Il Mare nel Bosco poesia di Danilo Tomassetti

 

Incontri

La vita è intreccio di storie, casuali conoscenze che modificano i tuoi pensieri, che t’imparano ad amare ciò che prima era a te sconosciuto e quindi inesistente. Anime d’artista o semplicemente uomini e donne.

Percorso d’arte, che affrontò il mare con  “L’Arca dei folli “. Annunzia, Danilo e Nazzareno Tomassetti, seguirono i percorsi  dell’istinto, barba canuta in animo di fanciullo del pastore artista Rocco Spinelli; s’intrecciarono nei sentieri di ragno, colori di Antonella Spinelli e si persero nella lucentezza della carnalità del pittore Guido Rossetti.

Arca che dai venti sospinta approdò, tra palazzi e torri. Moresco(Torre eptagonale ‘92e’93) Offida ( Palazzo Comunale ‘92  Sant’Agostino ) Monsampolo ( Chiostro di San Francesco  ‘92 e ‘93) , Ascoli ( Palazzo dei Capitani del Popolo ’92 e ’95).

Vele gonfie d’alisei, a veleggiare con il favore dei Comuni, Provincia di Ascoli e Regione Marche, che ammirarono l’arte dei folli, premiandoli con il loro patrocinio. In quelle isole di pietra la pittura sposava poesia. Facendosi cultura con mostre come:

“I quattro elementi “, “Sulle Orme di Pan”

e“ Il giardino profumato” dove la leggerezza d’animo di Chiara Spina trasformò in bosco il palazzo dei Capitani.

Solo la musica era assente, la quale si presentò con la grandezza d’animo d’Arnaldo Angellotti, che fece conoscere ai folli le delizie della Cantina dell’Arte di Ripatransone. Un fuoco in volte di mattoni, dove realtà lascia spazio alla fantasia, d’incontri che altrove sembrano impossibili. La piccola Arca restò ammirata da quel maestoso vascello e dal suo Primo capitano Angellotti, il quale di colori spatola la vita come sue sublimi tele.

Dal poema della Cantina:

Gli artefici

Bastimento di vele preziose,

con te amato Primo capitano,

di nave che non teme tempesta,

dalle note sospinta,

aria di Parigi nel fiocco (1)

d’un Narciso nocchiero

ardito nello sfidare nel canto

delle rocce le sirene;

è primavera e il vento ascende,

e toscanaccio di panno velaccio (2)

si gonfia a salire

sulle ruote d’aliseo

              in sentiero di corde

fino a nubi, ove testimone lascia

ad uomo intessuto di montagna, (3)

controvelaccio ardimentoso

alle ghiacce bufere,

belvo di vento ululanti,

che d’insulto, coprirono i canti

di neve, gelando di morte mani,

temerarie duellanti,

nello sforzo tese,

dai pinnacoli lese,

a sfidare cime di cielo

come volo di fregata

a guarda re dalmate torri

di lauro profumate,

d’alta marca bevedere,

Vol tra i Pini    (4)

della città Nova  (5)

dai rocchi di bulino

quale incide, dei piceni il volto, (6)

sulle spumose onde di note,

fluenti come farfalle in fiore,

di Peppino il canto,           (7)

sulla spiaggia a danzare

a Brindisi notte di luna   (8)

all’alba a toccar l’arabesco

di Venezia Ambrati marmi, (9)

e  continuare sul altre rive

a veleggiar sicuri,

ai fuochi dei Focaracci,  (10)

nei mari Navarri, sul Maschio ardenti (11)(12)

di fiamme fontane,

assonanza amiche di vele

che nulla temono

né gelida bora

né insidioso carbino,

e prora va

scivolando sul mare rubino, di sera

nelle calde brezze

d’Aldo e Pericle voce. (13)(14)

 

1) Narciso Parigi, cantante 2) Gino Bartali 3) Achille Compagnoni 4) Valerio Volpini, scrittore 5) Ettore Nova, baritono 6) Arnoldo Ciarrocchi, pittore, incisore attuale presidente della Cantina.

