IL PONTE ROMANO DI PIETRALUNGA DI PATERNO
Il ponte
di Pietralunga si collega con la conquista romana
della Sicilia avvenuta con la prima guerra punica per strappare Messina
ai cartaginesi nel 264 a.C. Conquistata lisola si iniziarono le costruzioni
pubbliche e le strade avevano la precedenza. La Sicilia sappiamo che era il
granaio di Roma e trasportare il necessario cereale dallinterno necessitava
di strade ampie e sicure.Il ponte infatti collegava Catania con linterno
attraverso Paternò e Centuripe e poi fino ad Enna.
Antichi
studiosi come Ignazio Paternò Castello accennavano al suddetto ponte già nel
1781 e poi anche il reverendo e compianto Gaetano Savasta
nel suo libro Memorie
storiche della città di Paternò
nel 1905 ; anche se lantico eponimo di coscia del ponte
si richiamava allantico manufatto, per secoli larcata romana
è stata praticamente seppellita dalla rena del fiume e dal silenzio. Il sottoscritto
a seguito delle ricerche superficiali della zona
notò la costruzione abbandonata e seminterrata. Più di una volta resistette
alla tentazione di meglio osservare il torrione di pietre e conci che leggermente
si intravedeva dalla riva del Simeto e quando si decise a toccare con mano di cosa si trattasse rimase quasi incredulo:
Un ponte romano a Paternò. Mi ricordai che tanti anni prima, durante una piena
del fiume, era venuta alla luce sulla sponda destra e quasi attaccata
allattuale margine, una antica strada romana che puntava verso
nord-ovest, verso cioè Centuripe, sfruttando inizialmente la sponda destra del
Simeto. Allinizio non seppi
dare ragione e mi ero convinto per lungo tempo che doveva trattarsi della via
di collegamento allinsediamento greco-romano do Pietralunga sul
mone Castellaccio ma in effetti era unopera troppo impegnativa per il
relativamente piccolo insediamento di quei bassi
monti . Adesso invece tutto era chiaro: le basole di calcare ben squadrate
che sottocosta viaggiavano quasi a confine con il fiume continuavano sulle arcate.
Una strada perciò non a mezza costa ma più bassa e il fatto che sia il ponte
che le basole non sono ora vicini allacqua fanno pensare che il corso
del fiume poteva essere allepoca leggermente spostato a
sinistra.Del rinvenimento feci partecipe il prof. Angelino Consolo che
ne diede notizia sul quotidiano La Sicilia domenica 27 agosto 1989. A seguito
di ciò e anche per linteressamento del gruppo locale di archeologia la
Soprintendenza si mosse e iniziarono finalmente gli scavi.Il ponte giace su
una potente massicciata che fa da base ai piloni e di conseguenza alle arcate.Una
finestra a botte serviva a far defluire eventuali piene e un pronunciato sperone
avanzato serviva da frangiflutti.Mi hanno colpito i conci della volta interna:
poggiano a secco e sono in strati e alcuni in alto sono bugnati all'interno
e presentano un incastro
tipo coda di rondine.Fa contrasto lesatta precisione dei blocchi faccia-vista
con il riempimento a sacco dellinterno; ma questa era una tecnica tipicamente
romana.Il ponte non è eccessivamente alto è questo potrebbe essere stato lerrore
compiuto nella sua costruzione che non ha dato eccessivamente peso ai rari ma
presenti periodi di piena del fiume durante talune
stagioni invernali. Osservando però bene la potenza della struttura sembra
difficile anche se non impossibile - che la forza del fiume
sia stata capace di distruggere le arcate.In questi casi comunque
, una strada ormai costruita pretende una riparazione e non un abbandono
di una simile e ardita costruzione. Piuttosto facile pensare che il ponte ha
subito la distruzione in epoca medievale antica come forma difensiva- passiva
per impedire l'avanzata di eserciti invasori -
tesi che viene avvalorata dallAnsaldi
nelle sue memorie storiche su Centuripe - e che la zona sia stata poi
in un certo senso abbandonata , per la costruzione di un ponte più a
nord di Pietralunga e di conseguenza siano poi caduti in incuria sia il ponte
e che la relativa strada.
Recuperato
il manufatto è giusto e doveroso ora curarne la fruibilità e lo stato di visibilità.Potrebbe
rendersi necessario creare
un itinerario storico e pubblicizzarlo sia alle scuole come ai normali visitatori
stagionali della città.Utile transennare larea e periodicamente darle
una semplice manutenzione per evitare che erbacce e sabbia ricoprano la nostra
oltre bimillenaria coscia di ponte; altrimenti
risulterebbe un lavoro sprecato,
fatto quasi per niente.