi!). Le organizzazioni internazionali che dovrebbero soccorrere gli esuli forzati cominciano oggi ad interessarsene; ma lo stesso PAM (Programma Alimentare Mondiale) ha solo due funzionari per mille chilometri e cinquecentomila persone! Gli esuli sono così per ora tutti sulle spalle della popolazione locale, che  è intimorita e angosciata dalla possibilità di ulteriori scontri armati, di nuove vessazioni, e comunque di assenza di previsioni tranquillizzanti.
         Di fronte al tacere del mondo la Conferenza Episcopale Congolese proprio in quei giorni ha compiuto un gesto significativo nominando come suo Presidente il giovane Cardinale Arcivescovo della capitale e soprattutto come Vicepresidente mons. Kataliko, Arcivescovo di Bukavo, città occupata dai Ruandesi che non gli consentono di restare nella sua sede episcopale; ha voluto allora partecipare agli Esercizi del clero, dal momento che Butembo, oltre che la sua diocesi di origine, era stata anche la sua prima sede episcopale. Il gesto della Conferenza episcopale vuole essere non solo un segno di solidarietà verso il vescovo in esilio, ma anche in qualche modo un appello all’Onu e alle nazioni più potenti perché si facciano promotrici di azioni determinanti per ridare pace e libertà a popolazioni ormai da troppo tempo sotto il peso e l’angoscia della violenza.
       
      + luigi bettazzi
       

     

 | Notizie Flash | Nota politica | Art 3 | Art 4 | Art 5 | Art 6 | Art 7 |