La Montagna dell'Anima

Gao Xingjian (estratti)
 



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Realtà



real

(2) Oggi vivi alla giornata, hai seguito con coscienza il percorso necessario a migliorare il tuo sapere, che altro cerchi? Arrivato alla maturità, l’uomo non dovrebbe forse vivere tranquillo, svolgere il proprio lavoro senza darsi troppa pena, occupare una posizione né elevata né bassa, fare il buon marito e il buon padre, vivere in una casa confortevole, lasciar fruttare in banca qualche risparmio per la vecchiaia e magari lasciare, da ultimo, qualcosa agli eredi?

(3) Ma la realtà della vita non coincide con ciò che vedono i nostri occhi e tanto meno basta dire che bisogna raffigurarla in un certo modo. Limitandosi a mettere in un luce una serie di fenomeni che per forza di cose non potevano rispecchiare fedelmente la vita ho deformato, ai loro occhi, la realtà, quindi sono colpevole di aver tradito la verità.
Non so se sto avanzando sulla strada giusta, ora. A ogni modo mi sono affrancato da quel mondo, e ho abbandonato il mio appartamento saturo di fumo delle sigarette e traboccante di libri così opprimenti da togliermi l’aria. Libri che illustrano ogni sorta di verità, dalla storica alla morale, tutte vane. Eppure ne ero prigioniero, mi dibattevo tra le loro maglie come un insetto intrappolato in una ragnatela.

(4) La realtà esiste solo nell’esperienza, o meglio nell’esperienza del singolo individuo, e tuttavia nel momento in cui viene trasmessa ad altri si trasfigura, si fa racconto. E’ impossibile dimostrare ciò che è reale, e in fondo non ce n’è alcun bisogno: lasciamo il compito ai filosofi. Ciò che conta è la vita. Reale sono io, seduto davanti al focolare, in questa stanza annerita di olio e di fumo mentre guardo le fiamme danzare nei suoi occhi. Reale sono io come reali sono le sensazioni che provo in quest’attimo, e che non possono comunicare a nessuno. Fuori i verdi monti sono velati dalla spessa coltre di nebbia che li avvolge e il rapido scrosciare delle acque di un torrente risuona nel tuo cuore. E questo basta.

Uomo (5) «…È l’uomo a far paura, non la natura! La natura ti è molto vicinale entri in sintonia con essa, l’uomo è invece una bestia! Certo, è molto intelligente, capace di inventare di tutto, dalle calunnie ai bambini in provetta, ma poi stermina due, tre specie al giorno. Questo è il paradosso dell’uomo». (6) In realtà l’uomo è un animale: ferito può diventare crudele. Ma ciò che lo terrorizza maggiormente è la follia. Una volta impazzito l’uomo è stritolato dalla sua stessa follia.

Immagina(zione)

(7) L’importante è la sincerità d’animo? La sincerità d’animo determina la riuscita? Il successo dipende solo dalla buona stella, chi è felice non ha bisogno di perseguirlo? Ti può capitare di incappare per mera fortuna in ciò che ti sei dannato a inseguire per tutta la vita senza trovare mai! Significa che questa Rupe dell’Anima non è altro che un pezzo di stupida roccia? Se non è bene dirlo così, come bisogna dirlo allora? Non è bene dirlo vuol dire che non è il caso di dirlo o che non si può dire? Dipende esclusivamente da te. È come la vuoi vedere tu, se immagini che è una bella donna sarà una bella donna. Se nel tuo animo regna il male non vedrai che mostri.

(l')Intorno a se stessi



luce&ombra

(1) Poi ci sono i suoni. Ne hai appena udito uno, difficile da captare, che echeggia dal fondo del tuo cuore, si spande dappertutto, sobbalza un istante, come in punta di piedi, e svanisce dietro le ombre nere dei monti, nel cielo tinteggiato di rosso.