8) il pittore Remo Brindisi 7) Giuseppe Taddei, baritono 9) Ambra Vespasiani, mezzosoprano

10) avv. Luigino Focaracci vice-presidente della Cantina (11 Il direttore d’orchestra spagnolo Navarro. 12) Elisabetta Maschio, direttrice d’orchestra 13) Aldo Sergiacomi, scultore

14) Pericle Fazzini, primo presidente della Cantina dell’Arte di Ripatransone.

Molti di più i personaggi non citati che sono stati o sono soci della Cantina: Annigoni, Del Monaco, Di Stefano, la soprano Pacetti, Gorrieri, gregario di Bartali e molti molti altri.

 

 

La Cantina, il suo fascino e i mille incontri. Tra quelle mura dove sorseggi un bicchiere di vino tra un figaro e Achille che per primo vinse le rocce del K2, un Compagnoni dagli occhi dolci come miele, persi d’amore per sua moglie e per la vita…

 

…Tra bagliori

lampo in vele di navigli,

eterne nevi,

dita nere, quasi ferme…

 

Cantina dove un Franco postino fa teatro con    la sua Cesarina, coinvolgendo nella loro canzone a Gino d’altre vette scalatore:

 

Colomba di pioggia,

ali nella nebbia,

a salire tra faggi

ruota tra raggi

del sole d’Agosto;

nella polvere bagni,

volto di pietra tra pietre,

senza ombre negli occhi,

lucenti di febbre,

a sfidare, delle vette,

 celesti caprioli,

lassù lontani;

al grido, viva Bartali

l’ombra dai piedi alati

s’alza, avanza…

l’urlo, si fonde al tuono,

vento tra neve,

caravella di montagna

a veleggiare nei sentieri

colorati di folla,

a te affettuosa amica,

nel bianco traguardo

abbraccio e pianto,

dell’alloro canto.

 

E fragili occhi di Adriana ,aspettavano  sguardo, del  suo campione d’amore.

 

Si può anche gioire parlando d’arte con amanti della bellezza, Fiorella e Narciso Parigi sono:

 

Violini d’autunno

nelle mie finestre nuvole,

nelle lunghe ore di sera,

viola e verdi di tramonto

piene e morbide

ai passi di mare e sabbia,

nel silenzio senza risacca

voci di barche, ma

parla a me solo la luce,

tra tamerici scogli e gabbiani

tranquilla giornata d’acque

senza timori e pensieri…

Incontri, che non hanno tempo e luogo,

senza nessuna sequenza, fotogrammi

d’una pellicola, montati dal caso, come  riascoltare una canzone: ”Tutte le mamme” e una sera con Lina e Giorgio Consolini…

 

Onda marina,

nelle ginestre di Giugno,

nei gialli e rosa di Ripa alla sera,

Onda marina,

che  dipinge ricordi,

sulla rena questa mattina,

 favola  in canto d’amore.

Storie ad intrecciarsi, come quella volta a Pescara, con Primo e sua moglie, l’artista Nazzarena D’Andrea, la signora della Cantina. Per una mostra assieme, su invito di un maresciallo dei carabinieri loro amico. Fu là che incontrammo la lettrice d’Arte Anna Maria Cirillo, la quale di Annunzia così  scrisse:

 …dal corpo all’anima…

 

… non dimenticherò la conoscenza di Annunzia, come non si possono dimenticare i segreti

turbamenti dell’adolescenza, le calde passionalità dell’esser donna che la sua pittura raccoglie.

E s’amano le sue tele come si amano cose oscure, segretamente, tra l’ombra e l’anima…così come si vive oscuro, l’amore nel nostro corpo di donna.

Non dimenticherò il coraggio intelligente della sua pittura “attiva”. E non dimenticherò mai Lei stessa, per la bellezza e la sua grazia…

 

Cantina, dove ogni arte trova rifugio tra le sue mura. Non poteva essere di certo assente la pittura con due artisti come Nazzarena e Primo. I quali non sono limitati a generare cinque figli, ma hanno portato a Ripatransone molti grandi artisti e le loro opere, alcune delle quali oggi appartengono alla collezione della locale Pinacoteca. Artisti come Annigoni, Brindisi, Montanarini, Greco, Cantatore.

Primo Angellotti è uno straordinario pittore d’invenzione di colore e forme. Con tocchi energici quali imprimono alle sue opere la forza di un’umanità, la quale si legge nei suoi occhi attenti e curiosi. La sua arte ha viaggiato tra Londra e Parigi, ma Ripa è sua anima e vi ha lasciato profonda traccia con il presepio che da grande artista ha vivificato, reso sogno del Natale.

