Intervista a Enrico Levati di Mauro Saroglia

IVREA - Numero uno: tutti ad Aviano domenica 6 giugno, per dire con una catena umana che è giunto il momento di far cessare questa guerra tremenda. Numero due: necessità assoluta che la campagna di raccolta fondi - cui finora si è risposto con grande generosità: nei giorni scorsi è stata superata quota 100 milioni - prosegua, perché la situazione della popolazione jugoslava, profughi kosovari come serbi bombardati dalla Nato, è disastrosa e lo sarà ancor più nei prossimi mesi. Numero tre: prepararsi ad accogliere le persone che prossimamente giungeranno nella nostra zona.

Sono le tre priorità elencate dal Comitato di solidarietà - Comitato contro la guerra per bocca del suo responsabile, Enrico Levati. "L’appuntamento di Aviano - dice il medico - è importantissimo. Deve far sentire al governo di D’Alema che la volontà di far cessare questa guerra inutile e dannosa (anche per quelle persone i cui diritti avrebbe preteso di sostenere) è ormai diffusa in amplissimi strati della nostra società. Servono atti coraggiosi, al limite anche unilaterali, il governo deve fare ancor più di quanto ha fatto finora, nella ricerca di una vera e giusta prospettiva di pace. Il Kosovo può trovare garanzie dei diritti di tutti i suoi cittadini attraverso un accordo liberamente sottoscritto dalle parti, che preveda forme di protezione civile e militare, tale da consentire il rientro dei profughi e l’inizio di un cammino di ricostruzione e riconciliazione, che cancelli per sempre la pulizia etnica". Aviano, dove ha sede una base aerea della Nato, è uno dei luoghi simbolo di questa guerra: a circondare il paese con una catena umana ci saranno, tra gli altri, monsignor Bettazzi e don Oreste Benzi, i politici Bertinotti, Bettin, Garavini e Tortorella, padre Nicola Giandomenico dei francescani di Assisi, Ermete Realacci di Legambiente, il musicista Francesco Sinopoli e tantissimi altri. Un pullman partirà anche da Ivrea, sabato 5 giugno a mezzanotte dal piazzale del Sirio. Iscrizioni presso la Caritas, allo 0125.45.654.

Ma, dicevamo, l’impegno del Comitato continua a viaggiare anche sul fronte degli aiuti. "Ci stiamo occupando - prosegue Levati - dell’orfanotrofio ‘Mladost’ (Gioventù) di Kragujevac: in quella città industriale serba, devastata dalla crisi, l’opposizione democratica a Milosevic è piuttosto forte, e aveva vinto le elezioni, anche se è stata boicottata. Noi abbiamo stretti legami con i democratici fin dal 1994, e anche per questo ci vogliamo occupare dell’orfanotrofio: stiamo pensando a forme di adozione a distanza, per intanto ci è stato chiesto di preparare pacchi per ogni singolo bambino ospitato, con scarpe, vestiti, lenzuola, coperte. In più cerchiamo di aiutare la struttura, con materiale da cucina, elettrodomestici, piatti, e altro ancora. Presto partirà il nostro camion per portare gli aiuti. Il secondo passo: in estate due volontari a turno saranno sul posto per occuparsi di animazione e del coordinamento in loco". Coerenza, quindi, con la scelta originaria del Comitato: aiutare tutti, per fare da ponte tra le diverse realtà che vivono nell’area balcanica. E, con un aiuto, potrebbero tornare a convivere, ricostruendo insieme una cultura aperta all’altro che interessi di vario genere hanno voluto far soccombere. Chi volesse continuare a dare una mano al progetto, può effettuare un versamento sul c.c. della Banca Crt di Ivrea numero 2017194/79.

Un ultimo accenno ai profughi che giungeranno in Piemonte. "Siamo pronti - conclude il dottor Levati -, con le strutture a posto per una trentina di persone: molti Comuni, la Provincia, enti religiosi e cittadini si sono mostrati molto sensibili. Qui in Canavese possiamo dire di essere all’avanguardia nella gestione dell’accoglienza. Ora attendiamo che la burocrazia faccia il suo corso, e le persone arrivino...". 
m.s.