(8) Nella gelida notte di fine autunno tenebre profonde e compatte avviluppano il Caos originario, cielo e terra, alberi e rocce si fondono. Anche la strada è svanita. Non puoi che restare lì, immobile, con il busto leggermente in avanti, a braccia tese a palpare, palpare la nera notte. Qualcosa si muove, non è il vento, sono le tenebre. Alto e basso, destra e sinistra, lontano e vicino sfumano, non c’è ordine, ti fondi nel Caos, percepisci la sagoma di un corpo che non c’è più, ma anch’essa poco a poco sfuma nella tua mente, una luce si fa strada in te, cupa come la fiamma di una candela al buio che illumina ma non dà calore, una luce di ghiaccio che ti riempie il corpo, tracima dalla sagoma, quella sagoma stampata nella tua memoria, chiudi le braccia per preservare la fiamma, la tua coscienze gelida e trasparente, hai bisogno di questa sensazione, la custodisci con cura, …


(10) Ai lati del sentiero è pieno di corbezzoli, ma non è ancora il momento di coglierli, chissà dove ti troverai quando saranno maturi. Sono i corbezzoli ad aspettare gli uomini o gli uomini ad aspettare i corbezzoli? Bella domanda! Può avere tante soluzioni che, andando cercando all’infinito la risposta, i corbezzoli saranno sempre corbezzoli e l’uomo pure. O meglio, i corbezzoli di quest’anno non sono quelli dell’anno prossimo e l’uomo di oggi non è lo stesso di ieri. Il problema è capire qual è quello autentico. Come stabilire i criteri di giudizio? Lascia le questioni metafisiche ai filosofi e bada solo ad andare per la tua strada.

(17) È incredibile la natura. Non mostra solo vivacità e bellezza raffinata capace di mutare in un baleno, crea anche il brutto. A sud della riserva naturale dei mondi Wuyi ho visto un enorme Torrefa grandis decrepito e con il tronco completamente vuoto, ottimo nido per i pitoni. Dal fusto nero metallico spuntava qualche ramo su cui tremolavano ancora foglioline verde scuro. Al tramonto, quando la valle sprofondava nell’oscurità, risaltava nel tenue bambù ancora rischiarato dai raggi del sole. I rami spezzati, neri e putrefatti, si proiettavano in tutte le direzioni, sembrava uno spirito maligno. Ho stampato le foto e ogni volta che le guardo mi gela il cuore, non posso farlo a lungo. Mi rendo conto che fa emergere gli aspetti più bui del mio animo, e ciò mi atterrisce. Davanti al bello o al mostruoso posso solo indietreggiare.

(16) Dissolte le immagini, anche lo spazio si dissolve. Dissolto il suono, anche il linguaggio si dissolve. A mormorare senza voce non si capisce di cosa si parla, sopravvive solo un barlume di desiderio al centro della coscienza Ma quando non riesci più a conservare neanche quello, torni nel Nirvana.

(l')Io (9) Non so se hai mai analizzato quella strana cosa che è l’ego, più la osservi e meno ti riconosci, più lo guardi e più ti appare estraneo, come quando ti sdrai su un prato a fissare le nuvole, prima ti sembra somiglino a un cammello, poi a una donna che si trasforma in vecchio con la barba lunga, ma nemmeno quest’immagine è definitiva, perché le nuove mutano in un batter d’occhio.
[…] Poi mi sono messo ad osservare gli altri e mi sono accorto che quell’odioso ego onnipresente interferiva, non tollerava di non intervenire nella percezione degli altri. Un vero guaio, perché ogni volta che scrutavo gli altri osservavo me stesso…Il problema risiede nella presa di coscienza del mio ego, quel mostro che mi tormenta, che non mi dà requie. Narcisismo, masochismo, arroganza, orgoglio, malinconia, gelosia e odio nascono da lui.
[...] L’ego in realtà è la fonte di tutti i mali dell’uomo. Allora, la cura deve passare attraverso l’annientamento dell’io cosciente?
Buddha insegna: i fenomeni del mondo sono puro inganno, come è puro inganno l’assenza di fenomeni.

l'Altro

(12) Sai che mi limito a parlare a me stesso per alleviare la solitudine. È una solitudine senza speranza, nessuno mi può aiutare, posso solo conversare con me stesso. Nel lungo soliloquio «tu», destinatario del mio racconto, sei solo la mia ombra, l’«io» che si ascolta attentamente.

(15) L’«io» nel «tu» non è altro che il riflesso nello specchio, l’immagine capovolta del fiore nell’acqua. Se non entri nello specchio non riuscirai a tirar fuori nulla. Innamorato invano dell’immagine, non fai che compatirti.

Anima (11) Anima, anima, te la sei spassata, ora torna indietro, presto! A oriente il bambino in blu, a sud il bambino in rosso, a ovest il bambino in bianco ti proteggono, a nord il bambino in nero ti accompagna a casa. Anima smarrita, anima in viaggio non distrarti, il cammino è lungo, tornare a casa non è facile.