Navighiamo in acque o seguiamo sentieri?

Destino o caso? Come quel pomeriggio che avevamo conosciuto la campagna d’autunno, ma vento suggeriva come in favola al nostro orecchio :

 “Lasciate il ceduo bosco, tornate a Ripa, andate al Barone Rosso”.

Luogo, ove Arte della cucina di Lina aveva accolto, nelle seicentesche mura, il desiderio di Arnaldo d’avere la pittura d’Annunzia a Ripatransone.  Notte sul balcone fiorito, luna in lontananza sul mare e cielo di stelle in una calda giornata di fine Agosto del 1994.

La sera del violino di Dino Cardarelli, e il cembalo di Clementina Perozzi, note che accarezzavano quadri d’Annunzia. Musica, incontro con Arnaldo Angellotti. Non solo conoscitore d’ogni storia del melodramma ma sublime interprete d’arie tenorili. Fascino d’un uomo che riesce a farti percorrere le sconosciute strade dell’emozione.  Dal poema della Cantina dell’Arte:

 

“ Romana d’Arnaldo”

Senza di te in Cantina

sono vuote anche le parole,

le luci si smorzano,

la notte è  incolore

senza stelle né Luna;

braccia deserte ‘e core,

donne senza canto e cruna,

di speranza alcuna;

abbandonate e sole,

te, solo te aspettano,

te che sei l’ironia,

giardini profumati

d’amore, seducente sinfonia

di vetri soffiati,

labbra, di baci alati,

racchiusi in nuvola,

carezza di gabbiano.

Ricordi, ora altre opere e voci tra le pareti,

voce di pittori romani. Conoscemmo l’arte e la gentilezza d’animo di Alfredo Borghini pittore, grafico e saggista e funzionario al ministero della Sovrintendenza Archeologica.  Strane le strade per incontrarsi, da anni lui e sua moglie Vera trascorrevano a Cupra, con i loro amici Mariapia e il pittore Giulio Senzacqua, alcuni giorni di vacanza allo scopo di partecipare alla  mostra estemporanea di Luglio:

 

sottile segno,

magia d’antiche mura

e d’acque fontane, 

venato  colore,

in trasparenza a disegnare

tempo che  lieve scorre

nelle pietre strade.

 

La casa delle sue opere era la galleria

“Forum Interart”, nella vecchia Roma,

a due passi dal foro di Augusto, nell’antico quartiere di Madonna dei Monti, l’antica Suburra romana.  Galleria condotta con mano sicura dalla giornalista Nicolina Bianchi e un uomo dalla facile battuta, ma serio e competente nel suo lavoro come Mario Conti.  Con “ la figura nell’Arte contemporanea” del settembre ’95, Annunzia espone alcune opere alla Forum.

A presentarla è lo stesso Alfredo Borghini,

e un giornalista, dalla voce conosciutissima, poiché lettore del GR2: Augusto Giordano, profondità d’animo come voce sua affascinante di parola. Qualche mese dopo, in quel luogo fu  festa, per una quadri-personale dove esponeva anche Nazzareno Tomassetti e lo stesso Borghini. La presentazione fu opera oratoria dei giornalisti RAI Augusto Giordano e Mario Pinzauti direttore del GR3, da Mara Ferloni, Antonio di Marco, Giuseppe Giannantonio. Non furono, quel giorno, solo parole. La Cantina dell’arte si era mobilitata, Primo collaborò ad accrescere il numero dei giornalisti con il caporedattore di “OGGI” Gianni Melli. Un folto gruppo di Piceni sbarcò  a Roma. Gidava il manipolo dei cantinieri l’avv. Luigi Focaracci, vicepresidente e voce ufficiale della Cantina. Pittura e poesia, l’attrice Tina Marotta lesse alcune mie liriche poetiche che avevo dedicate a tre grandi cantanti il baritono Giuseppe Taddei, la voce di Ripa Ambra Vespasiani e al Baritono Ettore Nova.  Quelle presenze erano dono che ci aveva fatto Arnaldo.