Metafisica

(13) Mi sono creato il mio sistema, o meglio una logica, o piuttosto una relazione di causa ed effetto. In questo mondo caotico logiche e sistemi sono stati costruiti dagli uomini per affermarsi, perché non dovrei crearmi anch’io i miei? Così posso rifugiarmi in essi, costruirci la mia esistenza e vivere in pace.
Le mie disgrazie nascono dal fatto che ho risvegliato il dèmone della malasorte «tu», ma «tu» in sé non è foriero di sfortune, provengono da me, dal mio narcisismo, da questo dannato «io» che ama solo se stesso.
Sei «tu» che hai evocato dio e dèmoni, mentre io in origine ne ignoravo l’esistenza, «tu» sei l’incarnazione della mia felicità e della mia disgrazia, quando sparirai anch’essi torneranno nel nulla.
Posso affrancarmi da me stesso solo dopo essermi liberato di te. Ma sono io che ti ho chiamato e ora non possa sbarazzarmene. E se prendessi il tuo posto? In altre parole io sarei la tua ombra e tu il mio corpo: un bel gioco. Se tu, al mio posto, mi ascoltassi attentamente, io sarei l’incarnazione del tuo desiderio, e anche questo sarebbe divertente. Ne scaturirebbe un’altra filosofia, bisognerebbe riscrivere il romanzo daccapo.
Anche la filosofia in fondo è un gioco dell’intelletto. Si situa dove matematica e scienze esatte non arrivano e si dedica alla costruzione di raffinate architetture. Terminata la costruzione, finisce il gioco.
A differenza della filosofia, il romanzo è un prodotto della sensibilità che fonde in una miscela di desideri un sistema di segni arbitrariamente costruito. Quando la miscela si amalgama e genera nuove cellule nasce qualcosa di nuovo. Osservi il prodotto e lo trovi molto più interessante di qualsivoglia gioco dell’intelletto. E come la vita non ha obiettivo.

(14) Non avere una meta è comunque una meta, e cercare è di per sé un obiettivo, al di là del contenuto. La vita non ha uno scopo, è solo un viaggio.

Maschere



maschera

(18) La gente confonde il disprezzo verso le bassezze del mondo con la nobiltà d’animo, senza capire che esso non esime dal cadere nel volgare. Meglio mostrare una mediocrità diretta che combattere il mediocre con il mediocre.

(19) Più profondo appare il detto di Xu Wei: «Il mio volto pubblico è falso: è modellato da altri. Il mio volto privato è autentico: sono io a volerlo». Se la mia personalità pubblica è falsa perché gli altri dovrebbero modellarla? Ma, falsa o meno, deve essere per forza modellata da altri? Quanto al mio autentico volto il problema non è se sia vero o falso, è se proprio io sia in grado di determinarlo.

(24) L'uomo non può sbarazzarsi di questa maschera, è il riflesso del suo .corpo e del suo animo, non può togliersi questa immagine diventata una seconda pelle e avrà sempre quell'espressione di stupore, come non volesse credere che quello è lui. Invece è lui. Non può liberarsi da questa sembianza e ne soffre. Una volta indossata, la maschera diventa parte di chi la indossa, non ha più una propria volontà, oppure se ce l'ha non ha gli strumenti per realizzarla, e preferisce non mostrarla. La maschera dà così l'immagine di un uomo che contempla se stesso, incredulo.
Finale

(20) Le cose avvengono a mia insaputa e c’è sempre un occhio misterioso. Non capendo, posso solo fingere di capire.
Dare a intendere di capire, ma non capire mai.
Nulla mi è chiaro in realtà, nulla io capisco.
E' così.

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Gao Xingjian, La Montagna dell’Anima, 1990 (Ed. BUR)

(1), (2) Cap. 1 - (3), (4) Cap. 2 - (5) Cap. 8 - (6) Cap. 14 - (7) Cap. 15 - (8) Cap. 19 - (9) Cap. 26 - (10) Cap. 42 - (11) Cap. 49 - (12), (13) Cap. 52 - (14) Cap. 57 -  (15), (16) Cap. 58 - (17) Cap. 65  (18) Cap. 70 - (19) Cap. 71  - (20) Cap. 81 - (24) Cap. 24

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