“Peppino” Taddei è simpatia d’un ottantaduenne che stupisce ancora i nostri sensi con l’incanto d’una voce, ancora straordinariamente naturale e brillante. Alla manifestazione era presente Raffaella Baracchi, la quale era più nota, per essere stata miss Italia e moglie di Carmelo Bene, che per le sue ottime qualità d’attrice. Raffaella è donna silenziosa, i suoi occhi velati di malinconia, non potevano che turbare la sensibilità del buon Peppino che per lei accennò un’aria del Falstaff. Avrei voluto che quelle parole fossero

  “romanza” della serenità:

Della colomba volo,

tra le valli del vento,

nell’animo ammiri

vagabondi velieri, navigatori

delle acque lacustri,

nella rosa mattina degli ori;

negli occhi tuoi lustri

trampolieri palustri,

 ciel  di nubi lento,

come l’ansimare dei tuoi respiri;

l’aria di gocce si fa vapore

tenerezza in dita,

carezzevoli amanti nell’ore

di parole sincere,

mai perdute, nelle aspre bufere

d’amaro sentimento,

or lontano vento, dai tuoi sospiri.  

 

Serata incantevole, quella romana, con l’eccezionale duello “napoletano” tra Peppino ed Arnaldo.

Taddei e le piacevolezze dei tanti ricordi, delle molte poesie che ho scritto ascoltando la sua voce, come la “romanza” d’Annunzia:

 

Tenerezza in notte,

nel blu, dei faggi dipinti di Luna,

d’Annunzia luce, tra l’ombra fugace,

come amore fremente,

nuvola, di lucciole

vapore, nei mari fuggente;

vele spensierate e mai sole,

amanti come note tra le viole,

a  guardarsi   senza paura alcuna

dello sguardo altrui assai rapace;

in gocce di sentieri,

nei poggi, dalla rugiada perlati

l’orma dei cavalieri

son desideri, e briglia slegate

di labbra affamate,

d’una voce soave, che mai nessuna

volta, di sospir tace.

 

 Strade che a volte s’incrociano in luoghi spiacevoli, dove la vita appare malata, sangue a dolcificarsi “Sinfonia 41 di Mozart”.

In quelle corsie bianche, trovai un uomo sano finito lì per caso, troppa bontà d’animo colmata dalla gioia del cibo. Pietro ci portò Monteprandone e il delizioso sorriso di sua moglie Paola. Tempo doveva però passare, quelli non erano giorni dell’arte, fu l’inizio della ricerca, incontro con il prof. Libero Bonesso medico dell’animo.  ”Il mare nel bosco”.

 

In Aprile Roma e a Luglio Centobuchi. Una sala da conferenze trasformata, da Chiara Spina, e da me, in avvolgenti acque, a scivolare leggere tra le opere di Nazzareno ed Annunzia; velate da parole, lette dalla ninfa dei poeti dei folli, l’attrice Tina Marotta. Omaggio fu fatto alla memoria d’un pittore della Cantina, Armando Marchegiani, dimenticato nella sua grandezza, con opere della collezione di sua nipote Regina Lizza.

Dante Bartolomei, curioso amante dell’arte dei folli, per una volta, provò il gusto di scendere nell’arena degli artisti, con un’informale ma efficace presentazione. Statue di Nazzareno, volti scolpiti di Medioevo, ricordi come nubi affiorano in cielo, inverno in piazza di Santa Croce a Firenze. Parole di Fortunato, vai a trovare l'amico Mario, quel prof. Bucci che accolse due spauriti militari, senza riserve e spocchia; nel suo studio tra quadri la vertebra del dinosauro e i pesi dei telai. L’amico di caserma li riconobbe, con le lodi di quel maestro, mentre io ascoltavo in silenzio. Poeta, scrittore d’arte e affascinante affrescatore di storia, seduttore dei pensieri che per ore vagano ad ascoltare i suoi racconti, nelle strade che conducono a San Domenico di Fiesole o nell’ombra d’un porticato alla pensione Luciana d’estate. Mario è libertà di pensiero, indipendenza:

 

Colline, degli zoccoli

pezzati, tra pietre

bianche e nere, vagiti;

sauro galoppo,

raggiante, al fioco raggio

d’un inverno,

che assapora primavera.

 

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